Rassegna stampa 22 aprile

SICUREZZA

Spazio e cyber. Il nuovo piano industriale 2024-2028 di Leonardo punta sullo sviluppo tecnologico tramite spazio e cyber security, mirando a raddoppiare la redditività in quattro anni e trasformando l’azienda in un industria cross-divisionale multidominio. Al cuore della sicurezza globale vi sono tecnologie come l’intelligenza artificiale e il supercalcolo, che permetteranno di gestire e proteggere dati fondamentali per la sicurezza delle infrastrutture e la crescita sostenibile del pianeta.
su MF Speciale 35 Anni

Distretto Space. Il settore aerospaziale della Puglia, rappresentato dal Distretto tecnologico aerospaziale (Dta), ha registrato una crescita notevole, raddoppiando gli addetti a 8.000 e sviluppando un fatturato di 1,5 miliardi di euro, beneficiando della collaborazione con università e istituzioni locali. Il Dta sta avanzando nella sua terza fase strategica, sfruttando tecnologie innovative come droni e satelliti per lo sviluppo di servizi comunitari e preparandosi per una quarta fase incentrata sull’erogazione di servizi innovativi attraverso l’uso dei droni. La spinta verso l’innovazione arriva da aziende internazionali di servizi del calibro di Sitael e Planetek e da campioni dell’aerospazio come Leonardo e General Electric impegnati negli anni con la partecipazione a programmi quali il Boeing 787 Dreamliner o il motore catalyst.
Vito Fatiguso su L’Economia del Corriere della Sera

Camera acustica. Uno strumento di monitoraggio subacqueo sfruttando la tecnologia acustica 3D e l’intelligenza artificiale è stato sviluppato da Leonardo e installato nel Golfo di Napoli per studiare il fenomeno del bradisismo e rilevare emissioni gassose e materie prime sui fondali marini. Questa tecnologia consente una migliore comprensione dei processi geologici e vulcanici della regione e supporta la difesa underwater mediante la produzione di trasduttori e sonar, frutto della collaborazione con università e centri di ricerca, affermandosi come punto di eccellenza nel settore.
Paolo Picone su L’Economia del Corriere del Mezzogiorno

Alla prova antitrust. L’articolo di Maurizio Caiaffa evidenzia la crescente critica verso l’Antitrust europea per il suo ruolo nell’ostacolare la formazione di “campioni europei” capaci di competere a livello globale, soprattutto in settori come la difesa. Questione che per primo ha sollevato Roberto Cingolani, ad di Leonardo, secondo il quale in «un’economia quasi di guerra» — espressione sua — le norme antitrust nate per tutelare i consumatori sono diventate obsolete, perché ostacolano la nascita di campioni europei della Difesa. Un ragionamento condiviso da Pierroberto Folgiero, ad della Fincantieri.
Maurizio Caiaffa su Nordest Economia

Chi può correre. Piazza Affari ha dimostrato resilienza guadagnando lo 0,5% in cinque sedute, sostenuta da aziende che beneficiano dell’ambiente di tassi di interesse elevati e delle tensioni geopolitiche, mentre altri mercati europei e americani hanno registrato perdite. Tra i titoli in evidenza ci sono Monte dei Paschi di Siena e Unicredit, che hanno mostrato forti guadagni, e Leonardo, il cui successo è legato alla crescente spesa per la difesa dovuta al conflitto in Medio Oriente.
Adriano Barrì su L’Economia del Corriere della Sera

Vola il dividendo. Nel corso degli ultimi 35 anni, le migliori performance della Borsa Italiana sono state registrate da aziende come Recordati, con incrementi fino all’8.682% grazie alla reinvestizione dei dividendi, seguita da Stellantis e Danieli; mentre il settore finanziario ha visto importanti crescita con titoli come Intesa Sanpaolo. Le dinamiche del mercato azionario italiano, con la formazione di nuovi indici e la resilienza di alcune società finanziarie e industriali, dimostrano l’importanza di investire nei dividendi e l’evoluzione del panorama azionale del Paese, con accenni alla crescente integrazione europea e ai cambiamenti nel settore bancario, industriale e delle azioni di risparmio. Il comparto finanziario vede, secondo l’analista di eToro, «il maggior numero di sopravvissuti, ben 7 (Bper Banca, Credem, Intesa Sanpaolo, Italmobiliare, Mediobanca, Mittel e Unicredit) seguito dai 6 dell’edilizia e dei materiali (Buzzi, Caltagirone, Cementir Holding, Vianini, Webuild e Webuild Rsp) e dai cinque del settore industriale (Bastogi, Cir, Danieli e C, Danieli e C risparmio e Leonardo)
Elena Maso su MF Speciale 35 Anni

