RASSEGNA STAMPA DEL 20 APRILE

SICUREZZA

*La lunga marcia della difesa europea.* Se, come ha ironicamente affermato Georges Clemenceau, “la guerra è una questione troppo seria per essere lasciata ai militari”, bisognerebbe vedere se le aziende possono intervenire in merito. Perché, come ha affermato l’Istituto Internazionale per gli Studi Strategici (IISS), siamo entrati “nell’era dell’incertezza”: l’industria degli armamenti si prepara a vivere la sua prossima età dell’oro. La geopolitica ha cambiato le priorità. La spesa statale per questa voce è salita alle stelle. Raggiungerà i 2.240 miliardi di dollari a livello mondiale in termini reali nel 2022 (dati istituto SIPRI). Sì, l’Europa indossa la divisa, con un incremento annuo del 13%, il più alto da 30 anni La domanda di armi cresce, la produzione non riesce a tenere il passo e le azioni salgono alle stelle in borsa Francia o Germania fanno affari in Medio Oriente, ma poi chiedono una riduzione della tensione con una cifra complessiva (345.000 milioni di dollari) che i paesi dell’Europa occidentale non sborsavano dai tempi della guerra fredda, prima del fatidico 1989. Le prospettive economiche per le imprese di questo settore sono buone, perché nel complesso i paesi europei non È arrivato al punto di destinare il 2% del PIL alla difesa, qualcosa che la Polonia e i paesi baltici sono riusciti a ottenere, dopo l’attacco della Russia all’Ucraina. C’è spazio per crescere. Nel mercato, sono gli Usa a distribuire le carte (e le armi). È il più grande fornitore mondiale di armi, con una quota del 42%
_Piergiorgio Sandri su Vanguardia Dinero_

*Thales.* Jesús Sanchez Bargos dirige da 11 anni la divisione spagnola della multinazionale francese Thales. Con un organico di 1.800 dipendenti che quest’anno resteranno 1.100 dopo la cessione totale dell’area trasporti a Hitachi. L’obiettivo è concentrarsi sul business della difesa. L’azienda ha chiuso il 2023 con un portafoglio ordini di 300 milioni. La sua tabella di marcia prevede l’implementazione di sinergie nel settore per procedere verso una vera difesa dell’Europa. Cos’è “Thales” e dove è diretto? È il leader tecnologico europeo, sia nella difesa che nella sicurezza digitale, che ha una strategia molto chiara: utilizzare le proprie capacità per riutilizzarle in ambito civile e militare. Dopo il covid abbiamo visto una crescita nel settore aerospaziale e aeronautico. Ora stiamo sviluppando prodotti pensando ai prossimi decenni.
_Fernando Valls su Vanguardia Dinero_

*60 miliardi di aiuti all’Ucraina dagli Usa.* Il Congresso degli Stati Uniti ha dato il via libera a un pacchetto di aiuti da 95 miliardi di dollari, sostenuto bipartisan, per aiutare l’Ucraina nella lotta contro l’invasione russa e per la sicurezza di Israele e Taiwan. La Camera, a maggioranza repubblicana, ha superato l’opposizione dei conservatori legati a Donald Trump, e si prevede che il Senato approvi anch’esso rapidamente la misura. Il presidente ucraino Zelensky e il segretario generale della NATO Stoltenberg hanno espresso gratitudine e soddisfazione per l’assistenza, ritenuta fondamentale per la sicurezza globale. Il pacchetto comprende fondi significativi per l’Ucraina, Israele e assistenza in materia di sicurezza per Taiwan, ed è previsto anche l’uso di asset russi sequestrati a sostegno dell’Ucraina. Nonostante le critiche sulle implicazioni finanziarie da parte di alcuni membri del Congresso, il Pentagono è pronto a spedire equipaggiamenti militari in breve tempo
_Luca Veronese su Sole 24 Ore_

