Consiglio europeo, i leader non hanno raggiunto l’accordo sull’energia e la tassonomia

di Emilia Morelli

I leader dei 27 Paesi membri dell’Ue non sono riusciti a trovare un accordo sull’energia, nell’anno in cui l’argomento si presenta come ineluttabile considerato che i prezzi dell’elettricità hanno raggiunto il loro record. Dopo numerose ore di discussione, durante un summit della durata di 12 ore, i capi di Stato e di Governo hanno ritenuto necessario omettere del tutto dalle conclusioni il paragrafo energia.

Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, al termine del summit ha spigato le ragioni del mancato accordo: “Tutti i leader sono determinati a lavorare insieme per affrontare non solo a livello nazionale ma anche in modo più coordinato il dossier energia perché ha grandi effetti su famiglie e imprese e sulla competitività. Ma due temi sono stati molto difficili nel dibattito di oggi: il primo riguarda il mercato dell’elettricità, specialmente il finanziamento dell’Ets, a causa dei sospetti di alcuni leader che ci siano delle speculazioni. Il secondo punto è la tassonomia, che è una decisione della Commissione ma non è un segreto che ci sono diverse opinioni al tavolo. Per questo oggi non è stato possibile raggiungere un accordo ma ci torneremo”.

In particolare nel dibattito sono emerse posizioni radicalmente opposte. Da un lato vi è la Spagna, il cui premier Pedro Sanchez ha dichiarato che l’apertura della Commissione europea all’acquisto e stoccaggio comuni di gas è un buon punto di partenza “ma non è sufficiente”. Nella visione di Sanchez è necessario mettere in atto una “riforma del mercato dell’elettricità”, in particolare sul ruolo del gas nella definizione del prezzo dell’elettricità all’ingrosso. In linea con la posizione spagnola l’Italia, la Francia, la Grecia e la Romania.

Di opinione diametralmente opposta Germania, Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lituania, Lettonia e Paesi Bassi. In questo caso i Paesi si dicono certi che “i prezzi caleranno nei prossimi mesi” e non ritengono opportuni interventi strutturali sul mercato.

Polonia e Ungheria si schierano contro il mercato Ets, il meccanismo di scambio del carbonio. Entrambi i leader -il premier polacco, Mateusz Morawiecki, e l’ungherese, Viktor Orban-  affermano la convinzione che la questione del record dei prezzi dell’elettricità nasconda una vera e propria speculazione sul prezzo del carbonio, sebbene dalla relazione preliminare dell’Esma, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, non siano emersi segnali di speculazione.

L’altro nodo i leader lo hanno riscontrato con la tassonomia, vale a dire la classificazione degli investimenti green, che la Commissione europea dovrebbe presentare il 22 dicembre. I diversi membri hanno avanzato opinioni difformi su cosa sia green e cosa non lo sia. Argomento principe il nucleare, la Francia appare sostenitrice delle industrie nucleari mentre è completamente a sfavore la Germania, paese in cui sono state chiuse tutte le centrali. In proposito il neo cancelliere Olaf Scholz ha dichiarato: “Abbiamo un percorso diverso su come arrivare alle emissioni zero.Noi abbiamo deciso tempo fa di fare senza energia nucleare. È importante che ogni Paese possa perseguire il proprio approccio senza che l’Europa si disunita di conseguenza”.

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