Carige, inammissibile la domanda di risarcimento della Malacalza Investimenti

di Carlo Longo

Respinta, in primo grado, la richiesta di risarcimento danni promossa dalla Malacalza Investimenti contro la Banca Carige ad opera del tribunale di Genova. Il tema oggetto della controversia è inerente il passaggio di proprietà della banca. Malacalza Investimenti si è, da subito, opposta al trasferimento del capitale sociale al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che è, attualmente, il primo azionista con una quota dell’80%. La holding della famiglia genovese si è rivolta, quindi, al tribunale per chiedere il risarcimento dei danni derivanti da questa operazione. Il tribunale civile di Genova ha, però, dichiarato inammissibile la domanda di risarcimento di un importo di oltre 480 milioni di euro di danni. Nella stessa sentenza sono state respinte anche le domande dei piccoli azionisti e del rappresentante comune degli azionisti di risparmio. E’ stata respinta, inoltre, la domanda riconvenzionale che Carige aveva promosso contro Malacalza.

L’iniziativa risarcitoria dei Malacalza era promossa anche contro il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, che è intervenuto dopo il riassetto della banca a seguito del commissariamento della Bce nel 2019, e contro la Cassa Centrale Banca entrata nell’assetto di Carige nel medesimo contesto. Il ricorso dei Malacalza, in particolare, era fondato su tre punti. In primo luogo l’aumento del prezzo di emissioni delle azioni che viola il principio della parità contabile, in secondo luogo l’esclusione del diritto di opzione degli azionisti e, infine, la determinazione del prezzo di emissione delle azioni effettuato senza tener conto dei criteri fissati dall’art. 2441, 6/o comma del codice civile.

Nella motivazione della sentenza che ha dichiarato l’inammissibilità della richiesta si ritiene però “condivisibile l’argomento difensivo offerto da Carige per sostenere l’inammissibilità dell’azione di Malacalza Investimenti srl per violazione del divieto di venire ‘contra factum proprium’ ossia il divieto di assumere comportamenti e di far valere pretese inconciliabili con l”onere di coerenza’ e con la ‘regola di autoresponsabilità”. Sulla decisione pesa, dunque, la mancata partecipazione dei Malacalza all’assemblea del 2019 in cui si è deciso di modificare l’assetto della banca.

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