La rabbia di Putin. Gli Stati Uniti hanno sbloccato un pacchetto di aiuti militari e finanziari per l’Ucraina per un totale di 60,84 miliardi di dollari, nonostante i mesi di stallo dovuti alle resistenze dei repubblicani di Trump. In risposta, il ministero degli Esteri russo ha paragonato l’aumento del supporto statunitense a Kiev a precedenti fiaschi americani in Vietnam e Afghanistan, mentre l’Ucraina, denunciando difficoltà e carenze di munizioni sul fronte terrestre, ha chiesto nuovi sistemi di difesa e missili a lungo raggio, nonostante l’immediata disponibilità di alcune munizioni dai depositi europei.
Giuseppe Agliastro su Stampa

Distribuzione rapida. Il presidente ucraino Zelenskyy ha sollecitato una rapida distribuzione del pacchetto di aiuti militari statunitense di $60 miliardi, di recente approvazione, per contrastare le avanzate russe, nonostante il materiale possa non cambiare drasticamente la situazione immediata al fronte. Mentre gli esperti prevedono che il supporto USA non porterà a una parità immediata con le forze russe, è destinato a ridurre il divario di potenza di fuoco e ad acquistare tempo per Kiev per risolvere altre questioni, come la carenza di personale.
Max Seddon su Financial Times

Un terzo sostegno. L’Ucraina sta facendo fronte a una disparità di munizioni rispetto alla Russia, descritta da un rapporto di uno a otto, e necessita di ulteriori sistemi di difesa aerea a causa degli intensi bombardamenti. Il Congresso americano sta votando un piano d’aiuto di 61 miliardi di dollari, di cui più di un terzo sarà utilizzato per rifornire le munizioni dell’esercito americano, mentre una parte sosterrà l’Ucraina con equipaggiamenti e munizioni dall’industria difensiva statunitense e aiuti economici.
Anne Bauer su Echos

Non si ribalta la guerra. Gli Stati Uniti hanno approvato un pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina che include missili a lungo raggio, aumentando la capacità offensiva di Kiev ma senza ribaltare completamente lo scenario di guerra; il generale Leonardo Tricarico non prevede una svolta immediata ma suggerisce che il conflitto possa concludersi con un negoziato. Nel frattempo, conferma il generale Tricarico, le forze navali ucraine hanno colpito la nave di supporto russa “Kommuna” nel porto di Sebastopoli, infiammando ulteriormente il conflitto.
Beppe Boni su Giorno – Carlino – Nazione

Ripensaci. Gli Stati Uniti intendono imporre sanzioni a un battaglione ultraortodosso israeliano per presunte violazioni dei diritti umani, decisione che ha scatenato la reazione indignata del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il quale ha qualificato l’azione come immorale. Il battaglione, che comprende prevalentemente coloni, è sotto accusa per l’omicidio di un cittadino palestinese-americano e altre violenze in Cisgiordania, con il governo israeliano che considera le sanzioni dannose per la sua posizione internazionale.
Davide Frattini su Corriere della Sera

Un mondo armato sino ai denti. Il rischio di guerra non è imminente, ma non è impossibile”, aveva avvertito a febbraio la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Giorni prima, il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva assicurato che “il rischio della Russia è reale”. Sulle pagine di La Vanguardia, il ministro della Difesa spagnolo, Margarita Robles, difendeva in marzo che la minaccia di guerra era “totale e assoluta”. Due anni dopo la guerra in Ucraina e con il Medio Oriente infuocato dalla guerra di Israele a Gaza … e la minaccia di un’epidemia regionale, i leader europei hanno seppellito il tabù della minaccia di guerra. Non solo parlano chiaramente di “guerra”, ma hanno aumentato le spese militari a livelli “senza precedenti”, secondo il rapporto pubblicato ogni anno dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri).
Marina Meseguer su Vanguardia

