Occorre muoversi verso la rivoluzione energetica, la lettera di quattro esperti a Mario Draghi

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rivoluzione-energeticadi Carlo Longo

Investire sulle rinnovabili non è più prorogabile. Gli obiettivi europei previsti per il 2030 parlano chiaramente, sarà necessario incrementare di quattro volte il fotovoltaico e più del doppio l’eolico. Occorre che le competenze proprie delle università, dei centri di ricerca e dei laboratori siano sfruttate al meglio al fine di costituire filiere di produzione energetica, radicate sul territorio italiano. L’idrogeno verde deve divenire il sistema di accumulo di lungo periodo per poter stabilizzare il sistema elettrico, divenendo anche la soluzione per i mezzi di trasporto pesante a grandi distanze. Le reti di distribuzione devono trasformarsi e divenire sempre più smart così da ampliare la gamma di servizi offerti e implementare loro efficienza.

Quattro esperti del settore energetico, tre docenti universitari e il direttore scientifico del Kyoto Club, hanno fatto proprie le istanze legate alla necessaria transizione energetica e- secondo quanto riporta Huffpost- hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Gianni Mattioli, Massimo Scalia, Vincenzo Naso e Gianni Silvestrini chiedono di “fare nuovi e diversi passi in avanti, convinti che la ‘rivoluzione energetica’, il cui inizio fu segnalato dal rapporto Saint-Geours alla CEE (1979), possa essere il cardine per ogni politica economica, industriale e sociale che voglia realizzare gli obiettivi di Next Generation EU. Si tratta di varare con urgenza le politiche contro quella che anche la presidente von der Leyen ha ricordato essere la minaccia più grande: il cambiamento climatico”. Gli autori della lettera, dall’ indubbia professionalità, già quarant’anni fa con grande lungimiranza hanno ipotizzato ciò che oggi si appresta a divenire realtà: niente nucleare e niente carbone, il gas naturale utilizzato come il meno inquinante tra i combustibili fossili e largo spazio all’utilizzo di energie rinnovabili.

Si ricordi che perché l’Italia rispetti gli impegni assunti a Bruxelles, inerenti una riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2050, oltre ⅔ del fabbisogno energetico italiano dovrà essere assicurato con fonti rinnovabili. Dovranno quindi essere moltiplicati gli impianti, occorrerà generare l’idrogeno verde, bisognerà predisporre un sistema di accumulo efficiente. Per realizzare tutti questi obiettivi, d’altra parte, si necessita di uno speculare adeguamento della legislazione mediante la predisposizione di procedure agili e snelle che siano capaci di far fronte alle esigenze della rivoluzione energetica e, al contempo, favoriscano spinte occupazionali.

I firmatari della lettera indirizzata al Presidente del Consiglio indicano la via per raggiungere i traguardi auspicati:  “evitare gli investimenti sul gas naturale che ha assolto al suo compito nella lunga fase di transizione che abbiamo vissuto. Oggi la ‘necessità’ del suo utilizzo diventa un alibi per coloro che vogliono mantenere il Paese nell’economia e nella cultura ‘fossile’. Come sta facendo l’Eni in particolare con l’insistenza sul carbon capture and storage, a Ravenna, per produrre idrogeno dal metano invece che dalle rinnovabili”.

Nella lettera non si tralascia la ferma critica al nucleare di cui si scrive: “Doveva riprodurre ‘il Sole sulla Terra’ per fornire una fonte inesauribile d’energia. Ma quella fonte ce l’abbiamo già ora: è il mix di rinnovabili che dà apporti sempre crescenti al fabbisogno energetico mondiale. E con prezzi che battono 10 a 1 il nucleare in costruzione”.