Chicago. Il Southeast Side in rivolta, vogliono trasformarlo in zona mineraria

Invece di bonificare e riqualificare l’ex  area industriale della Cittá del Vento, c’é chi ha presentato un’ ordinanza per consentire l’attivitá estrattiva nell’area. Ma i residenti non ci stanno e sono scesi in campo con gli ambientalisti

di Enrico Muzzetta

 

Mercoledí scorso due aldermen Peter Chico e Gilbert Villegas (rispettivamente rappresentanti del 10° e del 36° distretto) hanno presentato al Consiglio Cittadino una proposta di ordinanza volta a modificare la legge sulla zonizzazione, il cui effetto sarebbe quello di rimuovere il divieto di estrazione mineraria in alcune specifiche aree della città di Chicago. La reazione è stata pressoché immediata e le comunità del Southeast Side – unitamente a rappresentanze di gruppi ambientalisti – hanno criticato le trame sottese alla manovra, ritenendo la stessa concretamente orientata a supportare il progetto Invert.

 

 

 

 

Il progetto Invert 

Per meglio comprendere la vicenda, è opportuno fare un passo indietro. Ozinga, nota società attiva nel ramo delle costruzioni e della produzione di calcestruzzo ed altro materiale edilizio, lavora da tempo ad un piano di realizzazione di un magazzino sotterraneo nel Southeast di Chicago, più precisamente nei pressi di East 112th Street. Il magazzino sorgerebbe su un ex sito siderurgico e si estenderebbe per 1.828.000 di metri quadri, a più di 100 metri di profondità lungo il fiume Calumet. L’intero progetto prende il nome di Invert.Fin dai suoi primissimi passi, Invert è stato accompagnato da un’ombra ricolma di dubbi e polemiche inerenti tanto l’opportunità di portare avanti dei lavori che, necessitando se non altro di un processo di escavazione mineraria e dell’uso ingente di esplosivi, avrebbero un consistente impatto ambientale, quanto l’effettiva idoneità del progetto ad essere realizzato in conformità con l’attuale normativa sulla zonizzazione della città.Dal 2021, infatti, la legislazione in materia – a conclusione di un iter avviato l’anno precedente su impulso dell’ex sindaco Lori Lightfoot – prevede un divieto di estrazione mineraria nell’area in questione. In tal senso, allineato alle posizioni che rilevarono – e rilevano ancora – un’incompatibilità strutturale fu anche il parere richiesto dagli avvocati di due organizzazioni afferenti alla giustizia ambientale e rilasciato da Patrick Murphey, amministratore della zonizzazione della città. Secondo Murphey, in assenza di una proposta presentata per vie ufficiali, le informazioni disponibili al tempo della richiesta suggerivano che il progetto fosse orientato all’estrazione mineraria e, pertanto, non ammissibile in virtù della legislazione corrente.

Una zona “sacrificabile”

Un altro aspetto particolarmente rilevante ai fini della costruzione di un quadro completo della vicenda, è quello che concerne il background storico del Southeast Side che, dopo essere stato sede di acciaierie e stabilimenti siderurgici per decenni, proprio grazie al nuovo piano di zonizzazione era riuscito ad affrancarsi da quello che i residenti etichettano come razzismo ambientale. Le preoccupazioni dei manifestanti furono a suo tempo condivise anche da Olga Bautista, direttrice esecutiva della Southeast Environmental Task Force, che intravide nell’estrazione di calcare il principale obiettivo di Invert e si riflettono oggi nella posizione di Oscar Sanchez, anch’egli membro della Southeast Environmental Task Force ed avversario di Chico alle distrettuali tenutesi lo scorso anno. Sanchez non ha nascosto la frustrazione derivante dall’identificazione del Southeast come zona sacrificabile e, senza troppi giri di parole, ha spiegato come una proposta analoga a quella in discussione verrebbe bloccata sul nascere se riguardasse quartieri più benestanti della città come South Loop o Lincoln Park. D’altro canto, gli esponenti di Ozinga hanno ripetutamente negato di aver in mente l’estrazione mineraria tra le finalità di Invert, delineandolo anzi come un progetto proteso alla riqualificazione di uno dei più grossi quartieri di Chicago e tra i più ecologicamente sostenibili che la città abbia mai visto. Ed in effetti, c’è anche un’altra parte della politica comunale che si è detta in allarme per le condizioni in cui il quartiere versa dalla chiusura degli stabilimenti siderurgici cui si accennava sopra, i quali generavano milioni di dollari e fornivano decine di migliaia di posti di lavoro, a beneficio soprattutto dei residenti.

Non rimane quindi che tenere gli occhi aperti su quella potrebbe essere una vicenda in grado di segnare un solco profondo, in un senso o nell’altro, nel futuro del Southeast Side di Chicago.

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