Tim, Kkr rilancia di due miliardi ma per Vivendi l’offerta è inconsistente

Il primo azionista di Tim Vivendi ha bocciato l’offerta di Kkr per Necto che, secondo indiscrezioni,  dovrebbe arrivare ad un valore complessivo di 23 miliardi. Per i francesi l’offerta è inconsistente e si ci aspetta che, avendo Tim già rifiutato offerte dello stesso valore, rimanga sulla stessa linea

di Emilia Morelli

Vivendi, il primo azionista di Tim,  ha reputato inconsistente il rialzo di due miliardi di euro da parte del fondo statunitense Kkr per la sua offerta a Tim. Il valore complessivo dell’offerta a Tim per Necto arriverebbe, così, a 23 miliardi di euro. I francesi di Vivendi, che detengono una quota del 23,7% del gruppo italiano gli attribuiscono un valore di almeno 30 miliardi di euro.

Secondo alcune indiscrezioni i francesi si sono detti delusi dai rilanci arrivati da Kkr e dalla cordata concorrente Cdp-Macquarie e si attendono che Tim, che “ha già bocciato offerte sostanzialmente uguali confermi questa linea”.

 “La retorica per cui Tim debba vendere la rete per sopravvivere va smentita fortemente perché esistono altri piani che raggiungono lo stesso obiettivo con meno sforzo economico. Occorre un cambio di passo per aprire un nuovo capitolo con una visione strategica industriale e non puramente finanziaria”, hanno fatto sapere le fonti francesi. 

Le fonti continuano dicendo che “a prescindere dalle cifre, qualsiasi scelta che non tenga conto della sostenibilità della futura Tim è da considerarsi un colpevole fallimento a detrimento dell’azienda, dei suoi dipendenti e dei suoi azionisti. È necessario aprire un nuovo capitolo con una visione strategica industriale e non puramente finanziaria. Per fare ciò occorre un cambio di passo deciso”.

Dario Scannapieco, l’ad di Cdp, ha spiegato che “sulla trattativa per la società della rete di Tim  tempi saranno probabilmente più lunghi di quello che uno immagina, vedremo quello che accade ma non drammatizzerei. Ci sarà bisogno di tempo e lo scenario è in evoluzione”.

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