25 novembre, una marea rosa nelle piazze d’Italia contro la violenza sulle donne. Mattarella: “La responsabilità è di tutti”

Centinaia di migliaia di persone si sono mobilitate in tutta Italia in una marcia contro la violenza sulle donne. Secondo gli organizzatori, oltre 500.000 persone hanno partecipato alla manifestazione promossa da “Non Una Di Meno” a Roma, mentre altre manifestazioni sono state organizzate in numerose città italiane. Hanno partecipato molti leader politici e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato un comunicato in cui esprime ferma condanna al fenomeno che rappresenta una piaga per i nostri giorni

di Corinna Pindaro

In molte città d’Italia, tra cui Roma, Milano, Torino, Napoli e Messina, si sono svolte manifestazioni di massa per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. A Roma, un corteo imponente ha avuto inizio al Circo Massimo alle 14.30, coinvolgendo partecipanti provenienti da ogni angolo del Paese. “Non Una Di Meno”, l’ente promotore dell’iniziativa, stima un’affluenza di almeno mezzo milione di persone.

Milano ha visto la propria piazza registrare oltre 30.000 partecipanti al corteo “Il Patriarcato Uccide”. La folla è stata tale che alcune persone hanno avuto malori. Uno dei momenti di rilievo della giornata è stato il “minuto di rumore”, un’esibizione collettiva di resilienza e solidarietà attraverso suoni e urla contro la violenza di genere.

Tra i partecipanti a Roma c’era Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, mentre Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, e Giuseppe Conte, presidente del M5s, hanno partecipato alla manifestazione a Perugia.

Controversie sono sorte in merito alla posizione dell’associazione “Non Una Di Meno” riguardo alla situazione in Israele e Gaza. L’associazione ha dichiarato: “La nostra piazza è apolitica e aperta… siamo contro il genocidio di uno Stato colonialista, non contro le donne israeliane”. Tuttavia, queste dichiarazioni non hanno placato le critiche della comunità ebraica italiana.

Gli slogan rivolti contro il Vaticano e il governo durante i cortei hanno acceso ulteriori polemiche. I manifestanti hanno affisso cartelli con scritte come “Vaticano spina dorsale del patriarcato” e “Il corpo è mio”.

In parallelo, decine di ragazze hanno intrapreso un gesto di protesta a Roma, vestendo minigonne, shorts e bandane fuxia e viaggiando in metropolitana. Hanno poi lasciato il proprio segno con impronte di mani rosse sui vagoni e scrivendo sulle pareti il numero antiviolenza 1522. Quest’azione è stata spiegata come un atto provocatorio per denunciare la paura di viaggiare da sole di notte.

Durante la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, Gino Cecchettin, il padre di Giulia, uccisa dal suo ex fidanzato, ha esortato le donne a parlare, a denunciare e a fidarsi attraverso un post su Instagram.

Mattarella chiama tutti alla responsabilità per eliminare la violenza sulle donne

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha diffuso un comunicato in cui commenta i recenti atti di violenza contro le donne, attribuendoli al fallimento della società nel promuovere rapporti paritari tra i sessi.

Le notizie inquietanti di violenze sulle donne occupano le prime pagine dei giornali, sollecitando la coscienza collettiva della nazione. Sergio Mattarella afferma che una società civile non può tollerare queste atrocità, specialmente quando conducono all’omicidio.

Senza menzionarla direttamente, Mattarella fa evidente riferimento all’omicidio di Giulia Cecchettin, parlando del dispiacere e del dolore spaventoso che queste tragedie infliggono alle famiglie e alle comunità. Il Presidente della Repubblica imputa a tutti la responsabilità quando ci si trova di fronte al brutale assassinio di una donna, alla morte prematura di una giovane o all’umiliazione quotidiana di individui nelle case, sul lavoro e a scuola.

Mattarella sostiene che tali violenze dimostrano l’incapacità della società di promuovere relazioni equilibrate tra donne e uomini e invita tutti a impegnarsi nella lotta contro la violenza di genere.

Il suo appello coinvolge non solo le istituzioni, ma anche il mondo delle associazioni, l’industria, la scuola e la cultura. “Per eliminare questo fenomeno che tradisce i nostri valori fondamentali, è necessario l’impegno di tutti”, afferma. Esso include la resistenza all’indignazione sporadica e l’accettazione del fatto che la violenza contro le donne non è legata solo a circostanze eccezionali.

Concordando sul fatto che siamo ancora distanti dall’adottare il profondo cambiamento culturale che la nostra Costituzione richiede, Mattarella sottolinea l’importanza del rispetto e dell’accettazione della libertà altrui. Insiste sul fatto che le donne dovrebbero avere la possibilità di svilupparsi liberamente, di acquisire conoscenza e di vivere in piena libertà, in linea con la Convenzione di Istanbul a cui l’Unione europea ha aderito, come un passo fondamentale per delineare le strategie contro la violenza di genere.

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