Come cancellare l’inutile. Presentato da Treccani il film su Emilio Isgrò

Si è tenuta ieri, 13 marzo 2023, all’interno della storica sede dell’Accademia Treccani, la presentazione in anteprima del film Emilio Isgrò – Come cancellare l’inutile con la regia di Guido Talarico, editore di Inside Art, alla presenza di Jacopo Ceni di Treccani Arte, Guido Talarico, editore di Inside Art e regista del documentario, Simona Garibaldi, produttrice del documentario con Lilium Distribution insieme a FAD di Guido Talarico, Silvia De Felice, capo progetto di Rai 5, l’architetta Renata Cristina Mazzantini e, naturalmente, l’artista Emilio Isgrò.

«L’idea del documentario nasce dal fatto che la cancellatura è ormai sulla bocca di tutti», prende la parola Renata Cristina Mazzantini, curatrice del progetto Quirinale Contemporaneo. «Ma anche perché il lavoro di Emilio è spesso molto copiato – famosissima la sua causa contro Roger Waters dei Pink Floyd che ci fece la copertina di un suo LP e Isgrò vinse in tribunale», racconta Renata Cristina Mazzantini. «Allora è venuta l’idea che forse fosse arrivato il momento di spiegare lui stesso cosa fosse la cancellatura, il suo significato, una sorta di legacy, come un’eredità per gli altri. E poi non solo la cancellatura, ma anche la scelta delle parole: per cancellare bisogna anche saper scrivere ed Emilio è anche un drammaturgo, un poeta e romanziere, oltre che un grande artista visivo. È stato molto bello poter filmare il maestro che ci insegna di persona cos’è una cancellatura».
Dalla cancellazione della Costituzione Italiana a quella delle Leggi Razziali o la cancellazione dell’Enciclopedia Treccani, il documentario presentato ieri ma che andrà in onda su Rai 5, il 5 aprile alle 21.15, all’interno del programma ArtNight, condotto da Neri Marcoré, ripercorre dunque l’evoluzione artistica di Isgrò attraverso un dialogo franco, generoso, profondo tra l’artista e il regista girato in presa diretta nei suoi luoghi più significativi: lo studio, l’archivio, il museo privato, la casa.
«Innovazione e ricerca sono i due temi chiave di questo lavoro – ha dichiarato Guido Talarico durante la presentazione – che sommati al talento costituiscono il genio, una parola che al maestro Isgrò non piace tanto, eppure lo è. Emilio Isgrò ha inventato un linguaggio nuovo mettendosi al pari dei grandi innovatori. Un siciliano trapiantato a Milano che ha avuto la forza di riscrivere la storia cancellando la Costituzione, l’Enciclopedia Treccani, le Leggi Razziali. Isgrò passerà alla storia per questo e per me è stato un onore e un privilegio raccontarlo. Spero di averlo fatto bene». Al suo terzo film, Talarico dedica il suo ultimo documentario al maestro siciliano noto per le sue iconiche cancellature utilizzate nelle opere come strumento di riscrittura per cui solo la mano che cancella può scrivere il vero.

foto credits Luca Mancini

«Sgomberiamo il campo dalla parola genio perché in giro ce n’è troppo in giro e io non voglio essere dei tanti», smorza la timidezza con ironia Isgrò. «Io preferisco essere un uomo normale. I geni li lasciamo al mercato, c’è uno ogni minuto. Quale paese regge una popolazione di geni? Forse, se il genio è pazienza, come scrive l’autore del Faust, Goethe, forse allora lo sono. Pazienza ne ho avuta fin troppa nella vita. Essendo un uomo sostanzialmente pigro, temevo che il pubblico mi desse ragione e allora ho dovuto lavorare di più, ma ho sempre pensato che la pigrizia fosse una buona compagna per la creatività». Emilio Isgrò regala al pubblico una serie di aneddoti della sua carriera che lo hanno portato a costruire, da Milano, uno stretto legame con la città di Roma: «Renata Cristina Mazzantini mi ha aperto le porte di Roma invitandomi a cancellare le Leggi Razziali per Quirinale Contemporaneo. Una delle cose di cui vado orgoglioso, come una delle cose più belle fatte nella mia vita». Poi il rapporto con Roma si è intensificato, ho conosciuto Guido Talarico che ha pensato di fare questo documentario ed ecco che sono diventato più romano di quanto pensassi».

foto credits Luca Mancini

«Con Rai 5 e Rai Cultura abbiamo un mandato di responsabilità sociale molto importante, quello di educare il gusto del pubblico – ha spiegato Silvia De Felice, Capo Progetto di Rai 5 – e questa è la missione che mi sono data da quando ho avviato il progetto di Artnight, quattro anni fa, e che oggi è forse l’unico spazio di resistenza di racconto dell’arte della Rai. Tra gli obiettivi fissati, c’è in primis quello di creare uno spazio di approfondimento accessibile ed è su questo criterio che ho valutato il documentario. Guido Talarico è riuscito a fare una cosa importante e non scontata: ha reso accessibile a un pubblico ampio una cosa che è sempre difficile da raccontare. Con questo prodotto è riuscito a utilizzare tutti gli strumenti che aveva in mano, non solo gli interventi meravigliosi del maestro Isgrò e di Renata Cristina Mazzantini, ma anche gli strumenti del racconto audiovisivo: arriva qualcosa prima di ascoltare le parole. Tutto il documentario parla e racconta la stessa storia, un lavoro corale che unisce il lavoro di istituzioni e professionalità che è l’unico strumento che ancora abbiamo per difendere questo spazio di racconto della cultura che ancora possiamo avere».