Rassegna Stampa 23 marzo

LEONARDO

Cuore digitale. E’ a Genova che batte il cuore digitale di Leonardo: qui il gruppo guidato dal ceo Roberto Cingolani governa la cyber-security e il supercalcolo, presidiando un business che il piano industriale varato nei giorni scorsi ha radicalmente modificato e non solo dal punto di vista concettuale. «Dalla difesa passiamo alla sicurezza globale» spiega Cingolani. «È un tema che tocca tutti da vicino, non facciamo l’errore di pensare che sia una cosa che passi distante dalla gente. Prendete quello che è accaduto con la guerra scoppiata in Ucraina e pensate ai problemi che sono sorti, energetici, infrastrutturali, alimentari. Problemi che attengono quindi alla sicurezza globale. Ecco, il passaggio dalla difesa alla sicurezza globale può avvenire grazie alle tecnologie che cambiano e ci consentono di sviluppare nuove classi di prodotti, piattaforme complesse e cyber-security». «Leonardo è una multinazionale che opera in tutto il mondo, e di cybersecurity, supercalcolo, intelligenza artificiale ci sarà sempre più bisogno. Per sviluppare il nostro piano, tutto questo diventerà obbligatorio. La Liguria ospita questa tecnologia ed è naturale che avrà un ruolo sempre più centrale. Ed è anche naturale che investiremo qui per potenziare le nostre strutture». Il dialogo con Fincantieri, aggiunge Cingolani, è un qualcosa da cui «non si torna più indietro […]».
Massimo Minella su Repubblica Genova

Pianeta Difesa. Il Presidente di Leonardo, Stefano Pontecorvo, all’iniziativa “Stati Generali dell’Italia” che si è svolta a Bruxelles, ha chiesto all’Europa “di assumersi le proprie responsabilità strategiche ed essere un fornitore di sicurezza, un alleato e un partner credibile e capace nel nuovo contesto geopolitico”. Occorre un diverso approccio al ‘Pianeta difesa’, ha osservato Pontecorvo, auspicando che in occasione delle prossime riflessioni sulla riforma del mercato unico si tenga conto di questa nuova dimensione, con particolare riferimento, tra l’altro, alle possibili opzioni per mobilitare nuovi finanziamenti destinati alla Difesa.
Su Web

Bruxelles. Tornano gli Stati generali dell’Italia a Bruxelles. L’ultima volta è stata sette anni fa, quando a Palazzo Chigi c’era l’attuale commissario Ue Paolo Gentiloni. E l’ex premier c’era anche ieri, nella sua veste, insieme con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha fortemente voluto l’iniziativa, e i suoi colleghi Raffaele Fitto, Paolo Zangrillo e Francesco Lollobrigida, a capo rispettivamente, dei dicasteri degli Affari Europei, della Pubblica Amministrazione e dell’Agricoltura. In platea, il piccolo esercito di funzionari italiani che sono impegnati nelle istituzioni europee e nella Nato. E i rappresentanti delle associazioni di categoria, come il leader della Confagricoltura e manager di grandi aziende pubbliche, a partire dal Presidente di Leonardo, Pontecorvo.
Antonio Troise sul Quotidiano del Sud

Sistema Italia. Rafforzare la presenza del sistema Italia in Europa non solo per contare di più ma anche per avere un’Unione più equilibrata e vicina ai cittadini. Questo il motivo di fondo della seconda edizione degli Stati generali d’Italia svoltasi a Bruxelles. Promossa dal vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, la conferenza ha visto la partecipazione di numerosi ministri, di rappresentanti delle principali aziende italiane presenti a Bruxelles ma soprattutto di centinaia di funzionari italiani impegnati quotidianamente nelle istituzioni europee. Presenti anche i presidenti di Fincantieri e Leonardo, Claudio Graziano e Stefano Pontecorvo.
Sul Giornale di Sicilia

Sistema Italia. Rafforzare la presenza del sistema Italia in Europa non solo per contare di più ma anche per avere un’Unione più equilibrata e vicina ai cittadini. Questo il motivo di fondo della seconda edizione degli Stati generali d’Italia svoltasi a Bruxelles. Promossa dal vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, la conferenza ha visto la partecipazione di numerosi ministri, di rappresentanti delle principali aziende italiane presenti a Bruxelles ma soprattutto di centinaia di funzionari italiani impegnati quotidianamente nelle istituzioni europee. Presenti anche i presidenti di Fincantieri e Leonardo, Claudio Graziano e Stefano Pontecorvo.
Sulla Gazzetta del Sud

