Rassegna stampa 2 aprile

LEONARDO

Raddoppiare. Rilevare, riconoscere, reagire: è richiesta la competenza di Hensoldt. Il direttore uscente Thomas Müller ha impiegato meno di sette anni per trasformare l’ex affiliata di Airbus in un gruppo MDax in rapida crescita. Ora il 65enne si dimette. Ha trovato il suo successore nel concorrente Thales. Con Oliver Dörre Hensoldt ha firmato il “candidato ideale”, ha detto Müller. I due gestiscono ufficiosamente l’azienda in tandem da gennaio. E anche Dörre si vede nel posto giusto. Quando entrò in carica, il tenente colonnello della riserva spiegò che “non aveva dubbi” sul fatto che Hensoldt avrebbe continuato la storia di successo dell’azienda su “fondamenta solide”. Dörre, 54 anni, sta infatti portando avanti una storia di successo con Hensoldt. Quasi nessun’altra azienda tedesca della difesa cresce così rapidamente come lo specialista dei radar di Ottobrunn vicino a Monaco. L’azienda assume almeno 500 nuovi dipendenti ogni anno; ora 8.500 persone lavorano per il gruppo tecnologico. I radar Hensoldt non si trovano solo sulle corvette e sugli Eurofighter della Bundeswehr, ma sono anche una componente centrale della difesa aerea ucraina nella guerra contro la Russia. L’elevata precisione della difesa aerea in Ucraina e la mancanza di tali sistemi nei paesi della NATO garantiscono una domanda elevata.
Markus Fasse su Handelsblatt

Rheinmetall. Il capo del più grande appaltatore militare tedesco Rheinmetall ha esortato i Paesi europei ad abbandonare la loro preferenza per i campioni nazionali e a costruire gruppi di difesa più grandi e specializzati per competere con i rivali statunitensi. Armin Papperger ha anche affermato che se l’Europa vuole una collaborazione più stretta nel campo della difesa, i Paesi devono specializzarsi in diversi tipi di tecnologia militare. “Non ha molto senso se, ad esempio, scegliamo la seconda o la terza migliore tecnologia perché una nazione la vuole” per motivi nazionalistici, ha affermato.
Patricia Nilsson su Financial Times

Nuovi ordini. Nell’unità di comando e controllo del sistema di difesa aerea Skynex che Rheinmetall Italia ha costruito nello stabilimento di Roma e che invierà via aereo al fronte, tramite un passaggio logistico a una base Nato in Polonia, si prepara la seconda consegna, dopo quella di fine 2023: fa parte della commessa da 200 milioni che l’azienda ha ottenuto dal governo tedesco per mandare a quello ucraino due sistemi di difesa aerea completi composti da 4 cannoni da 35 mm dotati di proiettili airburst, un brevetto Rheinmetall, un mezzo di comando e controllo dotato di algoritmi di IA, e un radar, caricati su 6 camion. Gli ultimi pezzi saranno spediti a settembre. L’ordine è il primo, ma altri tre sono potenzialmente in fase di chiusura per un valore complessivo di 500 milioni, sempre con il governo tedesco, sempre legati ad aiuti militari all’Ucraina.
Sara Deganello su Sole 24 Ore

Droni spia a terra col maltempo. La flotta britannica di droni Watchkeeper fatica a funzionare in caso di maltempo e nessuno è in funzione, nonostante sia costato circa 5 milioni di sterline ciascuno. I droni spia sono stati modificati in modo così estensivo, con quasi 2.000 requisiti di sistema aggiuntivi richiesti, che sono diventati troppo pesanti, contribuendo a rendere il programma complessivo un “disastro senza attenuanti”, ha dichiarato un parlamentare. Otto sono stati cancellati per un costo di 40 milioni di sterline. Nel frattempo, il drone Hermes 450 di Israele, su cui si basa il Watchkeeper, ha svolto un ruolo chiave nelle operazioni antiterrorismo del Paese.
Larisa Brown su Times

