Pnrr, 45 obiettivi da raggiungere entro Giugno per la seconda tranche da 24,13 miliardi

di Emilia Morelli

Il Governo affronta il dossier relativo al Pnrr nella fase finale del Cdm del 2 febbraio. In particolare l’attenzione del vertice si è focalizzata sui 45 obiettivi del primo semestre, di cui ad oggi ne risultano raggiunti  tre, per i quali sono a disposizione 24,13 miliardi a cui se ne aggiungeranno 21,85 per i 55 obiettivi da conseguire entro il 31 dicembre 2022.

Per adesso è stato “valutato positivamente lo stato di attuazione degli investimenti e delle riforme di competenza dei Ministeri coinvolti”, secondo quanto riferiscono da Palazzo Chigi. Un risultato giudicato soddisfacente, considerato che mancano ancora cinque mesi alla scadenza del 30 giugno. Anche se ci sono obiettivi, progetti e riforme che vanno sviluppati per quest’anno e implementati per i prossimi, altrimenti non sarà possibile completarli in tempo. A cominciare dai decreti attuativi delle riforme della Pubblica Amministrazione e dallo smaltimento dell’arretrato dei tribunali.

E’ evidente che i singoli ministeri non possono permettersi di perdere tempo, pena la perdita dei fondi del Pnrr che potrebbe avere conseguenze disastrose. Durante il Consiglio Draghi ha ascoltato le difficoltà in cui sono incorsi i ministri che lamentano soprattutto la lentezza della burocrazia, tra cui ad esempio le intempestive risposte fornite dalla Corte dei Conti. Per far fronte alla necessità di procedere con più rapidità nel corso del Cdm si è ritenuto probabile un necessario intervento del Governo con un nuovo decreto semplificazioni che consenta di accelerare alcuni passaggi.

Tra gli obiettivi del primo semestre ci sono la spending rewiew e la riforma dell’amministrazione fiscale a carico del Mef. La revisione della spesa pubblica dovrebbe già essere operativa dal 2023 e contenere risparmi tali da determinare notevoli tagli delle imposte. E’ necessario, quindi, entro giugno, fissare gli obiettivi di risparmio della spending review per gli anni 2023-2025, anche per finanziare una riforma fiscale o riforme della spesa pubblica pro-crescita, adottare un programma nazionale per la gestione dei rifiuti, ma anche riformare l’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale. La maggior parte sono obiettivi ambientali, in capo al ministero della transizione ecologica, ma sono coinvolti tra gli altri anche Cultura, Mise, Mims, Istruzione, Mef, Interno.

Al momento, comunque, la situazione non sembra preoccupare il Governo e prevale la soddisfazione per il bilancio realizzato nel primo anno di applicazione del Piano. Nel dettaglio al 31 gennaio 2022 sono stati emanati  113 bandi e avvisi per 27,86 miliardi. Ma nell’agenda, che include target precisi e il rispetto di standard come quello di inclusione su cui vigilerà il ministro Stefani, ci sono questioni che potrebbero far esplodere nuovi contrasti nella maggioranza: dalla riforma della sanità territoriale, alle regole sui rifiuti, alle nuove carriere degli insegnanti, solo per citarne qualcuna.

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