Mbda, 2023 da record. La guerra Russia-Ucraina ha spinto i ricavi e gli ordini di Mbda Italia e dell’intero gruppo missilistico europeo. Il 2023 «è stato un anno da record: il trend è di crescita, i ricavi sono stati in linea con il budget, ordinativi da record e redditività in crescita», ha detto l’Ad Giovanni Soccodato. Gli ordini sono aumentati da 1,179 a 2,381 miliardi, i ricavi da contratti da 1,025 a 1,032 mld, il portafoglio ordini da 3,187 a 4,536 mld. L’organico aziendale ha continuato a crescere da 1.700 a 1.852 dipendenti e prevede oltre 300 assunzioni nel 2024. A livello di gruppo l’Ad Eric Béranger, ha annunciato nel 2023 i ricavi hanno raggiunto i 4,5 miliardi (4,2 miliardi nei due anni precedenti), gli ordini 9,9 mld, il portafoglio ordini 28 mld. Sul gruppo missilistico la relazione al bilancio 2023 di Leonardo dice che «con riferimento a Mbda, l’azienda registra una redditività in miglioramento rispetto al 2022» e riporta ricavi pari a 445 miliardi, «utile connesso a continuing operation» a 497 mln, «altre componenti di conto economico complessivo» -51 mln, «utile complessivo» a 446 mln. «Rispettare i tempi di consegna è diventato un fattore fondamentale che premia sul mercato anche in termini di prezzo», ha osservato Soccodato, facendo notare che «si affacciano sul mercato in modo particolarmente aggressivo nuovi concorrenti coreani, israeliani e turchi». Per il 2024 «ci aspettiamo volumi di ordini e fatturato leggermente inferiori rispetto all’anno scorso, che è stato record, ma comunque superiori ai trend storici […]».
Gianni Dragoni sul Sole

Mbda cresce ancora. I numeri sono da record: i contratti di produzione di missili sottoscritti con le forze armate inclusa l’Aeronautica Militare hanno contribuito al trend positivo del 2023 rilevato dal gruppo Mbda Italia che oltre all’ampliamento delle base operative, tra le quali anche quella di Spezia oltre a Roma e Fusaro, ha annunciato nel corso di quest’anno un aumento del personale previsto in almeno 300 nuove assunzioni che si aggiungono alle 250 già registrate nei mesi scorsi. L’incontro con la stampa che si è tenuto a Roma è stata l’occasione per ribadire il contributo di Mbda Italia al consolidamento dell’apparato di difesa impegnato in diversi contesti geopolitici A illustrare i risultati e le prospettive industriali a breve portata del principale consorzio europeo costruttore di missili e tecnologie per la difesa che fa parte del gruppo multinazionale controllato da Airbus, Bae Systems e Leonardo è stato il managing director Giovanni Soccodato: «Le competenze tecnologiche e le capacità industriali che esprime Mbda Italia continuano a produrre eccellenti risultati con ordini in crescita e contribuiscono a fare del gruppo il campione europeo in grado di fornire una capacità missilistica completa in tutti i settori».
Massimo Merluzzi sulla Nazione

Sforzi franco tedeschi. Germania e Francia hanno raggiunto una “svolta” sui piani per un carro armato comune, in quello che hanno descritto come un segno di miglioramento dei legami franco-tedeschi, messi a dura prova dalle divergenze sulla politica di difesa europea e sugli armamenti per l’Ucraina.
Guy Chazan sul Financial Times

Niente Eurobond per la Difesa. «Si conosce la posizione della Germania: non siamo fan di queste idee». Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ribadisce ai giornalisti al termine del Consiglio europeo quello che ha spiegato ai leader Ue, ovvero che Berlino non è favorevole a creare debito comune per finanziare la difesa europea. Il presidente francese Emmanuel Macron ieri ha ammesso che gli eurobond «creano alcune difficoltà», parlando in contemporanea con Scholz. Ma non è pessimista: «Bisogna definire degli strumenti innovativi per poter raccogliere fondi sui mercati per finanziare gli sforzi militari in maniera più massiccia». Gentiloni: ai fondi penserà la prossima Commissione.
Francesca Basso sul Corriere

Disgelo con Macron. Il sostegno all’Ucraina, la crisi in Medioriente ma anche la Difesa comune e gli aiuti agli agricoltori: sono questi i contenuti del faccia a faccia tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron. Un incontro avvenuto a margine del Consiglio europeo, che rivela la comune volontà di ridurre le distanze emerse anche recentemente, vedi l’ipotesi dell’invio di contingenti militari prospettata dal Capo dell’Eliseo e respinta da Roma. La premier: «Non condivido Orbán su Putin». E glissa sul bis di von der Leyen.
Barbara Fiammeri sul Sole

