Brasile: dopo l’assoluzione Lula torna in pista, ma la borsa va giu’

di Velia Iacovino

Torna alla ribalta della scena politica l’ex presidente operaio brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, dopo che l’8 marzo la Corte Suprema ha cancellato la condanna per corruzione che gli era stata inflitta nel 2017 nell’ambito dell’inchiesta sulla sottrazione di miliardi di dollari alla compagnia statale Petrobas in cui sono stati coinvolti politici e alti dirigenti. Ma se la sua popolarità ha subito registrato un’impennata in positivo nei sondaggi, i mercati non hanno reagito altrettanto bene alla notizia e sono entrati in fibrillazione, nel timore, come hanno spiegato gli analisti, che il piano di austerity del governo, già in bilico, possa finire per essere definitivamente bloccato da una campagna elettorale anticipata.

Sulle elezioni 2022 non ha sciolto la riserva

Avendo riacquisito i diritti politici, infatti, il 75 enne sindacalista ed ex tuta blu, dal 2003 al 2010 alla guida del paese che con lui ha conosciuto un boom economico senza precedenti, accompagnato da programmi sociali che hanno contribuito a salvare migliaia di persone dalla povertà, potrebbe candidarsi con successo alle presidenziali del prossimo anno. Ma Lula per ora si è riservato di decidere, dicendo che ha altro per la testa, anche se nel corso della conferenza stampa, convocata dopo la decisione della Corte Suprema , non ha esitato ad attaccare duramente l’attuale presidente Jair Bolsonaro, bollando senza mezzi termini come “frutto di imbecillità” il modo in cui sta gestendo l’emergenza della pandemia da Covid 19, che in Brasile ha ucciso oltre 270 mila persone, il piu’ alto numero di vittime nel mondo dopo gli Stati Uniti. “Questo paese non ha governo e non si prende cura dell’economia, della creazione di posti di lavoro, dei salari, dell’assistenza sanitaria, dell’ambiente, dell’istruzione, dei giovani”, ha tuonato Lula annunciando che comunque continuerà a portare avanti la sua missione dalla parte del popolo del Brasile e che ha in mente, appena si sarà vaccinato, un tour che lo porterà in ogni angolo della grande nazione latino americana.

Il suo grande inquisitore diventato guardasigilli

Bolsonaro per ora ha reagito limitandosi a definire prive di fondamento le accuse di Lula e spiegando che la giustizia nei suoi confronti non ha finito di fare il suo corso. Ma le parole del suo predecessore un risultato l’hanno prodotto. Per la prima volta il presidente e il suo staff sono infatti apparsi in pubblico con la mascherina, annunciando la distribuzione di 400 milioni di dosi di vaccino entro la fine dell’anno.Venerato e considerato un eroe dalla sinistra, secondo i suoi sostenitori e il suo Partido dos Trabalhadores, Lula è vittima di una “grande bugia giudiziaria”, che è stata artatamente montata per metterlo fuori gioco dalla corsa elettorale che ci fu nel 2018. Lo dimostrerebbe il fatto che il suo grande inquisitore Sergio Moro fu promosso da Bolsonaro ministro della giustizia, carica dalla quale tuttavia si è dimesso per divergenze lo scorso anno. Non solo. Ad inchiodarlo ci sarebbero anche una serie di scottanti intercettazioni telefoniche, dalle quali emergerebbe che Moro avrebbe chiesto ai pubblici ministeri titolari della inchiesta su Lula di adoperarsi in ogni modo a toglierlo di mezzo.

La sua odissea giudiziaria non è finita

L’odissea giudiziaria di Lula comunque non finisce qui. Il giudice della Corte suprema del Brasile, Edson Fachin, ha annullato le condanne a suo carico, scaturite dall’ inchiesta anti-corruzione Lava Jato, per l’ “incompetenza territoriale e materiale” del giudice federale del Paraná, che era appunto Moro. Il processo era durato un anno e sette mesi, e la corte d’appello aveva impiegato altri sei mesi per confermare la condanna. Ora l’ufficio del Procuratore generale potrebbe presentare ricorso contro l’annullamento, rinviando il caso nuovamente alla Corte Suprema. Se la sentenza di Fachin dovesse essere annullata, questo significherebbe il ritorno di Lula allo status di condannato, il che comporterebbe di nuovo la perdita dei diritti politici, precludendogli quindi la possibilità di candidarsi.

Nel caso invece in cui la decisione di Fachin fosse confermata, il processo contro Lula che si era celebrato a Curitiba, verrebbe trasferito in un altro tribunale della capitale, Brasilia. A questo punto il giudice, scelto attraverso un sistema di lotteria, si verrebbe a trovare dinanzi a due opzioni: ritenere valide le prove già raccolte, cosa che accelererebbe i tempi di una nuova sentenza, oppure potrebbe decidere di chiedere ai pubblici ministeri di ricominciare da capo. Al momento le probabilità che Lula riesca a candidarsi sarebbero secondo gli esperti comprese tra l’80 e il 90%.
Comunque vadano le cose per Lula, sta di fatto che la popolarità di Bolsonaro è in caduta libera. Il sovranismo del Trump brasiliano di origini italiane (la famiglia paterna è di Anguillara Veneta), le uscite razziste e discriminatorie, il caparbio negazionismo nei confronti dell’epidemia e le gravi violazioni ambientali di cui si è reso responsabile, con incendi e devastazioni alla foresta amazzonica, continuano ogni giorno di piu’ a opacizzare la sua immagine.

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