Pirateria online, 45 indagati per frode informatica in tutta Italia

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di Carlo Longo

pirateria-online-45-indagatiQuarantacinque indagati per frode informatica ed un giro di affari di molti milioni di euro. Sequestrati materiale informatico, server e dispositivi illegali che erano gli strumenti necessari alle attività di diffusione dello streaming, con oltre 1.500.000 di utenti abbonati illegalmente. Tutte queste attività hanno condotto al crollo dell’ 80% del flusso illegale di IP Tv in Italia.

I reati contestati sono associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di accesso abusivo a sistema informatico protetto da misure di sicurezza, di  frode informatica aggravata dall’ingente danno arrecato, e di abusiva riproduzione e diffusione a mezzo Internet di opere protette dal diritto di autore e opere dell’ingegno. 

Le perquisizioni con annesso sequestro, finalizzate al contrasto del fenomeno delle IP TV illegali, sono avvenute contemporaneamente in diverse città italiane richiedendo l’impiego di 200 specialisti provenienti da 11 Compartimenti regionali della Polizia Postale di Catania, Palermo, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Ancona, Roma, Cagliari, Milano, Firenze, Venezia che in 18 province hanno smantellato la complessa infrastruttura criminale, sia sotto il profilo organizzativo che tecnologico. 

Dalle indagini è emersa la presenza su Telegram, in vari social network e in diversi siti di bot, canali, gruppi, account, forum, blog e profili che pubblicizzavano la vendita, sul territorio nazionale, di accessi per lo streaming illegale di contenuti a pagamento tramite IPTV delle più note piattaforme. L’apparato  “centrale” di diffusione dello streaming  gestiva circa l’80% del flusso illegale IPTV in Italia, è stata individuata, disattivata e sequestrata a Messina.     

La Procura Distrettuale di Catania ha coordinato le indagini, durate diversi mesi, in materia di pirateria audiovisiva finalizzate al contrasto del fenomeno delle IP TV illegali, delegate alla Polizia postale e delle Comunicazioni che aveva segnalato l’esistenza di una complessa infrastruttura tecnologica operante a livello nazionale e responsabile della diffusione via Internet, attraverso numerosi siti, del segnale illegalmente captato di numerose piattaforme di contenuti televisivi a pagamento (Sky; DAZN; Mediaset; Netflix etc.).  

Lo studio tecnico informatico della diffusione dei segnali in streaming effettuato dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania con il coordinamento del Servizio polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma ha consentito di individuare le sorgenti dalle quali viene distribuito il segnale piratato.   Il Pubblico ministero titolare delle indagini, di competenza del gruppo di lavoro specializzato in materia di reati informatici ha contestato ai 45 indagati il delitto di associazione a delinquere finalizzato alla commissione dei delitti di accesso abusivo a sistema informatico protetto da misure di sicurezza, di frode informatica aggravata dall’ingente danno arrecato e di abusiva riproduzione e diffusione a mezzo Internet di opere protette dal diritto di autore e opere dell’ingegno.      

A Messina è stata individuata la centrale operativa, dalla sua disattivazione e sequestro si è potuto constatare che essa gestiva circa l’80% del flusso illegale IPTV in Italia. L’organizzazione criminale era fondata su uno schema piramidale in cui erano coinvolti diversi soggetti, la cui identità rimaneva sconosciuta agli altri membri pur essendo legati da uno stabile sodalizio. Nel dettaglio, i contenuti protetti da copyright vengono, dapprima venivano acquistati lecitamente, come segnale digitale, dai vertici dell’organizzazione, denominati “Sorgenti” e, successivamente, attraverso la predisposizione di una complessa infrastruttura tecnica ed organizzativa, erano trasformati in dati informatici e convogliati in flussi audio/video, trasmessi attraverso una fitta intelaiatura criminale ad una rete capillare di rivenditori ed utenti finali, dotati di connessione internet domestica ed apparecchiature idonee alla ricezione (l’ormai noto “Pezzotto”).

Le complesse indagini investigative sono state compiute attraverso analisi informatiche, documentali, riscontri bancari e servizi di osservazione ed appostamento. Nelle abitazioni di alcuni degli indagati è stato sequestrato denaro in contante per decine di migliaia di euro ritenuto provento dell’attività illecita.

 

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