*L’Ue detta la linea.* Robert Habeck, vice cancelliere e ministro dell’Economia tedesco, rappresenta il cambiamento della politica occidentale e europea riguardo alla guerra in Ucraina, testimoniato dal suo appello per un maggiore impegno nell’invio di armi al paese assediato. Gli Stati Uniti hanno sbloccato un pacchetto di aiuti da 61 miliardi di dollari che si sommano ai 50 miliardi di euro dell’UE e agli aiuti europei, con la Polonia pronta a trasferire le armi in Ucraina dopo il voto. Mentre alcuni armamenti specializzati come i missili antiaerei, cruciali per la difesa ucraina, sono una forza degli USA, l’Europa affronta sfide di compatibilità e produzione. Nonostante la stanchezza, l’Ucraina, supportata da aiuti internazionali, si prepara a ribaltare l’equilibrio sul campo e investe nella produzione bellica nazionale per ridurre la dipendenza dagli aiuti esteri
_Anna Zafesova su Stampa_

*Lo strapotere dei russi torna in discussione.* L’invio di un pacchetto di aiuti militari da parte degli Stati Uniti all’Ucraina potrebbe ribaltare il predominio russo nel conflitto in corso. Il pacchetto, rapidamente approvato al Congresso, è “ready to go” e pronto alla consegna in Ucraina, includendo sistemi Patriot per l’intercettazione di missili, Himars e Atacms a medio raggio e munizioni da 155 millimetri per l’artiglieria. Nel frattempo, le città ucraine hanno sofferto a causa del limitato numero di sistemi antimissile disponibili, con attacchi russi che hanno anche colpito vicino a incontri ufficiali e distrutto infrastrutture essenziali. La consegna degli aiuti americani, del valore di 61 miliardi di dollari, promette di equilibrare lo squilibrio nella potenza di fuoco tra Ucraina e Russia e di rafforzare la difesa ucraina nelle zone del fronte come il Donbass. Inoltre, altri piani, come l’”iniziativa ceca”, prevedono l’acquisto di ulteriori munizioni da paesi terzi per supportare ulteriormente l’Ucraina
_Daniele Raineri su Repubblica_

*Aprire all’invio delle armi a lunga gittata.* Kurt Volker, ex ambasciatore USA alla NATO, sottolinea l’importanza degli aiuti militari all’Ucraina, soprattutto per quanto riguarda le armi a lunga gittata, per contrastare l’avanzata russa e colpire le retrovie logistiche di Mosca. Secondo lui, la vera svolta nel conflitto si verificherà dopo le presidenziali americane, quando Putin dovrà riconsiderare la sua strategia in seguito al mantenimento dell’impegno americano verso Kiev, indipendentemente dall’esito delle elezioni. Volker prevede una stabilizzazione del fronte piuttosto che una nuova offensiva su larga scala da parte dell’Ucraina, che potrebbe portare a eventuali azioni mirate e aprire la porta a una soluzione diplomatica al conflitto, una volta che il costo del conflitto diventi insostenibile per Mosca
_Paolo Mastrolilli su Repubblica_

*Droni ucraini.* In Ucraina si sta sviluppando un robusto programma di droni da attacco profondo, con tecnici che assemblano sofisticati droni a lungo raggio, in grado di colpire obiettivi fino alla Siberia. L’iniziativa, una risposta alla riluttanza occidentale a fornire armi a lungo raggio, ha visto centinaia di milioni di investimenti, dando vita ad almeno sei aziende che producono droni di questo tipo e causando notevoli interruzioni alle infrastrutture russe. Nonostante la Casa Bianca abbia esortato l’Ucraina a cessare gli attacchi a causa delle preoccupazioni per l’escalation delle tensioni e le potenziali ritorsioni, l’Ucraina continua le sue operazioni, spesso adattando le priorità degli obiettivi. Un funzionario dell’intelligence coinvolto nel programma non riferisce di alcun cambiamento nelle direttive e alcuni rappresentanti americani sembrano tacitamente sostenere l’uso continuato dei droni. Un produttore di droni suggerisce che il programma crescerà, enfatizzando una risposta reciproca all’aggressione russa.
_su Economist_