Michel: Zelensky ha ragione. «Abbiamo ascoltato il messaggio di Zelensky: lui è sempre molto duro e fa bene perché sta subendo un’aggressione e perché ha bisogno di un sostegno maggiore. Ma tra i leader Ue sento che c’è un supporto molto forte e c’è un sentimento d’urgenza circa la necessità di acquistare maggiori dotazioni militari e di usare tutti gli strumenti disponibili». Al termine della due giorni del Consiglio europeo, il presidente Charles Michel traccia un bilancio del vertice dal suo punto di vista positivo. «Abbiamo un accordo sul nuovo fondo da 5 miliardi per le armi a Kiev. Abbiamo trovato l’intesa sull’utilizzo degli extraprofitti dei beni congelati alla Russia, fino a 3 miliardi di euro quest’anno, e abbiamo aperto alla possibilità di usarli per il sostegno militare. C’è poi l’iniziativa lanciata dalla Repubblica Ceca per acquistare più munizioni e consegnarle a Kiev».
Marco Bresolin sulla Stampa

Il debito per le armi non è un pasto gratis. In un contesto d’incertezza crescente e tassi ancora elevati, aumentare il nostro debito nazionale è diventato un problema. Ma non c’è da preoccuparsi. La soluzione è già stata trovata. Si chiama debito europeo. Non c’è componente della maggioranza ma anche dell’opposizione che – in questi giorni – non faccia riferimento a questo nuovo strumento. Ma la creazione di un debito comune richiede l’adozione di entrate comuni. In altre parole, gli Stati devono essere disposti a cedere una parte della loro politica di bilancio alle istituzioni europee. Chi oggi chiede debito europeo dovrebbe spiegarlo. Invece di presentarlo come il solito pasto gratis.
Veronica De Romanis sulla Stampa

Europa divisa su grano e armi. Oltre agli Eurobond per la Difesa, in stallo, il Consiglio europeo ha lasciato altre due pentole prive di coperchi. Gli extraprofitti generati dai beni congelati alla Russia e l’accordo che dovrebbe prorogare l’esenzione dei dazi sui prodotti agricoli ucraini. Per cancellare i condizionali restano alcuni ostacoli. Budapest non vuole destinare i ricavi per sostenere militarmente Kiev. L’Ue decisa invece a bloccare le importazioni di grano di Mosca.
Marco Bresolin sulla Stampa

Difesa comune? Non siamo pronti. I tempi per una Difesa europea sono maturi? Evidentemente no, come è stato mostrato (una volta di più) dal Consiglio europeo che si è concluso ieri. Del resto, considerando l’attuale quadro politico in cui si trova l’Ue, era difficile attendersi «svolte» storiche: non solo le divergenze di vedute tra gli Stati membri ma anche l’imminenza delle elezioni in programma a giugno – che, di fatto, renderà impossibile qualunque riforma radicale almeno fino alla fine dell’anno – avrebbero dovuto obbligare gli osservatori a mantenere basse le aspettative.
Giovanni Castellaneta sul Giornale

Autarchia russa. Con una decisione di stampo autarchico la Russia ha sviluppato un’alternativa alla materia prima per la produzione di polvere da sparo. Dal cotone è passata a un mix di lino e canapa che avrebbe una resa equivalente. Questo perché, con la perdita delle repubbliche centrasiatiche, Mosca non coltiva più cotone in casa e non voleva dipendere da fornitori esteri. Il progetto era stato concepito una decina di anni fa ed è un’ulteriore conferma che, dopo l’annessione della Crimea e le prime sanzioni, il Cremlino ha cominciato a gettare le basi della sua economia di guerra.
Giordano Stabile sulla Stampa

Ue sul piede di guerra. Il progetto Main Ground Combat System (Mgcs) sostituirà il Leopard tedesco e il Leclerc francese. L’Mgcs, nota il Financial Times, “si aggiunge a un altro progetto di armamenti franco-tedesco, l’aereo da caccia Future Combat Air System (Fcas). E mentre la Francia assume la guida di questo attraverso il costruttore Dassault Aviation, la Germania guiderà il progetto Mgcs, con Knds e Rheinmetall. La produzione militare e l’industria bellica sono il cuore di questa svolta politica. E questo vale anche per l’Italia dove Leonardo scalpita e ha un ruolo non indifferente.
Salvatore Cannavò sul Fatto