Chi ha ancora prospettive promettenti?. Nel febbraio 2022, ciò che prima era impensabile è diventato realtà: una grande guerra in Europa. Anche l’attacco russo all’Ucraina ha distrutto opinioni confortanti. I pacifisti divennero sostenitori della forza militare. Gli armamenti sono ora visti come una necessità da molti che in precedenza li consideravano uno spreco di denaro. E le società della difesa che erano sulla lista rossa di alcuni investitori eticamente motivati stanno sperimentando un apprezzamento completamente nuovo. Le recenti avanzate degli aggressori russi sul fronte, le richieste di aiuto del governo ucraino e il timore che il conflitto in Medio Oriente possa degenerare in una guerra tra Israele e Iran hanno nuovamente attirato l’attenzione sull’industria degli armamenti. Ma quali titoli potrebbero essere andati troppo oltre e dove c’è ancora del potenziale? La banca d’investimento americana Goldman Sachs, che vede l’industria della difesa “nel mezzo di un super ciclo”, consiglia l’acquisto di quattro rinomate società europee della difesa.
Frank Wiebe su Handelsblatt

Ma quale green deal, l’Europa produce armi. L’articolo di Mediapart analizza come le ambizioni del Green Deal dell’UE stiano subendo un rallentamento a favore degli investimenti nell’industria della difesa e delle armi a seguito della dipendenza energetica dalla Russia e di altre dinamiche politiche interne. Anche se alcune misure significative sono state intraprese per promuovere l’energia verde e la biodiversità, resistenze da vari settori, tra cui l’agricoltura e le energie fossili, e l’opposizione politica rischiano di indebolire gli obiettivi del Green Deal, soprattutto alla luce dei prossimi cambiamenti politici influenzati dalle elezioni europee.
Amélie Poinssot su Il Fatto Quotidiano

ECONOMIA & FINANZA DALL’ITALIA E DAL MONDO

Trappola per il Ragioniere. Il Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, è accusato di essere il responsabile per il “buco” da 219 miliardi derivante dal Superbonus, una misura condivisa da tre governi. Mazzotta, nonostante le voci e le tensioni con il governo e il ministro dell’Economia, si prepara a difendersi in Parlamento, mentre emergono complicazioni politiche e incertezze sulla sua sostituzione e sul futuro dei conti pubblici italiani.
Valentina Conte su Repubblica

L’Europa vuole più capitali privati. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sottolinea la necessità di coinvolgere maggiormente i capitali privati nell’economia italiana, considerando che il nuovo Patto di Stabilità limita la spesa pubblica e che aziende di maggiori dimensioni sono essenziali per incrementare gli investimenti. Mette inoltre l’accento sull’importanza di un sistema integrato tra ricerca, imprese e finanziatori, per sfruttare al meglio le risorse italiane e affrontare i prossimi scrutini delle agenzie di rating come Fitch e Moody’s, avvalorando l’importanza della crescita tecnologica e dimensionale delle imprese per competere efficacemente nel mercato globale.
Marcello Astorri su Giornale

Pnrr, troppi rinvii. La Commissione Europea ha messo in guardia l’Italia per l’attuale gestione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), evidenziando che il paese ha impiegato solo il 42% dei fondi ricevuti e rimandato troppe iniziative al 2026, rischiando di non soddisfare i requisiti per ottenere i restanti novanta miliardi pianificati. Uno studio del Parlamento europeo ha inoltre rilevato tagli significativi a progetti ambientali e sanitari nel piano rivisto dal governo Meloni, posticipando molte scadenze cruciali alla fine del ciclo di finanziamento e potenzialmente influenzando il debito pubblico futuro.
Claudio Tito su Repubblica

Rischiamo il default energetico. Davide Tabarelli mette in guardia sull’illusione di dipendere esclusivamente dalle rinnovabili, evidenziando il rischio di un crollo energetico globale data la situazione geopolitica instabile in Medio Oriente e le politiche del Green Deal. Sottolinea inoltre l’importanza del petrolio e la necessità di utilizzare le risorse energetiche esistenti più saggiamente, evitando di puntare unicamente su fonti alternative e suggerisce di essere realisti nelle politiche che riguardano l’energia e l’ambiente, per non danneggiare la crescita economica e la competitività.
Laura Pasqua su La Verita’