*M346.* I dirigenti di Textron e Leonardo puntano sul velivolo M-346 dell’azienda italiana e sulla sua “esperienza reale” per aggiudicarsi il diritto di fornire alla Marina statunitense il suo addestratore di nuova generazione. Le due aziende hanno annunciato lo scorso settembre la loro intenzione di puntare al prossimo programma di addestramento, dove probabilmente dovranno competere con il T-7A della Boeing e al T-50 della Lockheed Martin-KAI
_su FORMICHE.NET_

*Cingolani da remoto.*Roberto Cingolani, a causa di motivi di sicurezza, è intervenuto da remoto al Feuromed-Festival Euromediterraneo dell’Economia. La non collaborazione con il Medio Oriente degli atenei italiani anima il dibattito politico. Il Ministro dell’Università, Annamaria Bernini, esprime vicinanza e profondo sconcerto.
_su Tgr Campania_

*Preoccupa Blinken l’intesa Cina Russia.* Il segretario di Stato USA Antony Blinken visiterà Pechino e Shanghai da mercoledì a venerdì per discutere temi di reciproco interesse e tensioni geopolitiche. Durante il recente summit del G7, ha evidenziato la complicata relazione con Pechino, soprattutto riguardo il sostegno cinese a Putin nella guerra in Ucraina. La collaborazione militare tra Cina e Russia in ambiti come la fornitura di droni e componenti militari preoccupa gli Stati Uniti, che intenzionano intraprendere azioni contro le aziende cinesi che minacciano gli interessi occidentali. L’intelligence USA ha rivelato un’intensificata attività economica e tecnologica tra Cina e Russia, con implicazioni per la sicurezza delle reti satellitari e a supporto del conflitto in Ucraina. La diplomazia viene sottolineata come strumento per gestire le dinamiche internazionali e affrontare la questione del sostegno cinese alla Russia
_Alberto Simoni su Stampa_

ECONOMIA & FINANZA DALL’ITALIA E DAL MONDO

*Borse giù.* Le borse europee affrontano un periodo di calo degli utili con un decremento stimato del 12%, ma l’Italia mostra tenuta grazie al settore bancario e finanziario. Nonostante la quarta battuta d’arresto consecutiva per i profitti delle aziende, il mercato si aspetta una ripresa nel 2024. In Italia, i settori industriali e le aziende legate alla Cina soffrono, mentre si prevede una crescita del 0,2% per le società quotate a Piazza Affari. Intermonte prevede una situazione positiva che si rispecchia nel buon andamento della Borsa italiana, evidenziando la possibilità di revisioni future delle aspettative di crescita dei profitti. Nel frattempo, l’attenzione si concentra sui risultati delle banche e la loro capacità di mantenere la crescita del margine d’interesse legato al rialzo dei tassi.
_Maximilian Cellino su Sole 24 Ore_

*Motore.* Dario Scannapieco, CEO di Cassa depositi e prestiti (Cdp) dal 2021 e civil servant di lunga data, riflette sui successi ottenuti dalla Cdp, che ha contribuito al finanziamento di 60.000 imprese e 2.400 enti pubblici, stimolando la crescita del PIL. Nel biennio 2022-23, Cdp ha generato 1,6 punti di PIL e chiuso il 2023 con un utile record di oltre 3 miliardi, grazie all’aumento dei tassi d’interesse e ad una gestione attenta dei costi. Scannapieco esprime ottimismo sull’effetto delle riforme introdotte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e sulla capacità dell’Italia di diventare più competitiva. Cdp ha anche un ruolo di primo piano nell’espansione della rete di fibra ottica tramite Open Fiber, nonostante alcune sfide. Infine, il CEO mostra interesse ad essere riconfermato al termine del mandato, ribadendo il suo impegno come civil servant e l’importanza di continuare a supportare la crescita economica del paese.
_Enrico Marro su Corriere della Sera_