Guerra di droni. L’ex comandante in capo dell’Ucraina, Valeriy Zalushny, ha affermato mesi fa che solo le innovazioni tecnologiche potrebbero volgere questa guerra a favore dell’Ucraina. Siamo in una guerra tecnologica. Stiamo vedendo che ciò che sta accadendo si è trasformato in una guerra dei droni. I droni stanno già parzialmente sostituendo l’artiglieria. Vediamo come i droni da ricognizione possono aiutare a modellare l’attacco o contrastarlo. Quindi è abbastanza chiaro: la situazione sul campo di battaglia e l’esito di questa guerra dipendono dallo sviluppo tecnologico. Da diverse settimane l’Ucraina attacca le raffinerie di petrolio e altri obiettivi in Russia con i droni. Recentemente ho affermato che l’Ucraina ha decuplicato la produzione di droni a lungo raggio rispetto allo scorso anno. La maggior parte dei droni utilizzati ha una portata compresa tra 700 e 1.000 chilometri. Ma ora ci sono modelli che possono volare per più di 1.000 chilometri.
Ibrahim Naber su Welt

Pericolosa deriva. La rivelazione che centinaia di cittadini stranieri entrano ed escono dal Paese senza nemmeno dover sventolare il passaporto sconcerta la maggior parte dei britannici. Il Ministero degli Interni afferma che il 100% dei passeggeri dei voli ad alto rischio viene controllato. Non è abbastanza. I sondaggi mostrano che molti elettori Tory che ora abbandonano la Riforma tornerebbero se pensassero che il governo è seriamente intenzionato a ridurre il numero dei migranti. James Cleverly, il ministro degli Interni, dovrebbe insistere affinché tutti i passeggeri che arrivano con aerei privati vengano controllati, senza eccezioni. Questa pericolosa corsia preferenziale per il jet set deve finire.
Piccoli su Times

Grande piano ceco. L’Ucraina non ha bisogno di altro che munizioni di artiglieria. Ora sta guadagnando slancio un’iniziativa di Praga. Potrebbe rappresentare una svolta per Kiev. La Russia sta spingendo l’Ucraina sull’orlo del baratro, ma l’Europa e gli Stati Uniti non aiutano abbastanza. Kiev ha urgente bisogno di munizioni di artiglieria; le rispettive riserve di tali proiettili decidono tra la vittoria e la sconfitta in questa guerra. Ma a Washington, le nuove forniture sono bloccate al Congresso e l’UE è troppo lenta e divisa per mantenere le sue promesse di nuove munizioni. Nel frattempo l’iniziativa di un Paese con dieci milioni di abitanti è la migliore speranza dell’Occidente: la Repubblica Ceca potrebbe procurarsi fino a 1,5 milioni di proiettili di artiglieria, ha dichiarato il ministro degli Esteri Jan Lipavsky in un’intervista a Bloomberg. “Possiamo ottenere molto di più rispetto ai numeri inizialmente previsti”.
Christoph Schiltz su Welt

Export. Solo il governo potrà decidere quando vietare l’esportazione di armi, a meno che il divieto non derivi da embarghi decisi dall’Onu o dall’Ue o da altri obblighi internazionali. Verrà semplificata la procedura per i trasferimenti nei paesi Ue. Ci sarà meno trasparenza sull’attività delle banche finanziatrici di export e import di armamenti. È arrivato alla Camera il controverso disegno di legge del governo che modifica la legge 185 del 1990 sul controllo delle vendite di armi all’estero. Si parla delle armi usate dai militari, non di armi leggere. Il provvedimento, presentato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e fortemente sostenuto da Guido Crosetto, ministro della Difesa, è stato approvato con modifiche dall’assemblea del Senato il 21 febbraio. A Montecitorio è cominciato l’esame nelle commissioni riunite Esteri e Difesa, in sede referente.
Gianni Dragoni su Sole 24 Ore

Sindrome dell’Avana. Lo strano malessere che colpì dozzine di diplomatici americani e canadesi a Cuba nel 2016, battezzato “Sindrome dell’Avana”, è ancora avvolto nel mistero. Di certo le nausee, i mal di testa, i problemi di equilibrio, gli assordanti fischi alle orecchie, l’insonnia persistente e i danni alla memoria e all’udito sofferti dal personale delle ambasciate – spesso con conseguenze a lungo termine – non sono un caso isolato. Un’inchiesta di Spiegel, Cbs e Insider rivela: microonde dietro i malesseri dei diplomatici. Un ex agente Cia: “Trattato da isterico perché stavo male, gli Usa preferiscono non sapere”.
Tonia Mastrobuoni su Repubblica

