Riforma delle pensioni, Quota 102 in scadenza: incertezza su come verrà disciplinato il sistema previdenziale

di Mario Tosetti

Il 31 dicembre non sarà più in vigore Quota 102 e quale piega prenderà il sistema pensionistico italiano rimane incerto. Il dato certo invece è che, con tutta probabilità, dopo le elezioni del 25 settembre sarà necessario almeno un mese per formare il nuovo governo che si troverà di fronte alla scelta se ritornare alla legge Fornero in versione integrale, prorogare Quota 102 insieme con l’Ape sociale e Opzione donna che consentono l’uscita anticipata dal mercato del lavoro o ancora introdurre una nuova riforma. Il tutto mentre, il nuovo esecutivo, dovrà fare i conti con il caro bollette e una legge di bilancio da approvare in pochissimo tempo.

La riforma delle pensioni, però, è altrettanto impellente. Non a caso il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha lanciato un nuovo allarme: “non c’è un piano B, la riforma delle pensioni va varata entro dicembre” e, certamente, sarà necessario intervenire per far fronte ai costi sempre più elevati dell’adeguamento degli assegni pensionistici all’inflazione.

Il sistema introdotto dal Governo Draghi, con Quota 102, prevede  la possibilità di uscire dal mondo del lavoro a 64 anni con 38 di contributi, come anticipato, è in scadenza il 31 dicembre e, in mancanza di nuove disposizioni, automaticamente verrà ripristinata la legge Fornero dal 1 gennaio 2023. Ora, in questa campagna elettorale l’unico partito che ha fatto delle pensioni un punto cardine è stata la Lega che ha puntato su Quota 41, un sistema che prevede la possibilità di uscire dal mercato del lavoro al raggiungimento di 41 anni contributivi indipendentemente dall’età anagrafica. La soluzione proposta dal Carroccio sembra essere stata di gradimento dei sindacati e anche dei Verdi anche se, secondo l’analisi dell’Inps, il costo della misura è tutt’altro che esigui  non meno di 4 miliardi il primo anno per arrivare a circa 10 miliardi a regime.

E’ proprio a causa dei costi che probabilmente gli altri partiti hanno scelto di non esporsi sul tema delle pensioni. Fdi, citando il programma elettorale del centrodestra, richiama solo il ricorso a forme di flessibilità in uscita che secondo il Terzo polo dovrebbero essere disposti in particolare per i lavoratori impegnati in mansioni usuranti, mentre il Pd considera possibili i pensionamenti a 63 anni ma soltanto se ancorati al metodo di calcolo contributivo.

(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservato