Nomine: Meloni e Salvini guardano a Ferrovie dello Stato. Cattaneo al posto di Ferraris?

Comincia con le FS il valzer delle nomine.  Ritardi e fondi del PNRR al centro di un’attenzione che potrebbe portare ad avvicendamenti anticipati

Luigi Ferraris

di Ennio Bassi

Da Palazzo Chigi sembra già partito il treno delle nomine. Dopo la defenestrazione al Maxxi di Giovanna Melandri, sostituita da Alessandro Giuli, ora si parla appunto di Ferrovie. Da settimane infatti sembra salire sempre di più l’indifferenza del Primo Ministro, Giorgia Meloni, e del Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, uniti nel criticare l’operato di Luigi Ferraris alla guida delle Ferrovie dello Stato. Le ragioni di questo distacco, che sembra appalesarsi ogni giorno di più, sono molteplici. Vediamo cosa non sembra funzionare nel rapporto tra il Governo e il numero 1 delle Ferrovie.

La prima questione è forse la totale indifferenza mostrata da Ferraris verso il dossier ITA, la compagnia aerea erede dell’Alitalia che da anni è croce di ogni governo. Ferraris infatti sembra ancora non aver compreso che da un lato il dossier ITA è centrale anche per questo Governo, dall’altro che a Palazzo Chigi c’è meno calore nei suoi confronti da quando non ci sono più i suoi riferimenti politici. Come si ricorderà, Ferraris, che è certamente un manager di riconosciute capacità, fu nominato in Terna dal Partito Democratico, chiamato dall’ex ministro dell’economia del Governo Renzi, Pier Carlo Padoan, e analogamente arrivò in Ferrovie, dove sulla scrivania di Draghi il suo nome riemerse sull’asse Enrico Letta – Luigi Di Maio, con Daniele Franco esecutore di una decisione che da subito condivise, considerando il manager cresciuto in Enel una risorsa che ha sempre tenuto fede nelle aspettative gestionali riposte dall’ azionista. Per intenderci, Ferraris è considerato un manager rispettoso degli impegni che assume.

Il Presidente del Consiglio e il ministro delle Infrastrutture sembrano però guardare a Ferraris in modo diverso. Oltre alla questione ITA c’è il delicato tema dei ritardi nella realizzazione degli investimenti discendenti dal PNRR. Matteo Salvini lo ha detto fuor di metafora: “Per quanto riguarda gli interventi ferroviari si registrano numerosi ritardi – ha detto il Ministro – per esempio sull’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria non è stato ancora definito con i territori il tracciato del percorso”. Salvini ha anche aggiunto che “il raddoppio della linea ferroviaria Roma-Pescara porta con sé molte criticità sia economiche che di fattibilità”.

E questa dei ritardi è una questione che risaliva già a prima delle elezioni. Nella Relazione sullo stato di attuazione del PNRR trasmessa al Parlamento lo scorso 31 agosto si leggeva che l’Italia ha speso nei primi nove mesi dell’anno il 6% dei fondi del Pnrr: 11,7 miliardi su 191,5 miliardi totali del Piano Ue. In una tabella della Relazione si dettagliavano anche le linee di intervento, spiegando che si va da un massimo di 3,6 miliardi in infrastrutture e trasporti a 128 milioni per la digitalizzazione. Insomma, pochissimo. Tant’è che già allora Meloni denunciò pubblicamente la vicenda dando vita ad uno scontro con l’allora Premier Mario Draghi.

Tuttavia queste potrebbero anche essere questioni superabili e poi c’è il tema oggettivo degli aumenti delle materie prime che ha certamente avuto impatto sui cantieri. Le stesse Ferrovie per altro hanno minimizzato i ritardi evidenziati facendo intendere che tutto può ancora essere messo a regime. Allora forse il dato di maggior rilievo è quello politico. Le Ferrovie dello Stato dovranno gestire la fetta più importante dei fondi derivanti dal PNRR e così appare inevitabile che questa azienda sia al centro delle attenzioni del Governo. Senza contare che tra un mese partirà il gran valzer delle nomine pubbliche dove questa maggioranza vorrà naturalmente dire la sua.

Non a caso proprio su Ferrovie cominciano già a girare ipotesi di cambiamento. Le più accreditate sono tre: insediare da subito al vertice di Ferrovie Flavio Cattaneo, che è storicamente vicino al centrodestra e che ha oggettivamente fatto bene nel gestire la società concorrente di Ferrovie, vale a dire NTV, puntare su un manager stimato in uscita da Tim come Stefano Siragusa oppure promuovere dall’interno il giovane direttore delle strategie Fabrizio Favara, da sempre vicino al centrodestra. Insomma, è una partita apertissima che forse al momento testimonia soltanto che il gioco delle nomine, da sempre strategico per la politica, è già cominciato.

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