Poste Italiane, privatizzazione: la quota di azioni in vendita non sarà inferiore al 35%

 La cessione di una seconda parte delle azioni di Poste Italiane sul mercato prende forma con l’approvazione di un decreto del Consiglio dei ministri, che ora attende il parere del Parlamento. La cessione sarà aperta sia agli investitori istituzionali che ai risparmiatori e dipendenti, potendo essere effettuata anche in fasi differenti

Il cammino verso la vendita di una nuova tranche di Poste Italiane fa un altro significativo passo avanti. Il decreto annunciato lo scorso 25 gennaio dalla presidenza del Consiglio dei ministri è ora nelle mani delle commissioni parlamentari per l’approvazione. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aveva anticipato qualche dettaglio sulla cessione e sulla quota destinata al mercato. Il decreto conferma che la partecipazione statale nel capitale di Poste Italiane, veicolata anche tramite società legate al ministero dell’economia e delle finanze, non cadrà sotto il 35%.

L’opzione favorita prevede la vendita della quota a risparmiatori, impiegati di Poste Italiane e investitori istituzionali. L’offerta al largo mercato riguarderà quindi sia il retail che le istituzioni. La vendita potrebbe essere organizzata in più tappe e potrebbe includere offerte pubbliche di vendita rivolte a risparmiatori italiani (compresi i dipendenti di Poste Italiane) e a investitori istituzionali italiani e stranieri, oppure essere condotta attraverso la vendita diretta sul mercato. Lo Stato potrebbe anche optare per una vendita affrettata riservata esclusivamente a investitori istituzionali.

In genere, nelle offerte pubbliche di vendita, circa il 30% del totale delle azioni vendute è riservato a risparmiatori e dipendenti. Pertanto, considerando la cessione del 29% del capitale di Poste Italiane, corrispondente a circa 5 miliardi di euro al valore attuale, si stima che una quota di 1,5 miliardi di euro sarà destinata a questa categoria di investitori.

Il documento prevede anche delle misure di incentivazione per gli investitori al dettaglio, che potrebbero beneficiare di offerte o prezzo riservati, o di modalità di finanziamento dedicate. Per i dipendenti potrebbero essere previsti lotti a un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato.

Nonostante l’avanzamento nel processo legislativo, è improbabile che l’offerta pubblica di vendita possa essere organizzata entro la primavera. Più probabile una realizzazione in autunno della cessione di un ulteriore 29% di Poste Italiane (di cui MEF e Cdp detengono poco meno del 65%).

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati