Alluvione: scontro Meloni Bonaccini, la premier “cerca visibilità”, la replica del governatore “sono in ritardo”

Scontro frontale tra Governo e Regione sulla ricostruzione post-alluvione: Meloni e Bonaccini in disaccordo su tutto, alzano i toni della contrapposizione forse pensando ai prossimi confronti elettorali

di Ennio Bassi

Monta la polemica tra la Premier, Giorgia Meloni, e il Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. “Abbiamo ricevuto la risposta della presidente Meloni e purtroppo non è positiva – ha detto Bonaccini – A maggior ragione, ribadisco la richiesta di un incontro per trovare, insieme e con spirito di collaborazione, le risposte più efficaci per persone e imprese colpite dall’alluvione, che chiedono solo una cosa: tornare alla normalità e poter ripartire. Ricevendo il 100% degli indennizzi, come promesso dal Governo“. Questa in sostanza la replica di Bonaccini, alla lettera che Meloni gli aveva inviato insieme al sindaco della Città Metropolitana di Bologna, Matteo Lepore, e ai presidenti delle Province di Ravenna e Forlì-Cesena, Michele De Pascale e Enzo Lattuca, i territori più colpiti. Nella lettera il presidente del Consiglio Giorgia Meloni sottolineava che dal governo sono stati già stanziati 4,5 miliardi per la ricostruzione nelle zone alluvionate.

A tono la replica del Presidente del consiglio:”Non ho avuto modo – scrive Meloni a Bonaccini – di leggere da parte sua alcuna parola di sostegno” all’azione del governo sull’alluvione, “anzi. Ho letto che Lei, nella Sua veste di presidente di Regione nonché di sub commissario alla ricostruzione, ha ripetutamente affermato che sul territorio non sarebbe arrivato sino ad oggi neanche un euro. Non bisogna cedere alla fretta ed alla frenesia che pare rispondere al desiderio di qualcuno di avere un po’ di visibilità, alimentando polemiche inutili”

Così, a quasi tre mesi dall’epica alluvione che ha flagellato la Romagna, la tregua istituzionale sembra essere giunta al capolinea, dando luogo a uno scontro aperto tra il governo centrale e la Regione. Il cuore del contendere ruota attorno a questioni di cifre, metodi e alle azioni intraprese – o mancate – per risollevare il territorio prima dell’avvento dell’autunno, nonché per fornire aiuto alle famiglie e alle imprese colpite dai devastanti danni. Questo contrasto sembra destinato a protrarsi e intensificarsi, con l’orizzonte delle elezioni regionali imminenti, previste al più tardi all’inizio del 2025.

La dettagliata lettera inviata da Giorgia Meloni a Stefano Bonaccini, che da settimane lamenta la scarsità delle risorse messe a disposizione, ha trasformato l’iniziale spiegazione in un attacco politico diretto al presidente della Regione che, è bene ricordarlo, è anche presidente del Partito Democratico, primo partito d’opposizione di questo governo.   Una polemica che da una immagine molto distante dai momenti immediatamente successivi all’alluvione, quando Meloni visitò la Romagna insieme alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, e in cui sia Bonaccini che Meloni mostravano un fair play istituzionale e uno spirito di collaborazione che si è deteriorato non appena il governo ha nominato il generale Francesco Paolo Figliuolo come commissario, anziché il presidente della Regione, sconfessando, secondo l’accusa, l’approccio seguito nella ricostruzione post-terremoto in Emilia del 2012.

Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha risposto replicando: “La fretta che Meloni mi attribuisce è, in realtà, quella dei nostri concittadini, i quali meritano tutto tranne sterili polemiche tra istituzioni e il fatto che non dovrebbero lamentarsi poiché molto è già stato fatto. Purtroppo, non è questa la situazione. La premier può benissimo rivolgersi direttamente alle famiglie e alle imprese”, ribadendo l’invito a un confronto per discutere delle risorse e individuare soluzioni. La disputa riguarda anche le cifre: secondo la lettera di Meloni, il governo ha già stanziato 4,5 miliardi di euro per la ricostruzione delle zone colpite dall’alluvione, con ulteriori iniziative in programma. Tra gli obiettivi del governo vi è anche il risarcimento dei privati che hanno subito danni, obiettivo che Meloni sostiene venga raggiunto nonostante le critiche.

Tuttavia, secondo Bonaccini, questa visione non riflette la realtà: “Fino ad oggi – risponde – gli unici contributi ricevuti dai cittadini sono quelli decisi dalla Regione e dalla Protezione Civile nazionale, mentre famiglie e imprese sono in attesa di indennizzi. I decreti emanati dal governo hanno stabilito diverse misure che, afferma Bonaccini, non sembrano funzionare al momento, né per il ritorno alla normalità delle famiglie, né per la ripresa positiva delle imprese”.

Bonaccini mette in guardia sul rischio che questa situazione possa avere pesanti ripercussioni su una delle aree più produttive del paese: “La stragrande maggioranza delle imprese – continua – non ha ancora ricevuto un euro di indennizzo e non sa nemmeno come procedere con le perizie necessarie per ottenere il pieno risarcimento dei danni. Non sapere ancora, dopo tre mesi, come richiedere i rimborsi è semplicemente incredibile”.

Il sindaco di Lugo, Davide Ranalli, ha commentato la questione dichiarando: “Chi amministra è in contatto quotidiano con le esigenze dei cittadini e delle imprese. Avremmo apprezzato se la lettera della presidente Meloni avesse menzionato provvedimenti futuri a favore di coloro che sono stati colpiti da un’alluvione che, come dimostrano recenti rapporti, ha causato danni ingenti. Nei nostri territori i cittadini stanno vivendo nell’incertezza più totale e temono di essere dimenticati e trascurati”. Ranalli ha criticato la lettera di Meloni come una risposta piccata, elencando stanziamenti che finora non hanno portato cambiamenti tangibili in una situazione che sta peggiorando progressivamente.

L’aspra disputa tra governo e Regione continua a suscitare polemiche, con le famiglie e le imprese colpite che rimangono in attesa di risposte concrete e soluzioni immediate. Mentre la scadenza delle elezioni regionali si avvicina, la situazione rischia di acuire le tensioni e influenzare il panorama politico nei prossimi anni.

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