Cina, al World Peace Forum scambio di accuse tra Russia e Stati Uniti

Gli ambasciatori dei due Paesi discutono in un raro confronto nella capitale cinese. Gli Usa criticano anche il Ministero degli Esteri del Partito comunista

di Matteo Meloni

Il World Peace Forum di Pechino organizzato dalla Tsinghua University, supportato dal think tank Chinese People’s Institute of Foreign Affairsgiunge alla decima edizione in un clima di tensione e di reciproca diffidenza tra i più importanti attori mondiali. Non un caso che sul palcoscenico dell’evento si siano confrontati, in sostanza, i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu, in un panel intitolato The United Nations and Global Order. Una ricerca spasmodica delle Nazioni Unite, forse l’unico tra gli organismi ancora in grado di ospitare il dialogo tra le nazioni in conflitto — sia armato che verbale —, potendo giungere a potenziali decisioni risolutive, veto permettendo.

I diplomatici russi e quelli occidentali hanno così avviato un raro confronto in casa della Cina, che con l’invasione russa in Ucraina non si è apertamente schierata con Mosca, addossando le principali responsabilità dell’aggressione della Federazione sull’atteggiamento della Nato. Alla discussione hanno partecipato l’Ambasciatore statunitense Nicholas Burns e quello russo Andrey Denisov, insieme a Caroline Wilson del Regno Unito e Laurent Bili della Francia. Un parterre d’eccezione che ha maturato un acceso dibattito, specie tra i due plenipotenziari statunitense e russo, e che ha coinvolto direttamente i padroni di casa.

“Spero che i portavoce del Ministero degli Esteri cinese smettano di accusare la Nato d’aver avviato la guerra. Questa è propaganda russa”, ha accusato pubblicamente Burns. “I portavoce dovrebbero anche smetterla di dire bugie sui presunti laboratori statunitensi di armi biologiche in Ucraina, che non esistono”, ha proseguito l’Ambasciatore, alzando il livello dello scontro verbale anche con Pechino. Il riferimento è a due tra gli spokespersons del Ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying and Zhao Lijian, personaggi noti tra gli ambienti diplomatici e del giornalismo che si dedica agli affari internazionali, essendo i volti delle fonti ufficiali provenienti dal Governo del Partito comunista.

E infatti proprio Zhao Lijian, intervenendo ieri in conferenza stampa davanti ai reporter, ha risposto alla domanda di Reuters sulle affermazioni dell’Ambasciatore Usa. “Sono gli Stati Uniti a dire bugie, non la Cina, sono loro a fare disinformazione. Ci sono le prove dei laboratori biologici in Ucraina, la comunità internazionale è preoccupata, gli Usa devono una spiegazione al mondo intero”. Eppure, le Nazioni Unite fanno sapere di non essere a conoscenza di programmi su armi biologiche in Ucraina. Non accenna, dunque, a fermarsi la polemica sull’asse Washington-Pechino, che semmai diventa ancor più estesa, toccando vari temi di tensione tra i due Paesi.

L’inviato russo Andrey Denisov, intervenuto prima di Burns, ha ringraziato la Cina per l’approccio “ragionevole e bilanciato”, segnalando la continuazione dei rapporti tra la Repubblica popolare e l’Ucraina. “Ecco perché spero che la Cina possa indirizzare Kiev verso un atteggiamento più realistico per valutare la situazione”, ha aggiunto il diplomatico moscovita, che ha parlato di “operazione speciale in Ucraina per disarmarla e proteggerla dai fascisti”.

Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu

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