Sicurezza: Berruti: “non si tratta più di rischio d’impresa”

di Giulia Romana Zacutti

Enrico Berruti é un imprenditore di 29 anni, con una storia interessante ed una personalità positivamente feroce e carica. Ha vissuto sulla sua pelle la sfida di essere un imprenditore durante una pandemia globale. Lo abbiamo intervistato:

R: Com’è nata la passione per il settore della security?

D: Mi ci avvicinai quasi per caso a diciotto anni, ero il famoso “buttafuori” a qualche festa privata ed eventi. Nottate insonni, weekend intensi, lavoro lungo, a volte risse e tutto il resto. Realizzai di avere talento nel gestire un’equipe di operatori di sicurezza e che mi appassionava, cosi` nel 2011 ho fondato la mia società, Big Security. L’azienda ha avuto un incremento di fatturato tra il 20% ed il 30% annuo e lavori e aspettative sono cresciuti. Tra l’esperienza lavorativa in sé ed i corsi frequentati siamo aumentati anche in professionalità ed organizzazione. Gli errori restano la migliore scuola di vita, mi piace stare in mezzo alla gente, amo la socialità e dormo tre ore a notte perché il mio cervello è sempre attivo. Sono fiducioso che queste nostre qualifiche ci garantiranno successo, nonostante il blocco sull’economia che il Coronavirus ha portato, quando tutto si normalizzerà. Non credo che recupereremo piu ` le perdite ma fame, umiltà e voglia di lavorare sono aumentate. Sono “fortunato nella sfortuna” rispetto ad alcuni colleghi del mio settore perché non ho una famiglia da mantenere ed ho un’azienda solida economicamente. Purtroppo, molte persone sono state costrette a chiudere la propria azienda e penso che la responsabilità stia nella mancanza di aiuti reali.

D: Che impatto ha avuto il Covid-19 nel settore in cui lavori?

R: La mia azienda è stata fortemente danneggiata dal virus, in pratica abbiamo chiuso nel 2020 con un -75% di fatturato. Big Security non ha ricevuto alcun aiuto statale perché teoricamente le società di sicurezza possono lavorare senza limitazioni. Il problema è che i DPCM hanno bloccato qualsiasi evento pubblico o privato ed il turismo, fondamentale per il mio lavoro, è stato anch’esso limitato per ovvie ragioni. Credo che qualsiasi azienda in grado di provare che le sue perdite sono dovute al virus avrebbe diritto ad un aiuto da parte dello Stato. Io come amministratore non ho uno stipendio, percepisco gli utili ripartiti dell’azienda. L’INPS ha conferito a me in quanto imprenditore appena tra il 3% e il 4% dei mancati guadagni ma l’azienda non ha avuto diritto a nulla.

D: Il disagio è enorme ma il virus è pericoloso, cosa avrebbe fatto di diverso Lei?

R: L’equilibrio tra il poter lavorare e il proteggere la propria salute si puo` trovare fermo restando che quest’ultima sia la cosa piu ` importante. Tuttavia, il lavoro è essenziale, cosa faremo quando la cassa integrazione finirà?

Il lavoro è soddisfazione, sacrificio: persone come me, che hanno investito dieci anni della loro vita nella propria azienda, al veder crollare tutto non sanno a chi appellarsi. A livello psicologico è frustrante e disorientante. Il virus ci ha colto impreparati, chiudere è stata una difesa normale a marzo. I mesi sono pero` passati e credo sia mancato il giusto contro attacco: da imprenditore, almeno trimestralmente, ho bisogno di certezze: ho delle responsabilità verso i miei dipendenti, non posso vivere alla giornata o di settimana in settimana. Il disagio di non poter programmare una ripartenza nuoce tanto.

D: Adesso che le normative hanno consentito lo svolgimento limitato delle attività come si è organizzato?

R: Ho avuto la fortuna di lavorare con proprietari di ristoranti o locali serissimi e che si attenevano attentamente ai protocolli, dunque ci siamo trovati subito; attrezzare il personale non è stato facile, è un lavoro anche quello. Inoltre, personalmente farei e avrei fatto maggiori controlli nei locali per evitare di richiudere saltuariamente tutto. I “furbetti” che non rispettano le normative vanno eliminati a tutela del cittadino onesto che investe in mascherine, disinfettanti, eccetera.

D: Qual è la differenza tra rischio d’impresa e imposizioni governative?

R: Il rischio d’impresa dipende dalla mia negligenza, da eventi compromettenti o dalla maggiore bravura della concorrenza; uno Stato che impone una chiusura, giusta o sbagliata che sia, è un’imposizione dall’alto che non dipende da me. Come lo Stato organizza la chiusura, gli aiuti, come sceglie di fronteggiare la pandemia non dipende da me, nel bene e nel male. Dunque, non è classificabile come rischio di impresa a mio parere, a differenza della pandemia stessa.

Il lavoro di un imprenditore consiste nella passione di plasmare e far crescere un’idea, non si tratta soltanto di soldi in cambio di beni o servizi. Questo per dire che il blocco del lavoro è anche un problema sociale e non meramente economico. I ristori dovrebbero essere almeno adeguati a tutta l’anima che l’imprenditore ha messo nel lavoro, quantomeno economicamente molto consistenti. Un’idea che rimane tale perché ovviamente i soldi non ci sono e allora tu Stato almeno mettimi in condizione di lavorare. Se la mia impresa fallisce, quando il Covid-19, è finito io ed i miei dipendenti che facciamo? Accetto le limitazioni a tutela della sacra salute ma mi aspetto che lo Stato aiuti a capire come fronteggiare il domani, come salvare il salvabile, come vedere la famosa luce in fondo al tunnel.

D: Quando pensa che si tornerà alla normalità?

R: Non saprei, forse quando tutti saremo vaccinati e tutti i ceppi di Covid-19 saranno debellati? Sarà tutto normale allora? Ormai nulla tornerà come prima? Credo manchi molta chiarezza, l’incertezza generale impedisce la ripartenza.

Sono fiducioso che i settori di eventi, ristorazione e sicurezza rinasceranno piu` forti di prima non appena tutto si assesterà. La sicurezza è un campo d’attività in enorme crescita, basti pensare a quanto fosse meno comune avere un operatore di ingresso nel passato rispetto ad oggi. Inoltre, credo che quando tutto migliorerà le persone avranno una gran voglia di uscire, di festeggiare, di andare al ristorante, di partecipare ad eventi ed andare in discoteca e noi saremo li` ad aspettarli.

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