Mussolini, l’ascesa nella serie Sky e la disfatta nell’ultimo libro di Scurati

Gli anni in cui Mussolini prometteva di fare la storia li vedremo presto su Sky. Mentre la storia che spazza via il Duce da ottobre è nelle classifiche delle pagine più lette

L’ascesa in tv, il declino in libreria. Gli anni in cui Mussolini prometteva di fare la storia li vedremo presto su Sky. Mentre la storia che spazza via il Duce da ottobre è nelle classifiche delle pagine più lette. Due epoche segnate dall’iconica “M”,  quella che in copertina apre e chiude l’opera in quattro tempi di Antonio Scurati.

«Mi chiamo Mussolini Benito Amilcare Andrea. Il mio tempo è arrivato». Sguardo dritto al futuro, mento in alto e mani sui fianchi, il capo dei Fasci scandisce solenne le parole. «Ci vedete come bugiardi, buffoni, scandalosi. Può darsi. Può darsi. Ma tutto questo è irrilevante»,  tuona Luca Marinelli che nella serie tv si trasfigura per assumere voce, postura, espressioni e gesti di Mussolini con incredibile efficacia. «Noi siamo il nuovo…La facciamo noi la storia», gli occhi penetranti del Duce rompono la quarta parete e si rivolgono direttamente a chi guarda. Come rivelano i primi trailer usciti in questi giorni, insieme alla data, dell’attesissima serie M. Il figlio del secolo, diretta dal regista britannico Joe Wright e tratta dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati (Bompiani, vincitore del Premio Strega nel 2019). Gli otto episodi saranno trasmessi a partire dal 10 gennaio 2025.

Accolta alla Mostra del cinema di Venezia, lo scorso settembre, come la migliore e più sorprendente opera vista al Lido, la serie in esclusiva su Sky  (e in streaming solo su NOW) ripercorre, come il primo romanzo di Scurati, la nascita del fascismo:  dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919, all’indomani della fine della Prima Guerra Mondiale e sullo sfondo di un Paese in crisi, fino al discorso di Mussolini al Parlamento nel 1925, dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Grande cinema, è stato scritto, per la magistrale interpretazione di Marinelli e non solo (dalla strepitosa Barbara Chichiarelli nei panni de Margherita Sarfatti, l’amante di Mussolini, a Francesco Russo che interpreta Cesare Rossi e Gaetano Bruno, nei panni di Matteotti), per l’accuratezza nella ricostruzione delle atmosfere e degli ambienti, per il ritmo travolgente e la spettacolarità della messinscena e delle sequenze ispirate ai filmati dell’Istituto Luce. Merito del regista inglese  (ha firmato, tra l’altro, Orgoglio e pregiudizioEspiazione e Anna Karenina) e della penna di Stefano Bises e Davide Serino, autori di sceneggiature di alcune serie e film di successo tra cui GomorraEsterno notte e 1992.

«La democrazia è bellissima, ti dà un sacco di libertà, anche quella di distruggerla», minaccia Mussolini/Marinelli, lo sguardo al pubblico e le spalle ai deputati. E così è stato, nel silenzio complice e nella latitanza di quanti hanno permesso a un politico spregiudicato di prendersi un Paese e portarlo, anni dopo, alla disfatta.

Quella raccontata in libreria dal quarto romanzo di Antonio Scurati  dedicato al Duce del fascismo, “M. L’ora del destino” (Bompiani, 672 pagine, 22,80 euro, presentato il 16 ottobre scorso alla Buchmesse di Francoforte).  Sono passati quasi 20 anni da quando il figlio del fabbro di Dovia ha marciato su Roma, poche settimane da quando ha annunciato agli italiani che è arrivata l’ora della guerra. Il libro si apre con l’ultimo volo di Italo Balbo nei cieli di Tobruch, in Libia. E’ il 28 giugno del 1940, l’aereo del gerarca fascista viene abbattuto dai militari italiani.  Un presagio di quel che sarà. Ma lo sguardo del Duce è rivolto altrove, all’appuntamento con la storia: l’Italia fascista cresciuta con la retorica della guerra e della forza adesso è chiamata a dar prova di sé, a realizzare tutti quegli ideali di potenza e prepotenza di cui si è nutrita. Lo sguardo del Duce è ai fronti di battaglia, dove lui già vede il trionfo dei nuovi italiani educati al coraggio e all’orgoglio, e non vede invece l’esercito mal equipaggiato e impreparato che dispone di pochi mezzi e antiquati. Per quasi 20 anni Mussolini aveva parlato di guerra ma non l’aveva preparata.  E continua ad ignorare i tanti segnali che arrivano via via dall’Africa, dai Balcani, dalla Grecia, lasciandosi così travolgere dalla storia che lui voleva fare, come aveva promesso 20 anni prima.

Scurati porta il lettore in battaglia, nel fango e nel deserto, gli fa sentire l’odore del sangue e quello della sconfitta, mostra la verità della guerra: il Paese – in questo caso il dittatore – che fa la guerra senza averne la forza, manda a morire i suoi giovani. Non a combattere, ma a morire.

Dai campi di battaglia alle stanze del potere, dove Scurati racconta con altrettanta potenza la solitudine di Mussolini, il suo smarrimento sempre più grande, i fantasmi e i malanni che lo inseguono. Il Duce, ossessionato da Hitler, ancora convinto di poter bilanciare in Europa le folli ambizioni tedesche, si ritrova a scodinzolare al fianco del Fuhrer e ad assecondarlo senza mai il coraggio di opporsi. La stessa codardia che dimostra la corte del Duce, ministri, generali e gerarchi che non osano contraddire Mussolini, che mentono pur di non smentirlo, che non hanno il coraggio di schierarsi dalla parte della verità e lo accompagnano nella marcia verso la rovina. Lo scrittore tratteggia i ritratti, tra gli altri, del generale Mario Roatta, pianificatore di rappresaglie e capo di un esercito spaventosamente impreparato, di Galeazzo Ciano, assillato dall’idea di dominare il Mediterraneo, di Edda, pronta a unirsi alla Croce rossa per avere la sua prima linea, di Clara Petacci, che stringe tra le braccia un uomo sempre più simile a un’ombra, di Amerigo Dùmini, l’assassino di Matteotti, che ha prosperato ricattando il Duce.

Il quarto capitolo dell’epopea è un libro importante e bellissimo. Da portare nelle scuole e studiare, accanto ai manuali di storia. Tra note, documenti, lettere, in un equilibrio riuscito tra letteratura e archivi, Scurati ci affida una serie di riflessioni e domande. Sull’orrore della guerra, delle menzogne e del silenzio. Abbiamo davvero imparato la lezione?

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