Caso Salis, negati i domiciliari. Il padre: “Nuovamente incatenata, trattata come un’animale”

Roberto Salis, dopo aver appreso che la figlia Ilaria dovrà rimanere in carcere altri 13 mesi, ha chiesto l’intervento del governo italiano ma anche il supporto di tutti gli italiani

“Una decisione dal sapore amaro e altamente frustrante. Ilaria è profondamente delusa. Non ci arrenderemo, troveremo un modo per liberarla da questa situazione, ma il governo italiano dovrebbe riflettere attentamente sulle sue azioni”. Roberto Salis, padre di Ilaria, ha appena lasciato l’aula del tribunale di Budapest, dove sua figlia, nuovamente in manette e incatenata, ha appreso che dovrà rimanere in cella ancora per 13 mesi. Il giudice ha respinto la richiesta di arresti domiciliari in Ungheria per lei.

Lo sfogo di Roberto Salis

Dopo aver ascoltato il giudice, il padre esce dall’aula e si sfoga: “Purtroppo dobbiamo affrontare queste circostanze, con il sistema giudiziario ungherese e con le istituzioni italiane”.

La sua frustrazione si trasforma immediatamente in critica politica. Salis accusa aspramente il governo Meloni: “Il governo italiano dovrebbe seriamente esaminare la propria coscienza. I nostri ministri non hanno dato prova di efficienza. Abbiamo seguito le indicazioni di Nordio, che ci ha rimproverato di aver perso un anno per richiedere gli arresti domiciliari in Ungheria, motivando che per ragioni di sicurezza non erano stati precedentemente richiesti. E infatti, questa mattina, il nostro avvocato italiano è stato aggredito da militanti neonazisti che volevano attaccarlo”. “Ora,” aggiunge Salis, “abbiamo bisogno del sostegno degli italiani, abbiamo bisogno della solidarietà che ci è stata dimostrata dopo la prima udienza e che spero si intensifichi ancora di più”. Inoltre, afferma: “È necessaria una protesta contro l’inerzia del nostro governo. Sentiamo dire che il governo italiano non deve interferire negli affari del governo ungherese, ma la decisione di portare Ilaria in aula in manette non è un’affare della magistratura ma del ministero della Giustizia ungherese e delle istituzioni carcerarie. Le manette sono una mossa strategica del governo ungherese, una dimostrazione di potere, in palese violazione delle norme europee e dello stato di diritto. Per questo il governo italiano può e deve intervenire affinché una nostra cittadina non venga trattata come un animale”.

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