Superbonus, l’esecutivo valuta una serie di novità: tetto al reddito, sconto del 60%, stop alla cessione dei crediti

Il governo pone fine alla logica del Superbonus al “110%” per concentrarsi sull’efficientamento energetico degli edifici. Il nuovo progetto, finanziato con i fondi del Pnrr, prevede un meccanismo di incentivo diverso e mirato a superare le limitazioni precedentemente riscontrate. Il budget previsto è di 1380 milioni di euro, che provengono dalla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza

di Carlo Longo

Lo schema del “110%” del Superbonus viene definitivamente archiviato nella politica energetica italiana. Per affrontare l’argomento di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, il governo si rivolge ora ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).Con la rivisitazione del Pnrr, introdotta dall’esecutivo Meloni e approvata di recente dalla Commissione europea, nasce un ‘fondo’ da 1380 milioni di euro.

Secondo quanto riporta Corriere della Sera, il nuovo Superbonus, attualmente in fase di elaborazione da parte dell’esecutivo, mira a superare le criticità e le distorsioni che erano state generate dal precedente Superbonus 110% introdotto nel Maggio 2020 dal secondo governo Conte. Questa misura, successivamente respinta dalla Corte dei Conti nel 2022, ha portato a spese che a Ottobre 2023 si prevede avranno superato i 92 miliardi di euro.

Le novità del nuovo piano riguardano in primis i beneficiari: un terzo delle risorse, pari a 460 milioni di euro, sarà allocato per le famiglie con un ISEE sotto un certo livello che dovrà essere ancora precisato. Dal 2024, i lavori di miglioramento dell’efficienza energetica saranno soggetti a una detrazione del 70%, che scenderà ulteriormente al 60% nel 2025. Entro la metà dell’anno prossimo, il governo dovrà determinare un meccanismo di finanziamento e scegliere un “partner operativo” per gestire i fondi. Affidati i lavori alle Esco – le società di servizi energetici – saranno loro a ricevere il finanziamento del governo, sotto forma di garanzie, prestiti o tassi ridotti.

L’obiettivo a medio-lungo termine rimane quello di ridurre il consumo energetico e migliorare l’efficienza del patrimonio edilizio nazionale. La prossima settimana, il Parlamento Europeo deciderà sulla “Direttiva Case Green”, che obbligherà gli Stati membri a migliorare gli immobili con le peggiori prestazioni energetiche. Sfortunatamente per l’Italia, il percorso è arduo: i dati più recenti rivelano che il 60% delle abitazioni rientra nelle due classi energetiche inferiori, con circa 12,5 milioni di alloggi da ristrutturare.

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