*Le forzature sul Pnrr.* Il decreto Purr, inizialmente pensato per attivare il nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) dopo l’approvazione della sua revisione da parte dell’UE, si è trasformato in una raccolta di misure diverse e spesso non correlate al Pnrr stesso. La Commissione europea ha criticato inserimenti quali l’autorizzazione per le associazioni pro-life di operare nei consultori, mentre parlamentari di diverse forze politiche hanno utilizzato il decreto per fare concessioni a vari settori, come la modifica delle norme sui pignoramenti o la notifica telematica di atti civili e amministrativi. Norme estranee al Pnrr, come la costruzione di un hub logistico a Alessandria o la stipulazione di contratti a termine in ambito sanitario oltre i limiti attuali, sono state incluse nel decreto. Inoltre, all’interno del provvedimento si trovano finanziamenti per la costruzione di strutture per migranti in Albania, evidenziando una pratica di utilizzo del decreto come un “container omnibus” per varie misure, in dissonanza con le intenzioni originali del Pnrr
_Giuseppe Colombo su Repubblica_

*In bilico.* Biagio Mazzotta, l’attuale Ragioniere Generale dello Stato, sembra avvicinarsi alla fine del suo mandato a fronte delle controversie legate alla gestione e al controllo dei costi riguardanti il Superbonus e il Bonus facciate, che hanno causato un’impennata delle spese pubbliche ben al di là delle stime iniziali. Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non ha preso posizioni nette sulla responsabilità di Mazzotta nonostante la pressione della stampa, e attualmente non vi è un desiderio di attribuire colpe individuali dentro il Ministero. Tuttavia, la situazione problematica che si è creata, particolarmente delicata per il governo di Giorgia Meloni che sta attenzionando i fragili conti pubblici italiani, potrebbe portare Mazzotta a ricoprire posizioni alternative, come la presidenza delle Ferrovie dello Stato o altre cariche in società partecipate dal Tesoro. Le decisioni formali non sono ancora state prese, e il rinnovo delle nomine potrebbe avvenire solo dopo le elezioni europee, offrendo un margine temporale prima di eventuali cambiamenti.
_Mario Sensini su Corriere della Sera_

POLITICA & CRONACA DAL MONDO

*Ricostruire Gaza.* Il piano internazionale “Palestine Emerging” propone la ricostruzione di Gaza entro il 2050 con lo sviluppo di infrastrutture quali porti, connettività terrestre, desalinizzazione ed energia rinnovabile, puntando a trasformare la regione in un’economia di livello medio. Creato a Londra da una coalizione di leader aziendali e professionisti, il progetto prevede una graduale evoluzione con priorità immediate entro il 2030 e il superamento delle barriere entro il 2040, per arrivare a benefici regionali e internazionali. La ricostruzione, tuttavia, ha due ostacoli principali: la guerra in corso che provoca morte e distruzione, e la necessità di riconoscimento di uno Stato palestinese per la realizzazione di questi piani. Inoltre, il progetto richiede un’ingente somma finanziaria, stimata in 33 miliardi di dollari per la ricostruzione delle città principali e dei campi profughi, oltre ai 18,5 miliardi per le infrastrutture già danneggiate, con la speranza che i finanziatori internazionali e la creazione del Palestinian Fund for Reconstruction and Development possano supportare il finanziamento necessario
_Ugo Tramballi su Sole 24 Ore_

*Erdogan.* Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha incontrato a Istanbul il leader di Hamas Ismail Haniyeh, suscitando l’indignazione di Israele. Erdogan ha espresso un forte sostegno alla causa palestinese e ha criticato Israele per l’oppressione dei palestinesi, promettendo di essere la voce del popolo palestinese e confrontando Hamas ai combattenti che liberarono la Turchia un secolo fa. Israele, dal suo lato, accusa la Turchia di non esercitare abbastanza pressione su Hamas. Inoltre, il Qatar, che tradizionalmente ha mediato con Hamas e ospita i suoi leader, sta considerando di ridurre il proprio ruolo di mediatore, mentre la Turchia potrebbe aspirare a diventare la nuova casa di Hamas e il nuovo mediatore, nonostante le difficili relazioni con Netanyahu. Le relazioni turco-israeliane, messe a dura prova in passato, erano migliorate nell’agosto 2022 ma sono ancora complicate dalla questione palestinese e da incidenti storici come l’assalto israeliano alla nave Mavi Marmara
_Nello del Gatto su Stampa_

