Vaccini Covid: reazione Draghi, per primo in Europa blocca l’export di Astrazeneca in Australia

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di Corinna Pindaro

Mario Draghi ha deciso di non autorizzare il trasporto, dall’Italia all’Australia, di 250 mila dosi di vaccino Astrazeneca prodotte in un laboratorio di Anagni che lavora per la casa farmaceutica anglo-svedese. Quando il Presidente del Consiglio, ai vertici Ue, si è detto contrario  all’esportazione dei vaccini, perché  non ce ne sono abbastanza, probabilmente già sapeva del caso Astrazeneca. Il Premier ha chiesto un’applicazione più rigorosa del meccanismo di blocco all’export dei sieri anti-covid, proprio nei confronti delle case farmaceutiche che non rispettano i quantitativi di consegna pattuiti. Prima tra tutte, dunque, Astrazeneca.

IL meccanismo di  blocco all’export dei vaccini è disposto da Palazzo Berlaymont. A Bruxelles, infatti, è stato elaborato un sistema per impedire la vendita dei vaccini a paesi oltre il perimetro comunitario.L’Italia, con l’appoggio della Commissione Europea, è il primo paese ad attuare la politica protezionista in campo vaccinale.

Il meccanismo di blocco è stato elaborato per evitare che dosi di vaccino, destinate per contratto all’Ue, vengano, invece, vendute a paesi extracomunitari. Di recente, proprio Astrazeneca ha annunciato  tagli fino al 70 % nella distribuzione dei vaccini in Ue contestando alcune clausole del Contratto di Bruxelles. La casa farmaceutica anglo-svedese  è però al centro di un’accesa polemica in quanto l’Ue sospetta che dietro questi tagli ci sia una preferenza del mercato britannico a quello comunitario.

Secondo il “meccanismo temporaneo di trasparenza e autorizzazione”, vale a dire il meccanismo europeo di blocco all’export, le società farmaceutiche devono chiedere al Governo del paese che ospita la produzione il permesso per poter vendere le dosi a paesi fuori dall’Unione. Inoltre devono specificare sia quante dosi hanno già esportato che quante dosi, da contratto, sarebbero ancora da destinare al mercato europeo.Il Governo deve darne notizia alla Commissione Europea che si esprime entro due giorni, dopo di che anche il Governo interno può assumere una posizione favorevole o contraria all’esportazione. La Commissione ha specificato che questa è una misura provvisoria e non si tratta di un divieto imposto senza possibilità di deroga, in quanto margine di discrezionalità  è lasciato al paese membro. Il dato da considerare, comunque, è che secondo gli esperti da quando è iniziata la produzione dei vaccini un terzo è stata destinata al mercato extracomunitario.

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