Saipem: il titolo crolla in borsa dopo un terzo profit warning, si tenta aumento di capitale

di Carlo Longo

Dopo il crollo del titolo Saipem del 30% non si arrestano le vendite facendolo scivolare ad un minimo a quota di 1,15 euro, livello che non si raggiungeva dal 1992. Dopo un terzo profit warning, che apre le porte ad un possibile aumento di capitale, l’azione cede l’1,48% a 1,331 euro con oltre 81 milioni di titoli venduti.

Saipem, controllata da Eni e Cdp, ha ritirato le previsioni annunciate ad ottobre e ha invece dichiarato perdite nel 2021 superiori ad un terzo del capitale, che ammontava a 2,2 miliardi di euro. La società ha, così, avviato colloqui con banche e azionisti perchè sia posta in essere “una tempestiva e adeguata manovra finanziaria”. Si tenta una ricapitalizzazione di 1-1,5 miliardi e nuovi finanziamenti che possano far riscadenzare il debito. Sul punto stanno lavorando congiuntamente Intesa Sanpaolo e Unicredit.

“Crediamo che un aumento di capitale possa essere il modo migliore per coprire le perdite previste per il secondo semestre 2021. Come pura sensibilità e simulazione, se ipotizzassimo un aumento di capitale da 1,2 miliardi di euro e un range del 20%-30% per quanto riguarda lo sconto sul Terp (prezzo teorico di un’azione dopo lo stacco del diritto), ampiamente in linea con l’aumento di capitale del 2016, arriveremmo a un prezzo obiettivo post-emissione dei diritti di 1,2-1,5 euro per azione. Mettiamo le nostre stime, il rating e il prezzo obiettivo sotto revisione”, ha dichiarato oggi Intesa Sanpaolo.

I problemi di Saipem, comunque, affondano le loro radici al 2013 quando la società è stata imputata in un procedimento per corruzione in Algeria e, successivamente, ha emesso diversi profit warning sui contratti in essere. Già nel 2016 è intervenuto un aumento di capitale di 3,4 miliardi di euro. Ad oggi per far fronte alla situazione Cdp, che detiene il 12,5% della società insieme ad Eni, ha convocato un consiglio di amministrazione straordinario. Intanto l’approvazione del bilancio di Saipem è alle porte, fissato per il 23 febbraio: per allora sarebbe necessario fosse già intervenuto l’aumento di capitale.

Mediobanca Securities, in un report, ha sottolineato: “Dal nostro punto di vista, la società richiederà probabilmente un ulteriore finanziamento di 1-1,5 miliardi di euro. Tuttavia, con l’attivazione dell’articolo 2446, non ci è chiaro se questo possa provenire dai finanziatori tradizionali. Peggio ancora, non escluderemmo una nuova iniezione di capitale. Questo porta alla memoria le perdite significative per gli azionisti durante l’emissione dei diritti del 2015/2016. Inoltre, dati i persistenti venti contrari derivanti dall’aumento dei costi delle materie prime e della logistica, non escluderemmo nemmeno potenziali nuove delusioni a livello di utili”.

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