*Cinque fronti.* Il confronto tra Israele e Iran si articola su cinque ambiti: azioni militari dirette come il sabotaggio di impianti nucleari iraniani da parte di Israele e attacchi a nave-madre dei pasdaran, guerra aerea con droni e missili, battaglie navali mirate a colpire navi mercantili e petroliere, scontri informatici e digitali, e una guerra di parole fatta di minacce e propaganda. Entrambe le nazioni hanno eseguito operazioni segrete senza rivendicare apertamente gli attacchi per mantenere un controllo sulla situazione e limitare l’escalation. Confronti diretti e indiretti sono diventati più frequenti, includendo anche l’utilizzo di gruppi terzi e milizie affiliate, mettendo in evidenza la complessità e la diffusione geografica del conflitto. In alcuni casi, hanno coinvolto attori non statali e hanno adottato tattiche diverse, dalle incursioni sul territorio avversario alla guerra psicologica, influenzando l’opinione pubblica e la geopolitica regionale.
_Guido Olimpio su Corriere della Sera_

*Netanyahu e Hamas responsabili.* Tom Friedman, affermato editorialista del New York Times, elogia la prudente risposta militare di Israele all’Iran, sottolineando come quest’ultima abbia dimostrato saggezza nel riconoscere l’importanza di un supporto coalizionale internazionale piuttosto che agire autonomamente. Critica però la posizione del ministro per la Sicurezza nazionale Ben Gvir, definendola “stupida” a seguito delle sue osservazioni negative sulla risposta israeliana. Friedman riguardo al conflitto israelo-palestinese, condanna l’approccio di Netanyahu nei confronti di Hamas e dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), e pure l’atteggiamento della dirigenza palestinese. Propone una soluzione tripartita che includa il cambio di leadership a Teheran, Gerusalemme e Ramallah, anche se riconosce le complessità del cambio di regime in Iran. Infine, valuta positivamente il ruolo del presidente Biden rispetto al rapporto con Israele e osserva una ripartizione di responsabilità tra Israele e Hamas nella tragedia dei civili a Gaza
_Paolo Valentino su Corriere della Sera_

*Siamo rimasti solo noi.* Gli Stati Uniti hanno deciso di ritirarsi dal Niger a seguito dei negoziati falliti con i golpisti del paese, determinando la fine delle operazioni antiterrorismo statunitensi nel Sahel. La presenza militare occidentale si riduce così alle sole truppe italiane, con il governo Meloni che intende rafforzare il ruolo italiano nella regione nel quadro del “Piano Mattei”. Questo sviluppo avviene parallelamente all’incremento della presenza russa in Niger, con invio di commandos e trattative locali per la cessione di uranio all’Iran. La base di Agadez, centro operativo cruciale per la sorveglianza di gruppi armati nel Sahel costruita dagli USA con un investimento di 100 milioni di dollari, sarà abbandonata, con Washington che cerca alternative in altre nazioni africane. L’Italia, mantenendo buoni rapporti coi generali nigerini, rimane isolata ma determinata a svolgere un ruolo chiave per gli interessi europei, con piani di aumentare il contingente e di assumersi responsabilità nelle missioni UE.
_Gianluca di Feo su Repubblica_

*Kiev.* Kiev sta rafforzando le sue difese nella provincia di Sumy per prepararsi a un’offensiva russa estiva imminente, costruendo nuove fortificazioni come parte di un progetto da un miliardo di dollari. Con il nemico a otto chilometri di distanza, i lavori procedono senza sosta per completare reti di trincee interconnesse e postazioni sotterranee che fungeranno anche da ospedali da campo. Mentre la situazione nel Donetsk si aggrava, con l’esercito russo che sembra favorito dall’eccesso di artiglieria rispetto alle forze ucraine, alcuni esprimono timori di un possibile collasso militare ucraino, ma queste preoccupazioni vengono considerate esagerate dai funzionari a conoscenza delle difese Ucraine. Tuttavia, le criticità nelle comunicazioni e le operazioni influenzate dalla Russia stanno causando preoccupazione nelle città ucraine, dove il ritardo nell’avvio del programma di fortificazione è oggetto di critica. Nonostante ciò, funzionari come Oleh restano ottimisti, sottolineando le difficoltà di costruire difese durante condizioni invernali avverse e confidando nella capacità ucraina di contrastare una svolta russa significativa, fintanto che continueranno ad arrivare scorte minime di munizioni.
_su Economist_

