Berlusconi, i suoi giochini per logorare Meloni, ed il sogno segreto di portare Putin al tavolo della pace

Dietro le manfrine di questi giorni forse si nasconde un calcolo: logorare il leader di Fratelli d’Italia fino a farle perdere il consenso ottenuto stando all’opposizione. Una tattica divisiva ma la sola rimasta nella fondina dell’uomo che ha sempre tentato di fare fuori tutti, amici e nemici. Un calcolo sbagliato perché Giorgia ha già dimostrato di sapergli tenere testa

di Guido Talarico

La tela di Penelope che Silvio Berlusconi tesse e disfa in questi giorni tormentati che precedono la nascita del Governo di Giorgia Meloni è attribuibile a demenza senile? È dovuta all’invidia di un maschilista incallito che non tollera una leadership femminile? Oppure è la malcelata rabbia di un leader battuto ed inesorabilmente incamminato sul viale del tramonto? A queste possibili spiegazioni, cui sembrano dare credito la maggior parte dei commentatori e degli stessi protagonisti della scena politica nazionale ed estera, occorre aggiungerne un’altra. Questo impeto corrosivo dell’esausto leone a noi sembra più che altro un calcolo. Berlusconi sarà vecchio, barcollante e forse anche un po’ rimbambito ma è uno che ha sempre saputo fare i suoi conti. E il conto che fa in questo sapido confronto tra alleati è in fondo molto semplice. A me sembra che questo ragazzo del 1936 voglia semplicemente restituire, con il sodale Matteo Salvini, a Giorgia pan per focaccia.

Berlusconi e Salvini (il secondo molto di più del primo) da quando sono entrati nel Governo di emergenza nazionale guidato da Mario Draghi hanno perso consenso a rotta di collo. Non potevano fare a meno di stare con Supermario al governo, ma settimana dopo settimana hanno perso tenuta elettorale. Meloni al contrario, restando all’opposizione, è cresciuta a dismisura mese dopo mese fino ad arrivare al successo elettorale, clamoroso, che ora la sta portando a Palazzo Chigi. Ed ecco dunque il calcolo. Il gatto e la volpe del centro destra hanno deciso di rendere la pariglia con gli interessi. Alcuni autorevoli direttori di giornale, imperanti nel secolo scorso, quando volevano distruggere un avversario, annunciavano che al malcapitato avrebbero fatto fare “la danza del ventre” a suon di notizie. Il Cavaliere, che di musica se ne intende, ha cominciato a menare la danza. E che danza. Di giorno fa e di notte disfa, armando sceneggiate che poi smentisce con il solo compito di infastidire “la signora Meloni”.

L’idea di fondo sembra essere quella di creare una lunga, logorantissima crisi che trascinerà Giorgia se non sul viale del tramonto certamente su quella della crisi. Magari tra un annetto. Del resto Berlusconi è fatto così. Delfini non ne ha mai voluti. Quelli che con lui hanno un minimo alzato la testa, vedi Gianfranco Fini (uno che guarda caso a Via della Scrofa c’è politicamente nato), li ha fatti fuori in un batti baleno. Certo con Meloni è un tantino più complicato perché la signora, come lei stesso gli ha ricordato, “non è ricattabile”. E allora via con la danza. La mattina la dipinge come un’arrogante inadatta, due giorni dopo la omaggia con visita in sede per fare la pace. E ancora, coi suoi senatori parla di lettere dolcissime con Putin e ne giustifica l’invasione dell’Ucraina, la sera ricorda a tutti il suo incrollabile atlantismo.

E così avanti nel tempo con questo suo “gutta cavat lapidem”. Una tattica divisiva ma la sola rimasta nella fondina dell’uomo che ha sempre tentato di fare fuori tutti, amici e nemici. Poco importa se questo folle circo lo fa apparire fuor di senno e controllo, poco importa se crea problemi ad Antonio Tajani, il suo uomo di punta. Poco importa se questo provoca irritazione sul Colle, malumore anche tra gli elettori di centrodestra e grande agitazione nelle cancellerie di mezza Europa. Il Cavaliere è fatto così, prendere o lasciare. Il problema per lui è che forse il calcolo è sbagliato, che Meloni è una donna fatta di pietra dura, che pare abbia la capacità di resistere allo stillicidio berlusconiano senza piegarsi e senza spezzarsi, fino ad arrivare a rinunciare al governo. Forse ha ragione uno che Berlusconi lo conosce bene, vale a dire Vittorio Feltri, quando dice che il sogno segreto di Silvio è portare Putin a fare la pace e che – è sempre Feltri a dirlo – pare che ci stia lavorando veramente. E anche questo fa capire che Berlusconi va preso con le molle anche quando fa e disfa giocando sul futuro del Paese.

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