Riarmo globale. Ieri sull’isola principale di Okinawa, nel sud del Giappone, le Forze di autodifesa giapponesi hanno attivato la prima batteria di missili antinave da terra della prefettura più meridionale dell’arcipelago. L’America sta aumentando le sue capacità d’integrazione con altre Forze armate di paesi alleati e, come nel caso del Giappone, ha bisogno di mostrarsi sempre di più un alleato credibile sul piano della Difesa. Domenica scorsa dalla base aerea americana di Andersen, sull’isola di Guam, nel Pacifico, è decollato un bombardiere B-52 che ha lanciato “un prototipo completo di missile ipersonico operativo”.
Giulia Pompili sul Foglio

L’oro di Macron. L’Italia ha bisogno della Francia per le politiche sui migranti e sul debito, la Francia dell’Italia se vuol portare avanti il progetto di una difesa comune. Le alleanze tra Leonardo e Thales sono state positive e i missili della MBDA filano che è una meraviglia. Nonostante le sue debolezze e le arretratezze, il potenziale militare italiano (industria compresa) viene subito dopo quello britannico e francese, precede la Spagna e la Germania che pure sta facendo passi da gigante. Tra i gruppi della difesa europei che più hanno guadagnato in borsa nell’ultimo anno, Leonardo è al top insieme alla britannica Bae Systems, alla tedesca Rheinmetall e alla svedese Saab.
Stefano Cingolani sul Foglio

L’Italia nicchia. Rimandare la decisione sugli eurobond per la Difesa a dopo le Europee: se i 27 ieri di fatto non sono arrivati a una posizione comune sul tema, in Italia la questione è quantomeno altrettanto problematica. Perché la guerra è conclamata, il Consiglio europeo non si è praticamente occupato di altro, ma una posizione netta su come affrontarla da ora in poi, si scontra, da una parte con i calcoli elettorali, dall’altra con la volontà di rimanere sul carro dei più forti, a livello internazionale.
Wanda Marra sul Fatto

Eurobond. Tremonti: «Proposi i titoli per l’industria militare nel 2003. Ma non si può ragionare di finanza e basta: così ci resterà solo un piano di garanzie».
Alessandro Rico sulla Verità

Una Bei per le armi. Il presidente francese Macron la chiama «rivoluzione copernicana»: è il fatto che gli europei ora affermino «il principio che bisogna produrre di più e costruire la propria industria della difesa che ci permetta di rifornirci». Il Consiglio europeo concluso ieri a Bruxelles spinge l’Unione a attrezzarsi per una guerra vera, e tra gli strumenti da mettere in campo, oltre agli eurobond per la difesa su cui ancora si discute (Germania contraria) e all’utilizzo degli extraprofitti degli asset russi (contrario Orbán), i leader dei 27 hanno chiesto alla Bei di adattare la sua politica al settore della sicurezza e della difesa. In una lettera 14 stati membri chiedono in modo esplicito alla presidente della Banca di sostenere l’aumento dei finanziamenti per l’industria bellica made in Europe. I big tra i firmatari sono Francia, Germania e Italia.
Andrea Valdambrini sul Manifesto

Droni. Ieri si è svolta la prima delle due giornate che il dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Sassari ha dedicato ai droni e allo spazio: “Ai confini del diritto della navigazione e dei trasporti”. Ad attendere i tanti ospiti, un picchetto degli studenti che stigmatizzava la presenza dei dirigenti di Leonardo all’interno dell’università. La deputata Barbara Polo, membro della commissione difesa della Camera, si è scusata con il senior vice president di Leonardo Paolo Solferino per un’accoglienza che ha definito “folcloristica’”. Il progetto “Small UAS in multiple and cooperative configuration”, finanziato da Leonardo, vede l’Università di Sassari impegnata a inserire l’utilizzo dei droni in mansioni di rilevanza civile, come l’utilizzo di questi strumenti in agricoltura o nei trasporti di persone e attrezzature mediche. Una collaborazione fotografata dallo stesso Paolo Solferino: «Abbiamo ricavato tanti vantaggi dalla collaborazione con l’Università di Sassari che ci permetterà di potenziare le nostre competenze nell’uso dei droni quando, ad esempio, si tratterà di combattere gli incendi o di soccorrere i dispersi in mare e anche quando sarà l’intelligenza artificiale a comandare il volo di questi apparecchi che dovranno essere normali da nuove regole. Ovviamente siamo anche orgogliosi di collaborare con le forze armate».
Claudio Zoccheddu sulla Nuova Sardegna