Accelerare. Tom Mockridge, CEO di Virgin Fibra, sottolinea l’importanza strategica della fibra ottica per l’economia e la competitività, prospettando un futuro in cui la connessione sarà diffusa come l’acqua e il gas, con benefici significativi per l’ambiente e meno sprechi energetici. L’espansione della fibra in Italia procede velocemente e si prevede che entro il 2030 raggiungerà 30 milioni di utenti, con Virgin Fibra attiva sul territorio grazie a partenariati strategici e puntando su tecnologia più ecologica e veloce, libera dal rame. –
Virginia Nesi su L’Economia del Corriere della Sera

POLITICA & CRONACA DAL MONDO

Non un nuovo Afghanistan. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ringraziato gli Stati Uniti per il voto della Camera che ha approvato un pacchetto di aiuti di 61 miliardi di dollari per l’Ucraina, esortando una rapida ratifica da parte del Senato. Mentre si evidenziano le difficoltà logistiche nella distribuzione degli aiuti, Zelensky sottolinea l’importanza della difesa aerea e il potenziale vantaggio di Mosca in questo periodo precario, ma con gli aiuti in arrivo si spera di contrastare l’offensiva russa prevista per giugno.
Marta Serafini su Corriere della Sera

Finirà come in Vietnam. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, paragona il supporto degli Stati Uniti all’Ucraina, dopo l’approvazione di un pacchetto di aiuti di 61 miliardi di dollari, al fallimento americano in Vietnam e Afghanistan, suggerendo che la strategia di Washington porterà a risultati simili. Zakharova accusa gli Stati Uniti di sostenere la lotta dell’Ucraina fino alle prossime elezioni presidenziali americane e critica le azioni di Kiev contro i civili in territorio russo, mentre le autorità russe promettono una risposta decisa e garantiscono la loro vittoria a dispetto degli aiuti USA.
Rosalba Castelletti su Repubblica

Dal lato giusto. Lo speaker repubblicano della Camera Mike Johnson, sfidando la maggioranza del suo partito, ha cambiato posizione sugli aiuti all’Ucraina facendo approvare 95 miliardi di dollari in aiuti anche per Israele e Taiwan, influenzato dall’intelligence CIA e consigli di figure come Mike Pompeo e pensando al futuro del figlio e dei giovani americani. Ora, Johnson rischia il posto di speaker, con critiche interne al partito e la possibilità di essere abbandonato da Trump nel contesto del clima politico attuale che dissuade il compromesso.
Viviana Mazza su Corriere della Sera

Dopo le armi i consiglieri. Il Pentagono sta valutando l’invio di consiglieri militari non combattenti all’ambasciata di Kiev per coordinare l’impiego delle nuove armi americane, dopo l’approvazione di aiuti militari del valore di 47 miliardi di dollari dalla Camera dei rappresentanti. Questi aiuti, divisi tra operazioni militari, manutenzione e acquisto di armamenti, mirano a sostenere l’Ucraina nella sua resistenza contro l’invasione russa e a spingere il Cremlino verso una soluzione diplomatica equa al conflitto.
Paolo Mastrolilli su Repubblica

Sanzioni. Le sanzioni statunitensi nei confronti dell’unità militare israeliana Netzah Yehuda segnalano la pressione degli USA affinché Israele rispetti i diritti umani nonostante i piani di intensificare operazioni militari e politiche su Hamas. Intanto, nonostante tentativi di de-escalation, Israele cattura l’attenzione con immagini suggestive di attacchi su simboli europei da parte dell’Iran, che aggravano le tensioni politiche.
Paolo Brera su Repubblica

Tappa cruciale. Il Congresso degli Stati Uniti ha superato mesi di stallo e approvato un piano di aiuti per l’Ucraina da 61 miliardi di dollari, insieme ad assistenza per Israele e Taiwan, con una larga maggioranza bipartitica. La Camera dei Rappresentanti ha facilitato questo passaggio grazie a un’insolita alleanza e ora Joe Biden è pronto a firmare il testo che permetterà la ripresa immediata delle forniture militari all’Ucraina, una mossa che è stata accolta positivamente dalla leadership ucraina e NATO ma criticata dal Cremlino.
Véronique Billon su Echos