Raggi invisibili. Il Sacro Graal dell’industria bellica resta “il raggio invisibile”: un cannone che non ha bisogno di proiettili. L’attenzione finora si era focalizzata sui laser, sperimentati ormai da decenni e adesso diventati di dimensioni così limitate da venire trasportati su veicoli ruotati: anche la nuova versione dello scudo anti-razzi israeliano Iron Dome lo utilizza al posto dei costosi missili terra-aria. C’è chi invece si è dedicato a dominare un’altra forma di energia: le microonde, più o meno concettualmente simili a quelle dei forni domestici e delle disinfestazioni di termiti. I laboratori le hanno sviluppate parallelamente ad altre manipolazioni degli impulsi elettromagnetici, che in Ucraina si sono imposte sui campi di battaglia: spezzano la connessione che permette di teleguidare i droni.
Gianluca Di Feo su Repubblica

Imbarazzo Usa. La tecnologia e gli strumenti di lotta si sono evoluti, come dimostrano il singolare caso della “Sindrome dell’Avana” e le vere operazioni di spionaggio a Cuba. L’intelligence Usa ha sostenuto di non ritenere che una potenza straniera abbia causato la “Sindrome”. Un po’ perché davvero non ha la certezza assoluta di cosa sia successo; un po’ perché se affermasse che l’attacco c’è stato, Washington sarebbe costretta a rispondere. E siccome c’è andata di mezzo la salute dei diplomatici, qualcuno potrebbe spingere per considerarlo un atto di guerra. Problemi gravi con Putin già ci sono e non servono complicazioni.
Paolo Mastrolilli su Repubblica

Macron parla e Berlino paga. Il presidente francese ha preso a interpretare la parte del leader del mondo libero nella difesa dell’Ucraina. La Francia però ha dato solo 640 milioni di euro in aiuti militari, mentre Berlino ne ha forniti per 17,7 miliardi. Nella gara a chi aiuta di più Kiev, Parigi per ora rimane agli ultimi posti.
Vittorio Da Rold su Domani

Vince il caos. Le spese militari dell’Unione europea hanno raggiunto il massimo storico e sono destinate a crescere ancora. I leader parlano di un inevitabile scontro con la Russia, però le loro mosse raccontano una storia diversa.
Su Domani

L’Italia enterà in guerra ma non è pronta. L’Italia rischia di affrontare un conflitto senza avere un livello di difesa accettabile dal punto di vista di armamenti, formazione e militari. «Servono più uomini, almeno 15 mila militari in più, e maggiori investimenti portando le spese della difesa al 2% del pil, come ci ha chiesto la Nato. Ci stiamo dirigendo verso una guerra; sarà inevitabile nel giro di pochi anni». Ne è convinto Andrea Margelletti, presidente del Cesi, centro studi internazionali, e consigliere dal 2012 per le politiche di sicurezza e di contrasto al terrorismo del ministro della Difesa.
Giusy Loriano su Mf

Progetti bilaterali. A cavallo tra gli anni Novanta e i Duemila, il progetto Eurofighter consentì a Italia, Germania, Gran Bretagna e Spagna di realizzare insieme un cacciabombardiere che è oggi la spina dorsale delle rispettive aeronautiche militari. Nella maggioranza dei casi, però, in Europa continuiamo a vivere di programmi bilaterali. Con ottimi risultati: vale per le fregate Fremm, i cacciatorpediniere Orizzonte e le navi logistiche Lss, progettate e prodotte insieme da Italia e Francia. Il progetto franco-tedesco Scaf ha un rivale. Memore della lezione Mgcs, Roma si è unita a Londra e Tokyo nel programma Gcap. Al momento l’asse intercontinentale è più avanti di quello franco-tedesco, bloccato a lungo da dissidi fra Dassault e Airbus.
Umberto Cascone su La Ragione

Volare. Perché qualcuno dovrebbe ancora volare sugli aerei della Boeing? O volare del tutto? Perché le statistiche dimostrano ancora che l’aviazione commerciale è miracolosamente sicura, molto più di tutti i modi alternativi di viaggiare. Pur non controllando chi ha costruito gli aerei su cui volo, tengo la cintura di sicurezza allacciata anche quando il capitano dice che non è necessario. A parte questo, mi sento il più possibile a mio agio durante il volo. So che, tutto sommato, il trasporto aereo è un sistema ben regolamentato, con personale altamente qualificato, strati e strati di precauzioni di sicurezza e una dedizione a imparare dagli incidenti passati. Manteniamolo così.
Zeynep Tufekci su New York Times International Edition

Drone speciale. Il produttore francese di droni spera di aver trovato il suo prodotto di punta con un drone in grado di atterrare su linee attive ad alta tensione.
Anne Bauer su Echos

