/

World Press Photo, il bambino mutilato a Gaza è lo scatto dell’anno

Il volto di Mahmoud, bambino mutilato a Gaza, vince il World Press Photo 2025. La foto che ha commosso il mondo denuncia l’infanzia rubata dalla guerra

world press photoCi sono fotografie che riescono a fare molto più che documentare: colpiscono nel profondo, pongono domande, obbligano a fermarsi. È il caso dell’immagine realizzata dalla fotoreporter palestinese Samar Abu Elouf, che ha conquistato il World Press Photo 2025, il premio più prestigioso del fotogiornalismo mondiale.

Il protagonista è Mahmoud Ajjour, un bambino di nove anni della Striscia di Gaza che ha perso entrambe le braccia durante un attacco aereo avvenuto nel marzo 2024. Nella foto, Mahmoud non piange. Non urla. Ma il suo volto racconta molto più di mille parole. Un’immagine semplice ma dirompente, che ha scosso le coscienze e acceso i riflettori sulla condizione dei più vulnerabili in ogni guerra: i bambini.

Una storia che racconta tante altre

La vicenda di Mahmoud è tristemente simile a quella di molti altri bambini palestinesi. Era in fuga con la famiglia quando è stato colpito da un’esplosione. Il bombardamento gli ha strappato un braccio e distrutto l’altro. Dopo il dramma, è stato trasferito in Qatar, a Doha, dove ha ricevuto cure mediche e inizia ora un faticoso percorso di riabilitazione.

Oggi Mahmoud sta imparando a usare i piedi per svolgere le azioni quotidiane: scrivere, giocare, persino aprire una porta. Ma il suo desiderio è quello di tornare a una vita normale, con delle protesi che possano restituirgli un po’ dell’infanzia negata.

Gaza e l’infanzia rubata

Quello di Mahmoud è solo un volto tra migliaia. La guerra a Gaza ha lasciato cicatrici profonde: intere famiglie distrutte, scuole rase al suolo, ospedali al collasso. Secondo stime internazionali, ogni giorno dieci bambini subiscono amputazioni a causa dei bombardamenti, mentre oltre 21 mila minori risultano dispersi.

In un contesto dove mancano acqua potabile, cure mediche e stabilità, l’immagine di Mahmoud ha riportato all’attenzione globale una realtà che spesso scompare tra numeri e statistiche. Lo ha fatto con la forza di un’immagine muta, ma impossibile da ignorare.

La forza di una fotografia senza parole

La giuria del World Press Photo ha voluto premiare uno scatto che non ha bisogno di commenti. Joumana El Zein Khoury, direttrice esecutiva del premio, ha definito la foto «un’immagine silenziosa che urla al mondo». Non si tratta solo del dolore di un singolo bambino, ma di una generazione segnata da una guerra senza fine.

L’obiettivo di Samar Abu Elouf ha centrato un punto fondamentale del fotogiornalismo: trasformare una tragedia personale in una denuncia collettiva, in grado di aprire discussioni, generare empatia e – forse – cambiare qualcosa.

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati