“Political Currency” di Edoardo Marcenaro: dove l’arte incontro la politica e l’economia

di Ennio Bassi

Per meglio comprendere il valore curatoriale e l’originalità del vasto e accurato lavoro realizzato nel giro di pochi anni da Edoardo Marcenaro occorre partire dall’inizio, vale a dire dal titolo di questa collezione: Political Currency. Che cosa si intende esattamente con questo parole?  L’interpretazione autentica è sempre la migliore: “In queste parole – spiega Marcenaro – risiede in qualche modo il tentativo di far vedere con occhi diversi il sistema politico, procedendo attraverso il superamento della stretta logica dei contanti per affacciarsi a quella del soft power e della creatività. Abbiamo tentato di dare alla carta moneta, che spesso rappresenta anche platealmente  la politica, un valore simbolico ulteriore rispetto al suo significato classico di strumento politico, economico e persino militare”.

Del resto in inglese – spiega ancora Marcenaro – “currency” significa semplicemente valuta. La mia ricerca curatoriale è partita da qui per poi, attraverso il coinvolgimento di grandi artisti come ad esempio Pistoletto,  dare alle valute significati diversi, per l’appunto politici. Il risultato è stato quello di avere invitato grandi talenti del mondo dell’arte a dare una loro interpretazione sia di certi personaggi storici, da Mandela a Ghandi dalla Regina Elisabetta a George Washington, sia della vicenda politica ed economica dei loro tempi“.

Le bellissime banconote, utilizzate come tele e  rilavorate da grandi artisti,  rappresentano dunque il combinato tra politica e arte, l’interfaccia ironico tra finanza e creatività satirica.  Un lavoro originale raccolto nel catalogo a cura di Marcenaro ed edito da Inside Art, che in copertina esibisce il pensiero fondante la poetica di un maestro come Michelangelo Pistoletto, cioè il simbolo del Terzo Paradiso, per dimostrare appunto come l’arte possa essere un elemento di connessione tra realtà molto diverse tra loro.

Le banconote di “Political Currency diventano così opere d’arte grazie a quindici veri e propri “artivisti”, artisti il cui lavoro non si limita a un messaggio artistico ed estetico ma va oltre, tendendo a dimostrare come l’arte, intesa come linguaggio e strumento di riflessione, possa e debba sempre di più fare parte integrante del nostro modo di vivere la comunità.

Luigi Anchisi, Lewis Bannister, Jim Costanzo, Alessio Deli, Piotr Hanzelewicz, Peter Hide, Julia Justo, Hayden Kays, Emanuela Lena, Maupal, Consuelo Mura, Alessia Nardi, Marco Petrella e Michelangelo Pistoletto hanno accettato ai tempi del Covid la provocazione di Marcenaro ispirata alle opere realizzate sul denaro negli anni 60 da Andy Warhol e Joseph Beuys e più recentemente da Banksy e Obey, il tutto come se fosse un gioco, un momento di spensieratezza in un periodo di crisi non solo politica e finanziaria ma anche sanitaria.

Gioco che non necessariamente significa leggerezza, come dimostrano le parole degli artisti nel descrivere le loro opere in catalogo. Il gioco nella cultura dell’evasione dell’homo ludens di Johan Huizinga, che costruisce un mondo ideale, “un regno dei sogni”, in cui il gioco è proprio un fenomeno culturale di cui fanno parte non solo filosofia, arte, musica, poesia e sport, ma anche diritto e giustizia, relazioni tra Stati e guerra, fino ad arrivare a commercio ed economia.

Edoardo Marcenaro

E il passaggio dall’economia al denaro è immediato: il denaro simbolo della finanza, che quando ha personaggi politici in effigie diventa altresì simbolo del sistema politico.

Un valore non in contanti del soft power” riprodotto su denaro attraverso i ritratti rivisitati dei personaggi politici più potenti: sembra essere un vero e proprio ossimoro, ma l’arte è libertà e nell’arte tutto è permesso, specie per dare un messaggio che vada oltre l’aspetto puramente estetico nel momento in cui si integra nel contesto sociale diventando arte partecipativa.

 

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