Settimana nera per la borsa, pesano il crack della SVB e il caso Credit Suisse

Settimana nera per la borsa a pesare è stato il crack della SVB e il caso dell’istituto elvetico Credit Suisse per cui si richiede con un urgenza una pulizia di bilancio o una ricapitalizzazione

di Corinna Pindaro

La settimana della borsa si  chiusa in netto calo, Piazza Affari è stata tra le peggiori, un bilancio nero di una settimana altrettanto nera segnata prima del crack della Silicon Vally Bank e delle banche regionali  Usa e poi dal caso dell’istituto elvetico Credit Suisse.

In sostanza Credit Suisse ha bisogno di una pulizia di bilancio e di una ricapitalizzazione, sotto forma di una sottoscrizione di nuove azioni o di una vendita – per intero o a pezzi – ad altre banche concorrenti. A tal proposito è stato annunciato da parte della banca centrale svizzera, la Swiss National Bank (Snb), un prestito i 50 miliardi che comunque non risolve il problema ma può essere solo utile ad evitare che gli investitori ritirino i depositi. Non serve però ad allontanare del tutto i dubbi sulla stabilità dell’istituto tanto che Credit Suisse in borsa ha perso fino all’11%. Essendo quindi urgente un’azione che rafforzi concretamente il capitale sembra che  Ubs sia in trattativa per acquistare tutta o parte di Credit Suisse. Lo riporta il Financial Times citando alcune fonti, secondo le quali i consigli di amministrazione delle due banche si incontreranno separatamente nel fine settimana per valutare l’operazione. La banca centrale svizzera e la Finma, l’autorità di regolamentazione del mercato, stanno orchestrando le le trattative nel tentativo di rafforzare la fiducia nel sistema finanziario.

In verità Ubs probabilmente è tutt’altro che entusiasta ma sta ricevendo pressioni per essere in gioco probabilmente per rilevare l’attività con la clientela al dettaglio e la gestione dei risparmi in Svizzera. Molto più difficile invece trovare compratori interessati alla parte di banca d’affari basata soprattutto a Londra e a New York. È da lì che sembrano provenire gran parte delle perdite degli ultimi esercizi di bilancio. E vista l’instabilità della situazione, se se ne creano le condizioni, è possibile che un accordo per la salvezza delle attività di Credit Suisse arrivi anche rapidamente.

“Anche con tutte le misure intraprese dalla Fed, dal Tesoro americano, dalla BoE, dalla Banca nazionale svizzera e dalle banche Usa per stabilizzare la situazione, stiamo vedendo che i mercati sono in difficoltà” ha affermato Craig Erlam di Oanda davanti al -8% di Credit Suisse, per il quale si ragiona su un riassetto che coinvolga Ubs, e al -24% di First Republic nonostante i 30 miliardi di dollari messi a disposizione da 11 banche americane. Sull’andamento della sessione ha pesato anche la volatilità innescata dalle cosiddette “tre streghe”, la scadenza trimestrale dei future sugli indici e delle opzioni su indici e azioni.

Pesano gli strascichi del fallimento di Silicon Valley Bank – avviata verso la procedura di bancarotta controllata – che hanno contribuito al contagio indiretto di Credit Suisse. Ma l’occhio degli investitori, andato a caccia di debolezze tra i bancari, ha trovato nella seconda banca svizzera la potenziale nuova fonte di problemi per il settore.

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