di Emilia Morelli
Biden applica una campagna vaccinale fortemente protezionistica. Quanto viene prodotto in America resterà in America e non soltanto i vaccini ma anche tutto l’occorrente per somministrarli. Per almeno quattro o cinque mesi l’amministrazione Biden si prenderà cura solo degli americani.
Sembra, quindi, estremamente vago il contenuto della nota diffusa dall’Unione Europea che, in merito al rapporto con gli Stati Uniti, parla di un accordo volto a “lavorare insieme per garantire il funzionamento delle catene di approvvigionamento industriale per la produzione di vaccini da entrambe le parti”.
In particolare, dunque, l’incontro tra Thierry Breton, commissario all’industria Ue, e Jeffrey Zients , il responsabile operativo della campagna di vaccinazione americana, ha registrato esiti particolarmente amari per gli europei. Quanto riferito da Zients si trova, peraltro, espresso a chiare lettere nel piano anti-pandemia di Biden.
Gli Stati Uniti sono, sicuramente, consapevoli che per essere efficace la campagna di vaccinazione deve essere effettuata su scala mondiale. Tuttavia Biden sceglie di rimandare il momento in cui si avvierà una collaborazione con il resto del mondo, per il momento il primario bisogno di tutela lo assicura alla sua popolazione.
Di cooperazione e inclusione potrà parlarsi solo quando in America l’emergenza Covid potrà dirsi superata. Nel frattempo Biden ha negato l’accesso ai vaccini prodotti in America anche al Messico, paese confinante e integrato con gli usa economicamente e culturalmente.
A fronte di queste dichiarazioni, della mancata collaborazione almeno iniziale da parte dell’amministrazione statunitense gli osservatori politici commentano “Biden nega i vaccini all’ Europa. L’europa che cosa può fare? Uscire dalla Nato?”. Si tratta, ovviamente, di una sarcastica ipotesi non perseguibile.
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati