30esimo anniversario della strage di Capaci, Mattarella: “Lo sgomento di quei giorni divenne strumento per reagire”

di Mario Tosetti

“Sono trascorsi trent’anni da quel terribile 23 maggio allorché la storia della nostra Repubblica sembrò fermarsi come annientata dal dolore e dalla paura. Il silenzio assordante dopo l’inaudito boato rappresenta in maniera efficace il disorientamento che provò il Paese di fronte a quell’agguato senza precedenti”, ha esordito così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della manifestazione al Foro Italico di Palermo per il 30esimo anniversario della strage di Capaci, organizzato dalla Fondazione Falcone.

“Del tutto al contrario di quanto avevano immaginato gli autori del vile attentato, allo smarrimento iniziale seguì l’immediata reazione delle Istituzioni democratiche. Il dolore e lo sgomento di quei giorni divennero la drammatica occasione per reagire al violento attacco sferrato dalla mafia. A quella ferocia la nostra democrazia si oppose con la forza degli strumenti propri dello Stato di diritto. Altrettanto significativa fu la risposta della società civile, che non accettò di subire in silenzio quella umiliazione e incoraggiò il lavoro degli investigatori contribuendo alla stagione di rinnovamento”, ha proseguito il Capo dello Stato dopo aver elogiato e ringraziato Maria Falcone per il ruolo svolto dalla Fondazione che presiede.

Alla manifestazione erano presenti soprattutto giovani, una platea gremita di giovani menti, un pubblico attento che ascoltava ed applaudiva le parole di Mattarella che ha continuato descrivendo la figura di Giovanni Falcone. “Era un grande magistrato e un uomo con forte senso delle istituzioni. Non ebbe mai la tentazione di distinguere le due identità perché aveva ben chiaro che la funzione del magistrato rappresenta una delle maggiori espressioni della nostra democrazia e, in qualunque ruolo, ha sempre inteso contribuire, con competenza e serietà, all’affermazione dello Stato di diritto. La portata della sua eredità è resa evidente anche dalle modalità della celebrazione di oggi, attraverso la quale viene rinnovato l’impegno contro la mafia”.

“Le visioni d’avanguardia, lucidamente ‘profetiche’, di Falcone non furono sempre comprese anzi in taluni  casi vennero osteggiate anche da atteggiamenti diffusi nella stessa magistratura, che col tempo, superando errori, ha saputo farne  patrimonio comune e valorizzarle. Le esperienze innovative di quegli anni si sono tradotte, all’indomani dei drammatici attentati, in leggi che hanno fatto assumere alla lotta alla mafia un livello di incisività ed efficacia mai raggiunto fino ad allora. Con la determinazione di fare giustizia, facendo prevalere il diritto, ripristinandolo. Per consentire alle persone pienezza di libertà e maggiori opportunità di futuro contro la presenza delle mafie che ne ostacola e talvolta ne impedisce l’effettiva libertà”, ha evidenziato il Presidente della Repubblica che ha continuato, “Poco meno di tre settimane fa, proprio a Palermo, presso l’aula-bunker, ha avuto luogo la sessione conclusiva della Conferenza dei Procuratori europei, dedicata alla commemorazione di Giovanni Falcone. È stato un omaggio di alto significato perché egli fu il primo ad intuire e a credere nel coordinamento investigativo sia nazionale sia internazionale, quale strumento per far emergere i traffici illeciti che sostenevano economicamente la mafia. Insieme a Paolo Borsellino avviarono un nuovo metodo d’indagine, fondato sulla condivisione delle informazioni, sul lavoro di gruppo, sulla specializzazione dei ruoli; ciò consentì di raggiungere risultati giudiziari inediti, ancorati ad attività istruttorie che poggiavano su una piena solidità probatoria”.

Sergio Mattarella ha evidenziato, poi, il significato simbolico di cui si connota il ricordo della strage di Capaci. “Onorare oggi la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vuol dire rinnovare quell’impegno, riproponendone il coraggio e la determinazione. L’impegno contro la criminalità non consente pause né distrazioni. Giovanni Falcone diceva che ‘l’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza’. Agiva non in spregio del pericolo, non alla ricerca di ostentate forme di eroismo bensì nella consapevolezza che l’unico percorso possibile fosse quello che offre il tenace perseguimento della legalità, attraverso cui si realizza il riscatto morale della società civile. Compito delle istituzioni  è prevedere e agire per tempo senza dover attendere il verificarsi di eventi drammatici per essere costretti ad intervenire. Questa consapevolezza dovrebbe guidare costantemente l’azione delle istituzioni per rendere onore ai servitori dello stato che hanno pagato con la vita”.

Anche il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha voluto omaggiare la memoria di Giovanni Falcone. “A trent’anni dalla Strage di Capaci, il Governo ricorda con profonda commozione Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. La loro memoria è forte, viva, universale. Grazie al coraggio, alla professionalità, alla determinazione di Falcone, l’Italia è diventato un Paese più libero e più giusto”, si legge in una nota del Premier che prosegue, “Falcone e i suoi colleghi del pool antimafia di Palermo non hanno soltanto inferto colpi decisivi alla mafia. Il loro eroismo ha radicato i valori dell’antimafia nella società, nelle nuove generazioni, nelle istituzioni repubblicane. Oggi dobbiamo continuare a far rivivere il senso più profondo dell’eredità di Falcone, nella lotta senza quartiere alla criminalità organizzata e nella ricerca della verità. Lo dobbiamo ai loro cari e ai cari di tutte le vittime dello stragismo mafioso”.

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