di Emilia Morelli
Il prezzo del petrolio ha raggiunto il record più alto degli ultimi sette anni con un valore di 90 dollari al barile. In particolare il greggio Brent scambia a 88,10 dollari al barile, con un rialzo dell’1,06% e la quotazione WTI a 86,38 dollari al barile con +0,39%. L’innalzamento del prezzo è scaturito sia dalla scarsa offerta che dalle tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente che determinano forte instabilità.
Il petrolio Brent ha così raggiunto il suo picco in termini di prezzo dopo che le stime del settore hanno calcolato un pareggio delle scorte americane e il rialzo dei mercati azionari. Nel dettaglio l’American Petroleum Institute ha calcolato essere in atto una forte diminuzione delle scorte statunitensi con un calo settimanale di 875.000 barili, evidenziando un dato che, se confermato dal governo, metterebbe in luce l’ottavo ribasso delle scorte disponibili in sole nove settimane. A fronte di questo calo continuano a salire la domanda e il prezzo del greggio. Non solo, secondo la previsione di Goldman Sachs il prezzo del petrolio è destinato a raggiungere i 100 dollari al barile nel corso del 2022.
L’aumento del prezzo, peraltro, risente da un lato della crisi in Ucraina che ha condotto, da ultimo, il presidente USA, Joe Biden, a minacciare sanzioni personali contro il presidente Vladimir Putin qualora la Russia sferri un attacco contro Kiev: un eventuale conflitto determinerebbe grandi rischi per i mercati finanziari oltre che problemi di approvvigionamento delle fonti energetiche, come il gas e il greggio, anche se nelle previsioni di Goldman Sachs non dovrebbero essere tali da determinare interruzioni nelle forniture. Dall’altro lato il movimento Houthi yemenita ha lanciato un attacco missilistico contro una base degli Emirati Arabi Uniti e una guerra nello Yemen, che vede coinvolte in prima persona nazioni esportatrici di petrolio, quasi certamente condurrebbe ad azioni ritorsive volte a bloccare l’esportazione dell’oro nero.
A pagare le spese restano, comunque, i consumatori. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha calcolato che: “in una sola settimana il rincaro per un pieno di carburante da 50 litri è di oltre 1 euro, 1 euro e 22 cent per la benzina e 1 euro e 35 cent per il gasolio. In meno di un mese, dall’inizio dell’anno, un litro di benzina è aumentato di quasi 6 cent (5,90), pari a 2 euro e 95 cent a pieno, il gasolio di oltre 6 cent (6,18), equivalenti a 3 euro e 9 cent per un rifornimento, pari a 74 euro su base annua”.
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