Fucino. Nascerà nel Centro Spaziale del Fucino di Telespazio, del Gruppo Leonardo, uno dei tre nuovi centri di controllo della costellazione di satelliti europea Iris 2 per le connessioni Internet. Ad annunciarlo il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che ha visitato il centro nel corso dell’evento organizzato da Telespazio e Leonardo. «Sono qui per constatare che questo che è un grande centro spaziale italiano, il più importante teleporto per uso civile al mondo e per visionare personalmente dove sarà insediato il nuovo centro di controllo che nella scorsa settimana è stato definito in sede europea e che nei prossimi giorni sarà ufficialmente annunciato dalla Commissione europea. Si allarga quindi la nostra base spaziale con un nuovo significativo investimento, che in termini di risorse significa circa 50 milioni e, in termini di occupazione, parliamo di 200 posti di lavoro». «Per Leonardo il futuro dello spazio è nei servizi. IRIS2 significa anni di lavoro ma anche proseguire un posizionamento strategico del centro spaziale del Fucino e delle competenze italiane», afferma Franco Ongaro, Chief space business officer di Leonardo.
Su Voce di Mantova

Tornado. Era il 1974 quando il primo velivolo da combattimento del consorzio Panavia decollò da Manching, in Germania. Frutto della cooperazione tra aziende di Germania, Gran Bretagna e Italia (Bae System, Leonardo e Airbus DS), quest’aereo è molto legato a Torino. Soprattutto perché ha aperto le porte dell’aerospazio in città, un settore che traina il mondo delle startup e ha dato il via al progetto della Città dell’Aerospazio. Sul piano dello sviluppo industriale, inoltre, la versione Ecr è uno dei gioielli dell’aeronautica militare che testimonia la crescita di Leonardo nel capoluogo piemontese.
Su Stampa Torino

Chiarezza. La preoccupazione è per la committenza Boeing e in particolare sul velivolo 787 che in parte viene realizzato nello stabilimento Leonardo di Grottaglie. La speranza invece è riposta in una ripresa che è attesa da diversi anni e che stenta ancora a palesarsi in questo sito. A rivolgersi alla società è la Rappresentanza sindacale Unitaria della Uilm della fabbrica tarantina: «Chiediamo trasparenza sull’attuale mercato della commessa Boeing 787 e sull’esito delle negoziazioni per nuovi lavori».
Tiziana Fabbiano su Nuovo Quotidiano di Puglia edizione di Taranto

Musk contro Tim. Scontro tra Stalink e Telecom Italia. Starlink, la società che fa capo all’americana SpaceX del miliardario Elon Musk, e che ha già messo in orbita 5.500 satelliti per la diffusione di internet, accusa il maggior operatore telefonico italiano di ostacolare l’introduzione di internet veloce nel nostro Paese, con possibili ripercussioni per i servizi nel Sud Europa e in Nord Africa.
Enrico Marro su Corriere della Sera

Thales. Da tempo si sta lavorando alla realizzazione della stazione spaziale in orbita lunare, che sarà la base per la preparazione delle future missioni umane sulla Luna. E nella realizzazione del progetto è coinvolta appieno anche Thales Alenia Space, la joint venture fra Thales e Leonardo che in Italia conta 4 siti produttivi e oltre 2mila dipendenti. “Per quanto riguarda la Luna – esordisce Massimo Claudio Comparini, senior executive vice president Observation, Exploration and Navigation di Thales Alenia Space – stiamo lavorando su vari fronti. Assieme alla Nasa e all’Esa, stiamo costruendo quello che sarà il quartier generale della stazione cislunare: i moduli pressurizzati abitativi Halo e I-Hab, e il modulo di rifornimento Esprit, tutte attività portate avanti dalla nostra sede di Torino […]”.
Su Platinum

Msc. Ferdinando Maria Perrone nel 1898, come testimonia l’archivio storico della Fondazione Ansaldo, decise di acquistare la proprietà del Secolo XIX perché aveva compreso che gli investimenti nella carta stampata erano un tassello essenziale. E così facendo diventò il personaggio più importante della città di Genova. Che non è solo porto e turismo: ha nel suo DNA tecnologie, innovazioni e ricerca industriale. Una parte, seppur circoscritta del sistema, sta infatti lavorando sulle nuove tecnologie. Basti pensare all’Istituto Italiano di Tecnologia, al Parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli, a Leonardo, a Fincantieri e ad altre numerose imprese.
Carlo Castellano su Repubblica Genova

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