Congressi post elettorali: nel Partito Democratico nessuno vuole il Renziano Bonaccini

Stefano Bonaccini

di Ennio Bassi

Stefano Bonaccini, il governatore dell’Emilia Romagna cerca di ottenere presto un congresso del Pd ma ha sottovalutato che non solo le basi del Partito Democratico ma anche nella sua stessa classe dirigente, i renziani non sono per nulla amati, ancora meno quelli come Bonaccini che avevano apertamente dichiarato di volergli riaprire le porte. Il desiderio è avere le primarie per gennaio-febbraio in modo da essere investito dal congresso del Pd per marzo-aprile ma appare sempre più probabile che così non sarà e che rimarrà un sogno.

La sinistra del Pd e una buona parte anche di quella riformista punta a ricomporre l’alleanza con il Movimento 5 Stelle e ritornare competitivi uniti su un modello di campo largo come quello presentato alle amministrative ma che abbia come asse principale proprio l’alleanza Pd-M5S. Lo stesso Governatore della Campania, Vincenzo De Luca ha fatto saltare l’accordo con Bonaccini convinto che non si potrà prescindere da una opposizione senza il movimento cinque stelle e lo stesso Dario Franceschini sta pensando e cercando candidati diversi.

Così si fa largo la Schlein ma anche in questo caso non tutti a sinistra e nello stesso Pd sono convinti possa essere all’altezza della fase storica internazionale e di sfide cui è richiesta una guida solida, di esperienza e autorevole anche per gli ambienti internazionali euroatlantici e diverse sue stesse affermazioni a partire dal ricambio totale dell’attuale classe dirigente hanno allarmato il partito. Se queste sono le premesse si fa strada l’ipotesi di un rinvio del congresso salvo che arrivi l’illuminazione che unisca tutti.

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