Un passo indietro. La tensione tra Israele e Iran rimane alta dopo una serie di attacchi missilistici e dronistici, con entrambe le parti apparentemente ancora interessate a restaurare i propri deterrenti, ma un conflitto diretto è stato evitato grazie a una risposta calibrata da parte di Israele e alla mediazione del Presidente USA Biden. Nel frattempo, il rischio di una escalation accidentale persiste, specialmente lungo il confine nord di Israele con il Libano, mentre la pressione internazionale sull’Israele continua affinché mostri moderazione e non lanci un assalto alla città di Rafah a Gaza.
Medion su Financial Times

Incombe una guerra più ampia. La gestione della crisi da parte del Presidente Biden ha contribuito a evitare un’immediata escalation verso un conflitto su larga scala tra Israele e Iran, anche se rappresenta una vittoria minore nel contesto di un più ampio errore strategico nella regione. Tra tensioni crescenti e scambi di fuoco, le politiche di Biden hanno inavvertitamente spinto il Medio Oriente verso l’orlo della guerra, non riuscendo a garantire una pace a lungo termine o ad affrontare le dinamiche regionali sottostanti, in particolare per quanto riguarda l’influenza degli Stati Uniti su Israele e le aspirazioni statali palestinesi.
Trita Parsi su New York Times International Edition

POLITICA & CRONACA DALL’ITALIA

I finti turisti. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi annuncia varie misure per rafforzare i controlli e bloccare il flusso migratorio, soprattutto dalla rotta asiatica, utilizzando per esempio strette sui visti turistici. Le tensioni in Medio Oriente aumentano la preoccupazione per nuovi estremismi e antisemitismo, mentre l’Italia intensifica la collaborazione con paesi come la Tunisia e prepara contromisure contro il traffico di esseri umani.
Francesco Bechis su Messaggero

Pd diviso. Elly Schlein, candidata alle elezioni europee, propone di includere il suo nome nel simbolo del Partito Democratico causando divisioni interne e critiche da Romano Prodi e Giuseppe Conte, che vedono tale mossa come dannosa per la democrazia. Tra le polemiche sulla personalizzazione della politica e la tensione nel PD, Schlein rimane capolista nel centro Italia e nelle isole, con modifiche alle liste candidate ancora possibili.
Maria Teresa Meli su Corriere della Sera

Prodi. Romano Prodi, noto come “Il Professore” e ex presidente del Consiglio italiano, critica pubblicamente la decisione della segretaria del Pd, Elly Schlein, di candidarsi alle elezioni europee senza l’intenzione di onorare il mandato, affermando che tale pratica danneggia la democrazia e il rapporto tra cittadini ed eletti. Le sue parole, espresse durante un evento a Napoli, rafforzano la percezione di una crescente distanza fra lui e la dirigenza del suo partito, ampliando il dibattito sul ruolo del leader nell’ambito della rappresentanza democratica e le aspettative degli elettori.
Fabio Martini su Stampa

Non è la pace la priorità. Il sondaggio italiano rivela che, mentre c’è una preoccupazione elevata per una possibile guerra globale, con il 60.3% che fa eco alle parole di Papa Francesco sulla “terza guerra mondiale a pezzi”, nelle urne le priorità degli italiani si concentrano sui salari e sulla sanità, con il 48.6% che afferma di avere altre motivazioni per il proprio voto. Nonostante la rilevanza del tema della pace, solo il 31.9% del campione considera la pace la motivazione principale per scegliere un partito nelle elezioni europee, mentre si osserva anche un’attenzione verso l’età dei candidati e la presenza di candidati celebri, la cui popolarità è percepita come un mezzo per attrarre voti piuttosto che indicativa di rappresentanza qualificata e preparazione.
Alessandra Ghisleri su Stampa