Spazioaperto a Grottaglie. Un hangar da 8mila metri quadrati che può ospitare uno dei più grandi aerei in circolazione come il Boeing 747-8. E in prospettiva il White Knight Two, utilizzato per lanciare fra le stelle la navicella Spaceship Two della Virgin Galactic. Poi un museo, un centro di ricerca e un incubatore per le startup dell’aerospazio. Comincia a prendere forma lo Spazioporto di Grottaglie, almeno sulle tavole del progetto firmato da AdR Ingegneria, Proger, Rina Consulting e lo studio dell’architetto Camerana, l’associazione temporanea di imprese che si è aggiudicata la gara per la progettazione esecutiva della struttura da circa 70 milioni di euro. Il rendering dello Spazioporto, l’unica rampa di lancio per i voli suborbitali in Italia, è stato svelato in occasione dell’ultima giornata della fiera dell’aerospazio di Grottaglie, il Mam.
Cenzio Di Zanni su Repubblica Bari

Aerospazio Forli. «Forlì, la città del volo, punta a diventare la città dello spazio, per coniugare il mondo della ricerca e quello dell’imprenditoria di questa regione». Il sindaco della città romagnola, Gian Luca Zattini, usa parole semplici che ben sintetizzano un’intera giornata di lavori che ieri si è snodata tra Bologna, dove nella mattinata si è tenuto un incontro su fondi Ue e corsi per l’aerospazio, e il castello forlivese della Rocca delle Caminate, che ospita il Tecnopolo e il centro di ricerca Ciri Aerospace dell’Alma Mater. Qui imprese, università e istituzioni nazionali hanno gettato le basi di una nuova politica industriale per l’aerospazio in Emilia-Romagna.
Ilaria Vesentini sul Sole

Nomine. In centinaia di partecipate pubbliche via al giro di poltrone: ora si vedrà se Meloni ha la stessa forza di un anno fa rispetto a Tajani e Salvini. Il pezzo forte è la Cassa depositi e prestiti, già opzionata da Fratelli d’Italia. Da tempo sono insistenti le voci che vorrebbero un ritorno di Antonino Turicchi al posto di Dario Scannapieco. Poi c’è Invimit, che da due mandati è presieduta da un ex parlamentare leghista, Trifone Altieri. Il quale, fra l’altro, occupa anche un posto nel cda di Leonardo. Potrà ragionevolmente conservare la poltrona che gli era stata confermata al tempo del governo di Mario Draghi, al quale convintamente partecipava anche la Lega?
Sergio Rizzo su Milano Finanza

Banda larga in ritardo. Servirà una misura eccezionale per salvare uno dei progetti centrali del Pnrr, la gara “Italia a i giga” per l’estensione della copertura della banda ultralarga. Dopo diverse riunioni, che hanno anche evidenziato una spaccatura in seno all’esecutivo, alla fine è stato elaborato un emendamento condiviso che dovrebbe essere depositato all’inizio di aprile in commissione Bilancio alla Camera, dov’è in esame il Dl Pnrr. Il testo serve a mettere in salvo i lotti di Open Fiber, che è in netto ritardo rispetto alla tabella di marcia, ma ovviamente ha valenza generale cioè sulla carta interessa anche l’altro aggiudicatario, Tim-Fibercop.
Carmine Fotina sul Sole

Cyber. La capacità di «resistere e rispondere agli attacchi informatici è cresciuta tantissimo, sin da prima del Covid». I rapidi sviluppi tecnologici stanno alterando profondamente il panorama delle minacce, che non cessa di divenire sempre più esteso e complesso, ma di pari passo «si diffonde la consapevolezza di tali rischi». Quasi più nel settore pubblico che privato, spiega Andrea Ferrazzi, cybersecurity business unit director e ciso del gruppo Maticmind, che dal 2005 progetta, integra e gestisce soluzioni tecnologiche innovative. Eppure nel 2023 rispetto al 2022 gli attacchi informatici hanno colpito nel 60% dei casi soggetti pubblici, in crescita di 17 punti.
Silvia Valente su Milano Finanza

ECONOMIA

Pnrr. La maggioranza si schiera contro “il metodo Fitto” sul Pnrr. Contesta la stretta nei confronti di Regioni, province e Comuni. Eccessiva e non condivisa, nel giudizio che viene fuori dagli emendamenti depositati in commissione Bilancio, alla Camera, dove è in corso l’esame del decreto chiamato ad attuare il nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza da 194,4 miliardi.
Giuseppe Colombo su Repubblica

