di Mario Tosetti
“Possiamo terraformare Marte e forse anche Venere”, ne è convinto Jim Green, direttore della divisione di scienze planetarie della NASA per 12 anni, capo scienziato per 3 anni appena andato in pensione. Lo scienziato aveva già suggellato l’idea nel 2017 in un lavoro in cui, in maniera ipotetica, descriveva come gli esseri umani potevano rendere abitabile Marte, favorire la crescita di vegetazione e la formazione di laghi e fiumi, introdurre microorganismi ricorrendo all’utilizzo di uno scudo magnetico in grado di privare Marte della sua atmosfera e innalzando la temperatura sulla superfice del pianeta.
“Il Sistema Solare è nostro, prendiamolo. E questo, ovviamente, include Marte, ma affinché gli esseri umani possano esplorare Marte, insieme a noi che ci occupiamo di scienze, abbiamo bisogno di un ambiente migliore”, ha dichiarato Green. Tre quinti della superficie di Marte sono, infatti, costituiti da un deserto di polvere rossastra con una temperatura di -60°. L’atmosfera, rispetto a quella terrestre, è molto rarefatta e composta al 96% di anidride carbonica.
Di convinzioni assimilabili a quelle di Green lo scienziato italiano, Amedeo Balbi, professore di astronomia e astrofisica all’Università Tor Vergata di Roma. “Quello che dovremmo fare per rendere Marte abitabile, per terraformarlo, sarebbe innanzitutto cambiare l’atmosfera. Di sicuro la composizione e la pressione atmosferica sono i fattori più importanti che contribuirebbero a cambiare il clima di Marte e a renderlo più vicino a quello che potrebbe essere adatto alla nostra sopravvivenza”,ha spiegato Balbi aggiungendo “In teoria quello che si dovrebbe fare è chiaro. Aumentare la concentrazione di CO2 nell’atmosfera, rendere l’atmosfera più densa, quindi aumentare l’effetto serra e portare a un innalzamento progressivo delle temperature. Questa cosa consentirebbe all’acqua di restare allo stato liquido sulla superficie marziana. Non c’è nulla che impedisca ad una tecnologia incredibilmente più avanzata della nostra di mettere in campo tutte queste azioni e di rendere effettivamente Marte abitabile, di terraformare Marte. Non c’è una ragione fondamentale per cui non si possa fare e in teoria conosciamo tutti gli ingredienti che servirebbero. Il problema però non è immaginare questa cosa in un lontanissimo futuro che non ci riguarda direttamente. È provare a capire se è possibile farla in tempi ragionevoli e questa cosa decisamente non è possibile con le tecnologie attuali”.
Balbi ha concluso le sue dichiarazioni aggiungendo, però, una constatazione per nulla ovvia: “Anche se fossimo in grado di terraformare Marte, dovremmo farlo davvero? Se avessimo le tecnologie adatte a cambiare globalmente il clima di un altro pianeta, perché non utilizzarle per il pianeta che già abbiamo e che è già molto adatto alla nostra presenza?”.
Ad ogni modo sono numerosi gli studi volti a capire come rendere abitabile Marte. Alcuni progetti riguardano la costruzione di reattori nucleari sul Pianeta Rosso che consentirebbero un aumento della temperatura grazie al quale iniziare alcuni primi insediamenti di piante e microrganismi dalla cui interazione discenderebbe un ulteriore aumento di temperatura. “Si ritiene che Marte sia senza vita, ma potrebbe essere possibile trasformarlo in un pianeta adatto all’abitazione di piante e possibilmente umani. Il successo di un’impresa del genere dipenderebbe dall’abbondanza, dalla distribuzione e dalla forma dei materiali sul pianeta che potrebbero fornire anidride carbonica, acqua e azoto”, si legge in uno studio, pubblicato nel 1991 su Nature, ad opera congiunta della NASA Ames Research Center e la Pennsylvania State University. Secondo l’articolo una prima fase di terraformazione di Marte, con introduzione di piante e microrganismi è realmente possibile richiede però tempi molto lunghi al punto da parlare di decine di migliaia di anni.
Altri progetti di terraformazione del Pianeta Rosso sono fondati sull’innalzamento della temperatura attraverso l’estrazione dell’anidride carbonica. Tuttavia, secondo gli scienziati americani dell’ Università del Colorado e dalla Northern Arizona University la Co2 presente su Marte non è sufficiente: “I risultati suggeriscono che non c’è abbastanza CO2 rimanente su Marte per fornire un significativo riscaldamento dell’effetto serra se il gas fosse immesso nell’atmosfera; inoltre, la maggior parte del gas CO2 in questi giacimenti non è accessibile e quindi non può essere facilmente mobilitato. Di conseguenza, concludiamo che la terraformazione di Marte non è possibile utilizzando la tecnologia odierna”.
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