Cosi andiamo a sbattere. Tensioni crescenti caratterizzano i rapporti tra i vertici della Rai, con specifico riferimento al gelo tra l’amministratore delegato Roberto Sergio e il direttore generale Giampaolo Rossi; dopo aver trascorso del tempo supportando la stessa squadra di calcio, ora affrontano il distacco lavorativo e 15 telefonate senza raggiungere un’intesa, soprattutto in seguito al caso Scurati che ha provocato un confronto sui contenuti mediatici e le accuse di censura. Le divergenze si acuiscono mentre la Rai si avvicina al rinnovo del consiglio di amministrazione, con il futuro di Sergio che potrebbe rimanere strettamente connesso a quello di Rossi, nonostante i conflitti interni e le speculazioni politiche.
Antonella Baccaro su Corriere della Sera

COMMENTI E CONTRIBUTI

La svolta americana. Mike Johnson, conservatore e deputato della Louisiana, ha svolto un ruolo decisivo nello sblocco di un sostanziale pacchetto di aiuti americani per l’Ucraina, nonostante l’opposizione interna, facendosi promotore di un’insolita collaborazione tra Democratici e Repubblicani. Nel frattempo, l’Europa, dopo mesi di apparente inerzia e nonostante problemi interni, ha messo a punto un piano di sostegno per l’Ucraina, dimostrando unità e la capacità di resistere all’instabilità politica.
Paolo Mieli su Corriere della Sera

L’America spinge il Cremlino al negoziato. L’assistenza militare degli Stati Uniti all’Ucraina, annunciata dal presidente Biden, rappresenta un sostegno concreto sia per il diritto dell’Ucraina di difendersi sia nella speranza di una conclusione del conflitto senza la resa del più debole. Questi aiuti militari, tra cui razzi Himars e missili Atacms ma comunque essenzialmente difensivi, ambiscono a parificare le forze sul campo di battaglia e mandano un chiaro segnale a Kiev, Mosca, e gli alleati europei affinché anche questi ultimi facciano la loro parte nella gestione del conflitto.
Stefano Stefanini su Stampa

Dominio Cina e America. La competizione mondiale vede come protagonisti principali gli Stati Uniti e la Cina, sia in ambito geopolitico, con la Cina che si contrappone all’Occidente, sia economico, guidando insieme le economie e le innovazioni tecnologiche. L’Europa, sebbene considerata un “nano politico” in termini di sicurezza, ha avuto notevoli successi economici, ma deve ancora evolvere e unirsi maggiormente per svolgere un ruolo significativo a livello globale, ricordando che le unioni sono processi graduale e non avvengono in un istante definito.
Daniele Manca su L’Economia del Corriere della Sera

Nel nome del leader. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha rotto con la tradizione del partito evitando lo slogan “Il noi prevale sull’io” e inserendo il proprio nome nel simbolo elettorale per le elezioni europee, segnalando una strategia di personalizzazione della campagna simile a quella della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Questo cambio di rotta sottolinea una polarizzazione al femminile nella politica italiana, con le due donne al centro dell’attenzione elettorale e della narrazione politica, alimentando il dibattito sulla personalizzazione e sul ruolo del genere nelle strategie elettorali.
Massimiliano Panarari su Stampa

I guardiani dell’arroganza. Il funzionario della Rai ha cancellato l’intervento di Antonio Scurati sul 25 Aprile, provocando una reazione di Giorgia Meloni che ha condiviso il testo censurato sui social, tuttavia ciò non ha riparato il danno alla libertà di pensiero e la distanza tra potere e confronto culturale. Ezio Mauro critica questa azione, sottolineando come non si debba soffocare il dibattito culturale o trasformare la Rai in strumento di controllo politico, ma piuttosto rispettare il diritto al pluralismo di idee e al vero esercizio democratico.
Ezio Mauro su Repubblica

Benzina record. Nonostante il crescente discorso sulla crisi climatica e l’urgenza della transizione energetica, la realtà mostra un incremento nell’uso di combustibili fossili e un rallentamento del passaggio a energie pulite, anche a causa di tensioni geopolitiche e incertezze economiche. Mentre si registrano prezzi record della benzina e carenza di prodotti raffinati, le politiche e gli investimenti green perdono il favore politico e finanziario, facendo emergere dubbi sulla fattibilità e la serietà degli impegni presi in incontri internazionali come la COP, con il rischio di una retrogressione nella lotta al cambiamento climatico.
Ferruccio de Bortoli su L’Economia del Corriere della Sera

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