L’Italia investe più della Germania. Dal 2016 in poi gli investimenti in Italia sono aumentati del 35,7% contro il 4,5% della Germania, una spinta che ha consentito al nostro Paese di recuperare il ritardo accumulato in precedenza. Dal 2008 al 2023, infatti, erano cresciuti solo del 5,3% contro il più 14,9% di quelli tedeschi. I motori di questa accelerazione sono stati Industria 4.0 prima e poi il Superbonus. Una nuova spinta arriverà dal Pnrr. Finora la capacità di spesa dei fondi del Recovery Plan messa in campo dall’Italia è stata piuttosto bassa ma, se la tabella di marcia dei progetti verrà rispettata, l’impatto sulla ripresa sarà positivo.
Valentina Iorio sul Corriere

Gap. Per gli operatori serve pianificare gli investimenti sulle opere strategiche. È una delle leve indicate dal position paper di Confindustria e su cui anche le imprese, intervenute ieri al convegno di presentazione del documento, hanno insistito molto: occorre promuovere una gestione del settore idrico secondo criteri industriali.
Celestina Dominelli sul Sole

Landini. Una spinta agli investimenti per affrontare la transizione ecologica e digitale, e anche per rafforzare sanità e scuola pubblica, recuperando risorse dalla lotta all’evasione. Anche dalla raccolta della previdenza complementare, inoltre, può arrivare il sostegno all’ammodernamento infrastrutturale, favorendo l’aggregazione delle imprese. Il leader della Cgil, Maurizio Landini, indica la sua ricetta per lo sviluppo che non esclude una riflessione sull’utilizzo del risparmio degli italiani, eventualmente attraverso specifici veicoli finanziari. Una delle priorità resta comunque l’aumento delle retribuzioni.
Giorgio Pogliotti sul Sole

Bombassei. «Bisogna riconquistare la rappresentatività dell’industria italiana. Serve un vero imprenditore, credibile»: così Alberto Bombassei, presidente emerito di Brembo, già numero uno di Federmeccanica, due volte vicepresidente di Confindustria con delega alle relazioni industriali, prima con Montezemolo e poi con Marcegaglia, e poi candidato alla guida di viale dell’Astronomia, battuto di misura da Giorgio Squinzi.
Diego Longhin su Repubblica

Rete colabrodo. Nonostante l’incalzare della siccità molto di quanto previsto per migliorare la gestione idrica resta sulla carta. I dati Istat dicono che negli acquedotti si spreca il 42% dell’erogato. E se il Nord quest’anno evita l’emergenza grazie alle nevicate e alle piogge, non altrettanto possono dire Centro e Sud. In Sicilia è già crisi. E proprio nella giornata mondiale dell’acqua, il bonus del governo si riduce dal 50 ad appena il 6,4%.
Luca Orlando sul Sole

Lo stipendio di Brunetta. Grazie al comma 4 dell’articolo 10, inserito nel decreto Pnrr all’esame della Camera, Renato Brunetta potrebbe presto cumulare la pensione con uno stipendio da 240mila euro lordi, quello del Presidente della Repubblica, il massimo consentito nello Stato. La norma, spuntata nel decreto di Fitto, prepara la strada giuridica al ritorno della retribuzione al presidente del Cnel e ai suoi consiglieri, anche se pensionati.
Valentina Conte su Repubblica

Tim e Vivendi. Vivendi si prepara a giocare la partita più delirata della dolorosissima campagna d’Italia. Contabilizzate, almeno in parte, le pesanti perdite degli investimenti in Tim (23,75%) e MediaforEurope (22,9%), per il colosso francese si paleserà a stretto giro un bivio importante per il futuro di entrambe le partecipazioni. In Tim c’è un passaggio certo e riguarda la partita delle nomine che potrebbe consentire ai francesi, forti della posizione di primo sodo nel capitale del gruppo, di decidere di tomare o meno ad avere un ruolo attivo nel futuro della società Tlc. Su Mediaset, Vivendi dovrà decidere se seguire il progressivo avvicinamento del gruppo italiano a Prosiebiensat o tirarsi fuori.
Andrea Biondi sul Sole

Fs in Europa. Il gruppo Fs ha realizzato 40 miliardi di investimenti in 3 anni per la rete. L’alta velocità punta al collegamento con le capitali europee. L’Italia può essere l’hub logistico del Mediterraneo. Per l’Ad Luigi Ferraris il bilancio del suo triennio è già lusinghiero: «Nelle sole infrastrutture Ferrovie ha bandito 1.188 gare muovendo un controvalore di 53 miliardi di euro dal 2021».
Janina Landau su Milano Finanza