*Israele.* In due settimane, Israele ha affrontato due sorprese strategiche: un attacco diretto dell’Iran in risposta a un raid aereo israeliano e un’efficace coalizione internazionale che ha mitigato l’impatto. Personaggi politici e militari israeliani ritengono inevitabile una rappresaglia contro l’Iran, ma sono divisi sulla tempistica e sulla natura della risposta. Il presidente Biden sconsiglia un’escalation per mantenere l’unità della coalizione, mentre gli alleati di destra di Netanyahu spingono per un attacco decisivo e si preoccupano di una possibile pressione americana per un cessate il fuoco a Gaza. Netanyahu si trova in una situazione delicata, dovendo bilanciare l’opportunità di un fronte unito contro l’Iran e le richieste dei suoi alleati, mentre appare pubblicamente cauto sulle sue intenzioni
_su Economist_

POLITICA & CRONACA DALL’ITALIA

*Obiettivo 10%.* Antonio Tajani, attuale ministro degli Esteri d’Italia e segretario di Forza Italia, ha annunciato la sua candidatura alle elezioni europee come capolista. Puntando sulla sua trentennale esperienza nelle istituzioni europee, Tajani mira a rafforzare la visibilità dei moderati e intende portare al centro della campagna elettorale i temi fondamentali per l’Europa. Rigetta l’idea di una campagna competitiva con gli alleati, puntando invece a recuperare voti dalla sinistra e non intende lasciare il suo ruolo al governo. Forza Italia come parte del PPE propone un piano di dieci punti incentrati su difesa comune e riforme istituzionali nell’UE. Tajani, pur appoggiando la candidatura di Ursula von der Leyen alla Commissione Europea, evita di posizionare Mario Draghi, optando per non alimentare speculazioni. Nel contesto internazionale, insiste sull’importanza di diminuire le tensioni e sostiene lo sforzo del G7, al quale ha recentemente partecipato, per costruire la pace e fornire aiuto all’Ucraina nel conflitto corrente
_Giuseppe Sarcina su Corriere della Sera_

*25 aprile.* Le celebrazioni del 25 aprile, Giorno della Liberazione in Italia, sono oggetto di contesa tra amministrazioni di destra e l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), con alcuni sindaci e partiti di destra che minimizzano o contrappongono l’evento con omaggi ai caduti della RSI (Repubblica Sociale Italiana fascista). Esempi di tale tendenza si riscontrano a Bergamo con una messa per i caduti della RSI, a Carpi dove sono state strappate bandiere dell’ANPI, e a Seveso dove l’amministrazione leghista ha annullato il corteo partigiano. La destra propone nuove collocazioni e modalità per la celebrazione, con iniziative anche in contrasto con l’antifascismo, e incontri si svolgono altrove, come a Montesilvano con l’inaugurazione di una piazza dedicata a Indro Montanelli, e a Pomezia, dove le celebrazioni sono state spostate per lasciare spazio ad un’altra associazione. Questi casi di disaccordo rispetto alla commemorazione della liberazione fascista hanno anche portato a una sdoppiamento della celebrazione a Vercelli e provocazioni da parte di gruppi estremisti in altre città
_Paolo Berizzi su Repubblica_

