Caso Uss: il Ministro Nordio avvia una azione dispiplimare nei confronti dei giudici

di Ennio Bassi

Il Ministero della Giustizia ha avviato un’azione disciplinare nei confronti dei giudici della Corte d’Appello di Milano che hanno concesso il 25 novembre 2022 gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico al 40enne imprenditore russo Artem Uss, poi evaso.

Secondo quanto riportato da Corriere della Sera e La Repubblica, il ministro Carlo Nordio accusa i tre giudici di aver deciso i domiciliari “senza prendere in considerazione” circostanze che, indicate nel parere della Procura generale di Milano, contraria ai domiciliari, avrebbero potuto portare a disporre il carcere. L’accusa del ministro è di “non aver valutato” elementi dai quali emergeva “l’elevato e concreto pericolo di fuga”. I giudici della quinta sezione penale della Corte d’Appello milanese, che hanno firmato l’ordinanza del 25 novembre scorso con cui sono stati concessi i domiciliari con braccialetto elettronico all’uomo d’affari russo Artem Uss, non hanno ancora materialmente ricevuto l’atto di avvio dell’azione disciplinare a loro carico del ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Il Governo ha organizzato un’informativa urgente della Camera per domani, alle ore 14, al fine di discutere sulla vicenda della fuga del cittadino russo Artem Uss. Nel frattempo, il Ministero della Giustizia ha intrapreso un procedimento disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello di Milano per una “grave e inescusabile negligenza” nella concessione dei domiciliari. Il ministro Carlo Nordio addebita ai tre giudici di aver deciso i domiciliari “senza prendere in considerazione” circostanze che, indicate nel parere della Procura generale di Milano, avrebbero potuto portare a disporre il carcere.

I giudici nei confronti dei quali è stata promossa l’azione disciplinare non hanno ancora materialmente ricevuto l’atto di avvio della procedura. L’addebito disciplinare muove censure al merito della decisione, contesta gli apprezzamenti dei fatti operati dal Collegio giudicante e non pare focalizzare l’attenzione sui profili di potenziale responsabilità disciplinare. La separazione dei poteri, dunque, sembrerebbe essere stata superata.

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