Sfumano i cinesi. Stellantis non conferma e ribadisce che non ci sono ancora annunci ufficiali ma, secondo quanto hanno detto due fonti alla Reuters, non sarebbe Mirafiori lo stabilimento scelto per produrre le vetture elettriche della cinese Leapmotor (di cui Stellantis detiene il 21%). Si era parlato di 150mila auto che avrebbero potuto risollevare l’occupazione nella fabbrica torinese. Invece la produzione delle citycar elettriche dovrebbe partire a Tychy, in Polonia, già nel II trimestre, utilizzando la tecnica “semi-knocked down” (Skd), che consiste nel trasformare kit parzialmente assemblati in veicoli finiti.
Claudia Luise sulla Stampa

POLITICA MONDO

Sequestro. Biden pretende il sequestro di 330 miliardi di asset russi. Il desiderio degli Usa rischia di infrangersi contro l’opposizione di Francia e Germania. Che temono ripercussioni sul sistema bancario europeo. Grana grossa per la Meloni.
Tommaso Ciriaco su Repubblica

Disgelo con Macron. Meloni lo ammette apertamente, mancano le risorse. Se Zelensky si sente umiliato perché non ha munizioni a sufficienza, la titubanza finanziaria del Consiglio europeo rimarca che l’Ue è ancora alla ricerca di una strada chiara non solo per alzare in modo strutturale gli aiuti a Kiev, ma anche per eliminare le sovrapposizioni e le disfunzionalità dell’assetto della difesa europea, cominciando a puntare in modo deciso sulla possibilità di finanziare sul mercato, con eurobond appositi.
Marco Galluzzo sul Corriere

La logica di Macron. Ieri Emmanuel Macron e Giorgia Meloni si sono incontrati a margine dei lavori del Consiglio europeo e insieme hanno ribadito che “è fondamentale l’unità europea nel sostegno a Kyiv e per arrivare a una pace giusta”. Questa affermazione non è in contraddizione con la proposta del presidente francese di mandare contingenti europei in Ucraina per scongiurare una vittoria russa, a cui pure ha fatto seguito un forte coro di dissenso.
Andrea Gilli sul Foglio

Strage a Mosca. Rivendicazione dell’Isis. Un commando apre il fuoco in un teatro, decine di morti. Irruzione di 4 uomini: prima il massacro, poi l’incendio che fa crollare il tetto. L’Ucraina: «Noi non c’entriamo». Dagli Usa conferme alla pista jihadista.
Fabrizio Dragosei sul Corriere

Legge marziale. Andrei Nechaev, 71 anni, sa troppo bene come funziona il sistema: è stato ministro dell’Economia del governo di Viktor Chernomyrdin, negli anni ’90. Oggi è il più stretto collaboratore di Boris Nadezhdin, il candidato alle Presidenziali che aveva raccolto ampi consensi con la sua posizione contro la guerra. In risposta alla strage di ieri – avverte -, il Cremlino potrebbe stringere ancora di più le viti sul dissenso e sulla società russa in generale, forse con una sorta di applicazione della legge marziale.
Federico Fubini sul Corriere

Inferno Isis. Almeno 62 persone sono rimaste uccise e un centinaio ferite nell’attacco terroristico alla Crocus City Hall, a Krasnogorsk, nella periferia Nord della capitale russa. L’attentato è stato rivendicato dall’Isis. Intorno alle 20 locali, le 18 italiane, quattro o cinque uomini armati hanno sparato al personale di sicurezza, poi sono entrati nella sala concerti del centro commerciale dove era attesa a brevissimo l’esibizione del gruppo rock russo Picnic e hanno puntato i fucili contro gli spettatori.
Ricacrdo Ricci su Repubblica

Pugno di ferro. La minaccia jihadista diventata un incubo dopo l’intervento russo in Siria nel 2015 a sostegno delle forze del presidente Assad. Stavolta la rivendicazione arriva dallo Stato Islamico e mette a tacere le accuse incrociate e il moltiplicarsi di ipotesi di una “vendetta ucraina” odi un’operazione russa sotto falsa bandiera.
Rosalba Castelletti su Repubblica