*Scurati.* Il monologo di Antonio Scurati sulla Liberazione del 25 Aprile è stato cancellato dalla Rai, provocando accuse di censura da parte dell’opposizione e dibattito politico. La Rai ha smentito la censura, citando ragioni economiche e contrattuali, ma è stata criticata per la decisione. Diverse personalità, incluse la premier Giorgia Meloni e altri politici, si sono espresse sul caso: Meloni ha pubblicato il testo per dimostrare trasparenza, mentre l’opposizione ha espresso forte disapprovazione. Il testo annullato sarà ora letto in vari eventi il 25 Aprile, sottolineando il valore della memoria storica e della libertà di espressione
_Antonella Baccaro su Corriere della Sera_

*Ad Rai.* Roberto Sergio, amministratore delegato della Rai, esprime indignazione per la censura subita dallo scrittore Antonio Scurati, non avendo ricevuto informazioni preliminari sull’incidente. Ha richiesto una relazione dettagliata e promette provvedimenti severi. Nel contesto di un dibattito politico che mira a danneggiare l’istituzione della Rai, Sergio smentisce di aver subito pressioni dirette dal governo per influenzare programmi o conduttori. Critica anche la gestione interna, implicando che le vere manipolazioni avvengano nei piani alti dell’azienda, e pone l’accento sulla necessità di risorse per mantenere la competitività della Rai di fronte ai concorrenti globali. Nel frattempo, viene segnalato un procedimento disciplinare avviato contro il giornalista Paolo Corsini per aver dimostrato una presunta mancanza di equidistanza durante un evento politico.
_Paolo Festuccia su Stampa_

*Schlein.* Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico italiano, critica aspramente la Rai, accusandola di essere diventata uno strumento di propaganda del governo anziché un servizio pubblico. Durante un’intervista tenutasi al “Repubblica delle Idee” a Napoli, Schlein mostra preoccupazione per i ripetuti attacchi alle istituzioni democratiche, come la magistratura e le ONG, e cita la vendita dell’agenzia di stampa Agi come un segnale allarmante verso una deriva antidemocratica. Annuncia inoltre la candidatura di Cecilia Strada nella lista del PD, enfatizzando l’apertura del partito a figure di impegno civile. Schlein esprime forte dissenso verso le politiche di Giorgia Meloni, in particolar modo sull’autonomia differenziata e sulla gestione della sanità, e si impegna a lavorare per una legge sul fine vita ed a combattere lo spopolamento attraverso il potenziamento dei servizi nelle aree interne del Paese
_Dario De Porto su Repubblica_

COMMENTI E CONTRIBUTI

*Leva obbligatoria.* Le forze armate occidentali si trovano ad affrontare una carenza di personale, e il servizio militare obbligatorio è tornato al centro del dibattito in Europa. Alcuni paesi considerano con ammirazione i membri nordici e baltici della NATO che hanno un qualche tipo di servizio obbligatorio sostenuto dall’opinione pubblica. Tuttavia, l’applicazione della leva obbligatoria non appare ancora la soluzione, soprattutto dovuto al poco sostegno del pubblico nei paesi in cui non si percepisce una minaccia imminente. Per superare le difficoltà di reclutamento, si potrebbero aumentare gli stipendi dei soldati e promuovere iniziative di volontariato civile, oltre a migliorare le pratiche di arruolamento, specialmente per le donne. Infine, mantenere piani per una mobilitazione più ampia è essenziale per dissuadere potenziali nemici, come dimostrano gli attuali sforzi degli ucraini.
_su Economist_

*Una politica per i progetti di Draghi e Letta.* Nel contesto attuale di rapidi cambiamenti globali, Enrico Letta e Mario Draghi sottolineano la necessità di una trasformazione dell’Unione Europea, considerata inadatta alle nuove realtà. Le proposte di Draghi e Letta, come il rilancio del debito europeo e l’armonizzazione fiscale, incontrano resistenze a causa della prerogativa nazionale degli stati membri e del principio di unanimità richiesto nelle decisioni del Consiglio europeo, che favorisce lo status quo. L’Italia, priva di un’agenda egemonica, è più incline a progettare una visione europea distinta dai propri interessi nazionali, ma ciò non basta a garantire il successo delle proposte senza una forte coalizione di supporto. Draghi suggerisce una cooperazione rafforzata tra un sottogruppo di stati per superare l’impasse. Tuttavia, l’attuale sistema politico dell’UE e la mancanza di incentivi per i leader nazionali a cedere potere per un sovrannazionalismo rendono difficile realizzare riforme significative, ponendo il dilemma su come salvaguardare il futuro dell’Europa.
_Sergio Fabbrini su Sole 24 Ore_

