Mutui, all’aumento dei tassi d’interesse corrisponde un aumento dei tassi variabili: oltre il 65%

L’ulteriore aumento dei tassi d’interesse incide negativamente su tutte le forme di prestito personale. La Fabi ha tracciato un resoconto di come in concreto la politica della Bce incide sulle tasche delle famiglie italiane

di Carlo Longo

La notizia dell’ulteriore rialzo dei tassi d’interesse della Bce non potrà non avere ripercussioni su tutti i tipi di investimento. La Fabi (Federazione autonoma bancari)  ha fornito un’analisi approfondita partendo dal presupposto che le famiglie indebitate in Italia sono 6,8 milioni pari al 25% del totale e tra queste 3 milioni e mezzo hanno sulle spalle un mutuo per l’acquisto di una casa.

Nel corso del 2022 abbiamo assistito ad una tendenza di costante incremento dei tassi di interesse da parte della Bce per contenere l’inflazione. E’ chiara però la conseguenza che parallelamente è aumentato il costo del denaro del 3,75%.

Ad oggi per comprare un automobile di 25.000 euro, nel caso si acceda ad un finanziamento decennale e un tasso del 12,7% si spendono oltre 8.200 euro in più ripetto al 2021. Qualora si voglia accedere ad un mutuo con tasso fisso di 200.000 euro di 25 anni la rata mensile si aggirerà sui 1.218 euro in quanto il tasso medio applicato sarà certamente superiore al 5%. Diversamente, per un prestito da 100.000 euro, sempre di 25 anni, la rata mensile al  5% sarà di 597 euro.

Per tutti coloro i quali hanno già acceso un mutuo, se il mutuo è a tasso fisso non vi sarà alcuna differenza mentre qualora il mutuo sia a tasso variabile si è assistito a un rialzo fino al 65%. Il valore complessivo dei mutui per l’acquisto di abitazioni ammontava, a fine febbraio 2023, a 426 miliardi di euro, in crescita di 50 miliardi rispetto a fine 2017 (+13,5%).

Si tenga presente che in Italia sono 3,5 milioni le famiglie che hanno un mutuo su un totale di 6,8 milioni di cittadini che hanno contratto una qualche forma di debito come i prestiti personali oppure il credito al consumo. Per queste forme di finanziamento le banche hanno erogato 235 miliardi di euro,  numero che mostra una tendenza che alla flessione negli ultimi mesi chiaro sintomo della negatività della politica di aumento dei tassi d’ interesse.

“L’ennesimo aumento del costo del denaro da parte della Banca centrale europea rappresenta un altro pesantissimo macigno sui prestiti bancari e sull’intera economia italiana. I rischi sono due: un rallentamento molto forte del mercato immobiliare e dell’edilizia e una riduzione molto evidente degli investimenti delle imprese, che frenerà l’occupazione”, ha commentato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

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