Matrice jihadista fasulla. Ex consigliere di Vladimir Putin e suo fervente sostenitore, Sergey Markov è un politologo ben connesso con i vertici del potere di Mosca. Gli autori dell’attentato di ieri, spiega, «avevano le sembianze di islamisti. Ma bisogna dire che ora la Russia non è in conflitto con nessun gruppo musulmano, ha delle ottime relazioni con tutti i Paesi musulmani. Questo fa sospettare che l’attentato potrebbe essere stato organizzato da Kyiv, da Zelensky, con l’obiettivo di garantire forniture di armi in grandi quantità all’Ucraina. Il piano era organizzare un’azione terroristica utilizzando persone che appaiono come terroristi islamici, come caucasici con le barbe nere».
Giovanni Pigni sulla Stampa

Repressione. Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi internazionali, mette in guardia: «Le ipotesi sono diverse ed è ancora troppo presto per capire, ma una cosa è certa: per Putin è il pretesto di un ulteriore giro di vite repressivo». Poche ore dopo la strage lo Stato Islamico ha rivendicato la responsabilità dell’attacco terroristico nella sala concerti Crocus con un comunicato su Telegram, ma tutte le ipotesi restano in campo.
Francesca Pierantozzi sul Messaggero

Putin si scopre fragile. Cinque giorni dopo il voto che lo ha incoronato ancora una volta presidente della Russia, Vladimir Putin affronta il primo grande snodo del suo nuovo mandato. L’attacco alla Crocus City Hall di Krasnogorsk, a nordovest di Mosca, è un test cruciale per il capo del Cremlino. Putin ha sempre voluto dare all’opinione pubblica russa il senso di sicurezza, una stabilità ottenuta anche attraverso una repressione sempre più meticolosa. Ma, adesso, la “fortezza Russia” non appare più così impenetrabile.
Lorenzo Vita sul Messaggero

La foto di Giorgia. Viene dalla Russia di Vladimir Putin, secondo fonti dei nostri servizi, l’ultima campagna diffamatoria ai danni della nostra presidente del Consiglio. La quale, colpevole agli occhi del Cremlino di aver preso chiara posizione a livello nazionale e internazionale contro la Russia e a sostegno dell’Ucraina, merita evidentemente un’operazione in grande stile per demolirne l’immagine e la credibilità.
Roberto Fabbri sul Giornale

Niente truppe. «Oggi se fai parte di alleanze internazionali come la Nato devi averne i vantaggi ma anche gli oneri. Non basta rispettare gli impegni. Di fronte alla situazione internazionale di oggi l’esigenza di una difesa europea è urgentissima. Difesa comune europea alleata con la Nato ma in grado di scendere in campo all’occorrenza». Così il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Hoara Borselli sul Giornale

Trump sblocca tre miliardi. L’azienda di Donald Trump che si occupa di social media sarà quotata in borsa dopo che gli azionisti di una società in bianco hanno approvato l’accordo, sbloccando un potenziale guadagno di oltre 3 miliardi di dollari per l’ex presidente degli Stati Uniti che cerca di coprire le enormi responsabilità legali. Trump Media e Technology Group, la società dietro il suo sito Truth Social, si quoterà la prossima settimana al Nasdaq con il simbolo DJT, le iniziali di Trump.
Alia Ortenca sul Financial Times

POLITICA ITALIA

Candidata. Elly Schlein pensa di candidarsi alle Europee ma non capolista, bensì terza nella lista. Con un’unica eccezione: guidare il Pd nelle Isole, cioè Sicilia e Sardegna, la circoscrizione più trascurata. Per ora è una ipotesi, dal momento che il cantiere delle candidature è aperto. Però nel partito le quotazioni di una corsa della segretaria alle elezioni di giugno vengono date come molto alte.
Giovanna Casadio su Repubblica

007. Il «terzo uomo» è un classico delle spy-stories ma è anche l’ipotesi che aleggia sulla decisione di Giorgia Meloni, chiamata a scegliere il sostituto di Mario Parente alla guida dell’Aisi, l’Agenzia dei servizi segreti interni. La nomina del prossimo direttore dell’intelligence avverrà a cavallo tra le Europee e il vertice del G7.
Francesco Verderami sul Corriere

La trincea di Salvini. La doppia missione del vicepremier all’evento del gruppo politico sovranista: ridefinire la strategia globale della Lega e ricompattarla dopo i flop elettorali Zaia diserta per inaugurare una palestra. Ma la doccia fredda arriva da Le Pen che sarà presente solo in video. “Matteo sulla Russia ha sbagliato”.
Francesco Moscatelli sulla Stampa

Paglia è prezioso. Guido Paglia ha dimostrato che l’attaccamento all’azienda e la responsabilità che un dirigente deve avere per il suo miglior andamento venivano per lui prima di ogni altra considerazione o appartenenza.
Claudio Petruccioli su Libero

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