*Ricetta per l’Europa.* Dopo la guerra di indipendenza nel 1783, le ex-colonie americane si trovarono ad affrontare ingenti debiti, che hanno gestito in maniera diversa. Il segretario del Tesoro Alexander Hamilton propose un compromesso che portò all’assunzione dei debiti statali da parte del governo federale nel 1790, attuata mediante l’emissione di titoli federali. Tale mossa aiutò a consolidare gli Stati Uniti sia internamente sia nelle loro relazioni estere. L’articolo suggerisce che l’Europa dovrebbe seguire l’esempio di Hamilton, considerando un debito pubblico condiviso non come un onere ma come un investimento nel futuro. Sottolinea come il debito comunitario possa permettere di affrontare sfide attuali come la difesa dell’indipendenza dell’Ucraina e promuovere un’Europa più forte e tecnologicamente avanzata.
_Francesco Giavazzi su Corriere della Sera_

*L’ora più critica per la Ue.* L’UE ha perso la guerra di Gaza; quello dell’Ucraina, sta per perderlo Il ritorno di Trump sottoporrebbe l’Europa a tensioni commerciali e di sicurezza I Ventisette si trascinano dietro un declino economico e demografico che non è temporaneo Stretta tra Vladimir Putin, Xi Jinping e l’ombra del rinato Donald Trump, l’Unione Europea (UE) sta vivendo il suo momento più critico. Il mandato della Commissione europea termina e chiama i suoi cittadini alle urne circondati da un cerchio di fuoco. L’UE ha due guerre nel suo vicinato: una, quella a Gaza, è andata perduta e il mondo intero può vederla.
_Ignacio E José su l Mundo_

*Nemici perfetti.* L’antagonismo tra Israele e Iran è al centro dell’equilibrio geopolitico del Medio Oriente, superando la questione israelo-palestinese. Le contese storiche e l’ambizione di essere la potenza regionale dominante sottolineano le rivalità che trovano radici profonde nelle loro esistenze, rispettivamente originate nel 1979 e nel 1948. Recenti tensioni hanno visto l’attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco e la rappresaglia di Teheran, delineando un contrasto diretto che potrebbe evolvere in una pericolosa escalazione nucleare, nonostante la presunta tendenza di entrambe le parti ad evitare un apocalisse nucleare. La stabilità della regione è ulteriormente complicata dalle politiche interne e dai cambiamenti strategici dell’impegno americano, che dopo l’invasione dell’Iraq e il ritiro dall’Afghanistan lascia una regione incerta e permeabile alle influenze di potenze come Cina e Russia.
_Carlo Bonini su Repubblica_

*Il tabù.* La decisione della Rai di impedire allo scrittore Antonio Scurati di leggere un monologo antifascista crea un problema per la premier Giorgia Meloni e solleva questioni di libertà di informazione. Lo scritto di Scurati richiamava eventi storici del fascismo chiedendo a Meloni di usare la parola “antifascismo”, termine da lei evitato. L’articolo sottolinea che l’antifascismo è parte integrante della storia italiana e della costituzione repubblicana, quindi dovrebbe essere facile per un presidente del Consiglio riferirvisi. Tuttavia, evitare il tema comporta difficoltà politiche e l’autore mette in guardia contro il rischio che la Rai diventi uno strumento di controllo ideologico, citando esempi di paesi meno democratici dove la libertà dei media è compromessa. Meloni si è difesa dicendo che il monologo è stato escluso per ragioni economiche, ma questa spiegazione è in conflitto con le ragioni editoriali citate dal documento Rai. –
_Maurizio Molinari su Repubblica_

 

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