Sull’ Economist il presidente eletto indonesiano accusa l’Occidente di doppi standard

Sul prestigioso settimanale  Prabowo Subianto, il presidente eletto indonesiano e ministro della difesa fa appello a lavorare insieme per risolvere il conflitto e per dar vita ad uno stato palestinese che abbia gli stessi diritti dello stato d’Israele giá esistente.

 

Il 9 aprile, alla vigilia della festività dell’Eid al-Fitr (che segna la fine del Ramadan ndr), l’aeronautica indonesiana ha effettuato un lancio di aiuti umanitari a Gaza. In termini pratici, questi aiuti sono stati solo una goccia nell’oceano di orrore e privazione in cui Gaza è stata ridotta ultimamente. Tuttavia, questo gesto ha avuto un grande valore simbolico per il popolo indonesiano e per me come presidente eletto: è stato un messaggio di dolore e sofferenza condivisi, di solidarietà e sostegno, ai nostri fratelli e sorelle di Gaza”. Lo scrive in un articolo pubblicato su The Economist Prabowo Subianto, il presidente eletto indonesiano.

 

“Negli ultimi sei mesi abbiamo osservato con orrore – sottolinea-  come Gaza e la sua popolazione siano state sottoposte a una dura campagna di punizione collettiva, in violazione delle leggi e delle norme internazionali. Avevamo sperato e pregato che almeno durante il mese sacro del Ramadan le sofferenze di Gaza finissero, ma così non è stato.Questa volta il mese sacro è sembrato molto diverso per i musulmani di tutto il mondo. C’era dolore nei nostri cuori perché sapevamo cosa stavano attraversando i nostri fratelli e sorelle a Gaza. Sono nelle nostre menti, nei nostri cuori e nelle nostre preghiere ogni giorno. Dal 7 ottobre sento argomentazioni che tentano di sostenere la guerra a Gaza, come reazione giustificata all’attacco di Hamas. Quello che è successo quel giorno è stato orribile. Mi dispiace davvero per tutti quegli israeliani che hanno perso i loro cari. Ma non riesco nemmeno a capire come gli eventi del 7 ottobre possano giustificare ciò che è accaduto a Gaza da allora”

“Come potrei? Come si può giustificare l’uccisione di decine di migliaia di civili innocenti, la stragrande maggioranza dei quali sono donne e bambini? Come si può giustificare – si domanda il presidente- il livello di distruzione, carestia e privazione a cui è stato sottoposto il popolo innocente di Gaza, in una campagna che miliardi di persone in tutto il mondo credono abbia infranto ogni legge e convenzione internazionale che protegge i civili in tempi di conflitto? Lo dico da musulmano. Sono orgoglioso di essere il presidente eletto del paese con la più grande popolazione musulmana al mondo. Il popolo di Gaza è nostro fratello e sorella nella fede. Ma lo dico prima di tutto come essere umano. Non è necessario essere musulmani per sentire il dolore di Gaza e non è necessario essere musulmani per sentirsi indignati per ciò che sta accadendo lì”,

“Eppure – commenta Prabowo Subianto-  l’indignazione evidentemente non è avvertita da tutti. Quando la Russia invase l’Ucraina, l’Occidente lanció una campagna globale di condanna. Chiese al mondo di denunciare la Russia in nome dei diritti umani e del diritto internazionale. Oggi, però, gli stessi paesi permettono l’ennesimo sanguinoso conflitto, questa volta a Gaza. Ho chiesto un cessate il fuoco come preludio ad una pace duratura perché, come musulmano, come indonesiano, credo nella pace e nella convivenza, nella moderazione e nell’armonia. Questi valori sono nel Dna del nostro Paese e della nostra gente. Per noi sono altrettanto rilevanti quando a soffrire sono europei quanto lo sono quando le vittime sono asiatiche o africane. E sono altrettanto rilevanti sia che le persone colpite siano cristiane, musulmane o ebree. Insieme a molti altri paesi, l’Indonesia ha fatto del suo meglio per aiutare la popolazione di Gaza a sopravvivere. Ma qualunque aiuto forniamo, qualunque lancio o convoglio possiamo inviare, non è sufficiente. Dobbiamo unirci per porre fine immediatamente a questa guerra. Ma non dobbiamo fermarci qui. Se non vogliamo che il ciclo di violenza e sofferenza si ripeta con drammatica regolarità, come è avvenuto per gran parte degli ultimi ottant’anni, dobbiamo lavorare insieme per risolvere il conflitto creando uno Stato palestinese indipendente accanto a quello esistente di Israele”.

 

 

 

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