di Mario Tosetti
“Se dovesse essere confermata al Consiglio dei ministri la scelta di Quota 102 sulle pensioni, la Uil non ci sta ed è pronta se necessario a scendere in piazza”, aveva detto il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, aggiungendo: “Sabato ci vedremo coni colleghi di Cgil e Cisl e valuteremo quali strumenti di mobilitazione mettere insieme sapendo che, siccome è una discussione che durerà all’interno delle Camere un mese, dovremmo avere la forza di fare pressione, mobilitazioni per un mese e un giorno in più di quanto dura la discussione, per convincere il Parlamento a cambiare le scelte che ha assunto”.
Con la manovra è stata, di fatto, confermata l’intenzione, di introdurre Quota 102 per il 2022 con l’uscita a 64 anni con 38 di contributi. Draghi ha, comunque, intrapreso una via di confronto con i sindacati impegnandosi a gennaio a formulare, in accordo con le parti sociali, una riforma organica del settore pensionistico. Nelle intenzioni del Premier vi è l’apertura di un tavolo per rivedere la legge Fornero, che garantisca maggiore flessibilità. La Manovra ha, inoltre mantenuto l’ Opzione donna, misura che inizialmente doveva essere soppressa, ed allargato ad altre categorie di lavoratori l’accesso all’Ape Sociale.
Se Mario Draghi con la Manovra ha scelto la via della mediazione i sindacati hanno le idee chiare. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto una “riforma vera” delle pensioni che incida sulla materia in maniera organica, non interventi “sperimentali o temporanei” come Quota 100. Già sette mesi fa i sindacati hanno presentato al governo una piattaforma unitaria, in cui si chiede maggiore flessibilità in uscita e si punta alla tutela dei giovani che rischiano di trovarsi senza pensioni “dignitose”. I sindacati si sono detti fermamente convinti ì che lo ‘scalone’ vada evitato ma non attraverso il ricorso a quota 102 e 104 che, tra il 2022 e il 2023, coinvolgerebbe solo 10 mila persone.
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