Messina Denaro: scoperto il terzo covo. Gli inquirenti vagliano ogni dettaglio nuovo

Matteo Messina Denaro è stato condotto al carcere Le Costarelle a L’Aquila dove sarà detenuto in regime di 41 bis. Emergono nuovi dettagli dalle indagini all’interno del covo del boss. Dal carcere fa sapere che non ha nessuna intenzione di collaborare con lo Stato

di Corinna Pindaro

Trovato un terzo covo. Intanto Matteo Messina Denaro, l’ultimo degli stragisti di Cosa nostra, rimane al supercarcere Le Costarelle a L’Aquila nella notte tarda. Tumore a parte il boss è apparso in buono stato di salute, curato nei minimi dettagli al momento dell’arresto indossava camicia e pantaloni di cintura di pitone, stivaletti di pregio. Immancabili il giaccone e il berretto in pelle. Il boss sconterà la sua pena in regime di 41 bis, in una cella di tre metri per quattro mentre in un’altra cella proseguirà la chemioterapia. Per quanto riguarda, poi, la difesa l’ultimo dei Corleonesi ha scelto sua nipote, l’avvocata Lorenza Guttadauro.

Ma ciò che più colpisce è il freddo sarcasmo con cui Messina Denaro ha risposto a quanti gli hanno chiesto i suoi precedenti per la compilazione della scheda anagrafica: “Fino a stanotte ero incensurato, poi non so che è successo”. Probabilmente il riferimento all’essere incensurato riguarda il fatto che,  a differenza di altri boss come Provenzano o Riina, Messina Denaro prima di ora non era mai stato arrestato neppure da ragazzo.

Dopo l’arresto i Carabinieri dei Ros hanno perquisito il suo ultimo covo a Campobello di  Mazara, ritrovando preservativi, viagra e ricevute di ristoranti che evidenziano come Messina Denaro di fatto conducesse durante la sua latitanza una vita in compagnia. Gli inquirenti, inoltre, hanno rinvenuto la chiave di un’automobile, un’ Alfa Romeo 164, e grazie ad un sistema di intelligenza artificiale sono riusciti a ricostruire gli spostamenti dell’auto. Le immagini mostrano, ad esempio, il boss che entrava ed usciva indisturbato dalla sua abitazione con le buste della spesa.

Il suo prestanome, Andrea Bonafede, del quale il boss esibiva il documento di riconoscimento ha ammesso di aver comprato per Messina Denaro la casa a Mazara. Il vero Bonafede è ora agli arresti con l’accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. Coinvolti nella vicenda risultano, inoltre, il medico Alfonso Tumbarello e il commerciante di olive Giovanni Luppino. Il medico, in particolare, aveva in cura il capomafia e gli prescriveva ricette a nome di Andrea Bonafede, sebbene fosse conscio che non si trattava del vero intestatario dei documenti anche lui paziente del dottore.

Per il trasferimento del detenuto da Palermo a L’Aquila è stato usato un C-130 dell’Aeronautica militare. Le cure per la chemio le gestirà il primario del reparto carcerario a gestione universitaria. Per ragioni di sicurezza non sono previste visite mediche all’esterno. Potrà invece ricevere visite. “Riceverà lo stesso trattamento dei detenuti con patologie sanitarie. Garantiremo il suo diritto alla salute”, ha assicurato il Garante dei detenuti abruzzesi Gianmarco Cifaldi.

Ad ogni modo, Messina Denaro ha immediatamente chiarito al primo colloquio con il procuratore Maurizio De Lucia e l’aggiunto Paolo Guido che non ha intenzione di collaborare con lo Stato.

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