Brasile. I “vandali fascisti” e il format di Capitol Hill

“Ogni atto di violenza contro le istituzioni democratiche deve essere condannato con grande fermezza. I risultati elettorali vanno sempre e comunque rispettati”. E’ stato questo il commento a caldo del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani al violento assalto al palazzo di Planalto, sede della Presidenza, alla Corte Suprema e al Parlamento,  messo in atto da migliaia sostenitori dell’ex presidente  Jair Bolsonaro,  sconfitto il 30 ottobre scorso alle urne da Inacio Lula da Silva che si è insediato nella sua carica una settimana fa. Ore drammatiche che tutte le Cancellerie del mondo hanno seguito con forte apprensione.

Immagini che hanno rievocato in tutti la memoria di ció che avvenne a Washington il 6 gennaio 2021 quando i supporter di Donald Trump fecero irruzione dentro Capitol Hill, per protestare contro l’elezione di Joe Biden.  Lo stesso hanno fatto, armati di pietre e bastoni,  i “vandali fascisti” di Bolsonaro, come li ha definiti Lula, incontrando nella loro azione una iniziale scarsa resistenza da parte della polizia locale,  tant’è che si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine federali, che sono riuscite  a riprendere il controllo della situazione. Un modo pericoloso di reagire alle sconfitte elettorali, che rischia di aprire falle a catena nei sistemi democratici, all’interno dei quali vige il patto del riconoscimento leale della vittoria dell’avversario a coronamento di una competizione libera e onesta, e di trasformarsi in un format facilmente replicabile.

Lula, prima di rientrare nella capitale, ha parlato in tv dalla citta’ di Araraquara,  devastata da un’alluvione dove si trovava in visita. “Quello che hanno fatto questi vandali questi fanatici fascisti -ha detto- non ha precedenti nella storia del nostro Paese. Chi li ha finanziati paghera’ per questi atti irresponsabili e antidemocratici”. Il presidente ha anche criticato il governatore del Distretto federale, Ibaneis Rocha, che molti accusano di essere vicino a Bolsonaro, per non essere riuscito a garantire la sicurezza, e ha nominato per decreto un responsabile delle forze dell’ordine che risponderá in questa emergenza soltanto a lui personalmente. Oltre 170 sarebbero i rivoltosi posti in stato di fermo Ingenti sarebbero, stando ai primi rilievi i danni prodotti all’interno di Planalto, icona architettonica di Oscar Niemeyer dagli insorti, che indossavano la maglia  verdeoro della squadra di calcio nazionale,  diventata un simbolo della destra nazionalista.

Intanto Jair Bolsonaro, che ha lasciato il Brasile prima dell’insediamento di Lula il 30 dicembre scorso per volare ad Orlando, in Florida, ha finora risposto a quanto è accaduto con il silenzio piú totale.