di Corinna Pindaro
Man mano che si intravede una luce infondo al tunnel della pandemia, le vaccinazioni aumentano, si acquista rinnovata fiducia le imprese tornando ad investire e in Italia si attende una vera e propria ripresa con una domanda crescente nella seconda parte dell’anno. In questo quadro di uscita da una crisi mondiale, che ha richiesto a livello mondiale aiuti pubblici per complessivi 16 mila miliardi di dollari — pari al 15% del Pil mondiale — il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, stima una crescita del Pil italiano superiore al 4%, al pari di quello europeo .
“La pandemia ha avuto in tutto il mondo un costo altissimo in termini di vite umane. Il suo contenimento ha richiesto restrizioni alle libertà individuali e ha condizionato in modo profondo la vita di tutti. Per molti ha determinato la perdita dell’occupazione; ha modificato i rapporti interpersonali, le modalità di studio, di produzione e lavoro, di impiego del tempo libero”, esordisce così il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in apertura delle Considerazioni finali sul 2020, ricordando che “sul piano economico la recessione che ne è conseguita è la più grave dalla fine del secondo conflitto mondiale” con un calo del Pil globale nel 2020 pari al 3,3 per cento, anche se “con effetti eterogenei tra aree geografiche, settori produttivi, imprese e famiglie”.
Tuttavia la crisi determinata dalla pandemia può essere l’opportunità per dare vita ad un’ Europa più coesa “che fondi la sua azione su una capacità di bilancio comune possibilità di una stabile emissione di debito, garantita da fonti di entrata autonome” ha proseguito Visco aggiungendo che le nuove emissioni resterebbero separate dal “debito pregresso dei singoli paesi, che resterebbe responsabilità nazionale. Nell’ottica della ripresa è fondamentale il ruolo degli aiuti europei e l’applicazione puntuale del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, secondo la stima la Banca d’Italia, può creare un punto percentuale in più ogni anno sul Pil nei prossimi dieci anni. Grazie anche all’attivazione del Pnrr da 235 miliardi di euro in sei anni, secondo quanto illustrato da Visco, “l’impatto degli effetti di domanda, tenuto conto dello stimolo all’accumulazione privata attivato dalle complementarità con il capitale pubblico potrà portare a un aumento del livello del Pil tra i 3 e i 4 punti percentuali entro il 2026. Significativi effetti aggiuntivi, fino a 6 punti in un decennio, potranno derivare dalle riforme e dai piani di incentivo alla ricerca e all’innovazione”. Nel complesso, secondo il governatore, “un piano efficacemente eseguito, nella realizzazione degli investimenti come nell’attuazione delle riforme, potrebbe elevare la crescita potenziale annua dell’economia italiana di poco meno di un punto percentuale nella media del prossimo decennio, consentendo di tornare a tassi di incremento del prodotto che la nostra economia non consegue da anni”.
La situazione delineata rappresenta, secondo quanto dichiarato da Visco “una formidabile sfida. È essenziale che a essa partecipino con convinzione e fiducia imprese e famiglie: non è pensabile un futuro costruito sulla base di sussidi e incentivi pubblici. Ci vorrà tempo per comprendere quali saranno, dopo la pandemia e nella transizione digitale e ambientale, i nuovi “equilibri” di vita sociale e di sviluppo economico; siamo tutti chiamati a far si che cresca e sia diffuso il benessere, siano adeguatamente protetti coloro che più saranno colpiti, chiari i costi da sopportare e progressivamente ridurre”.
Visco avverte, comunque, che il Pnrr necessiterà di “un piano imponente, da tradurre rapidamente in progetti esecutivi, gare di appalto e opere pubbliche. La sfida progettuale e l’impegno necessario per la sua concreta realizzazione sono notevoli. L’erogazione dei fondi europei è subordinata alla disponibilità di evidenze sullo stato di avanzamento degli interventi e sugli obiettivi raggiunti, frutto di un monitoraggio continuo. La disciplina così imposta alle amministrazioni, accompagnata dall’assunzione di personale specializzato, potrà avere ricadute positive e durature sul loro funzionamento e sulle capacità progettuali e operative”.
Le incertezze sulla ripresa tuttavia sono ancora molte, evidenzia Visco, e uno dei maggiori rischi è legato al “ritmo diseguale delle vaccinazioni tra le diverse aree del mondo”. Per tanto è necessario non allentare gli aiuti alle imprese e non modificare in chiave restrittiva la politica monetaria della Bce, che da marzo 2020 ha erogato alle banche 1.500 miliardi di euro di fondi per le imprese e acquistato debito per una cifra analoga. “L’incertezza sui tempi e sull’intensità della ripresa richiede che le condizioni di finanziamento restino a lungo accomodanti: aumenti ampi e persistenti dei tassi di interesse non sono giustificati dalle attuali prospettive economiche e andranno contrastati, anche con il pieno utilizzo dei programmi di acquisto di titoli gia definiti”, afferma ancora Visco che continua, “il mantenimento, per un prolungato periodo di tempo, di favorevoli condizioni di finanziamento dell’economia e necessario per consolidare il miglioramento in corso del clima di fiducia di imprese e famiglie”.
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