di Corinna Pindaro
“Parleremo di tre argomenti, Polonia, energia e immigrazione. Sulla Polonia è necessario il confronto con i leader quando i valori Ue sono messi in discussione”, ha detto la presidente UrsulaVon der Leyen aprendo il Consiglio Ue. Il Consiglio, del 21 e 22 ottobre, ha quindi un’agenda fitta: il caro energia, le migrazioni e la pandemia e non da ultimo la questione relativa allo Stato di diritto emersa dopo il “caso Polonia”.
Mario Draghi ha invitato a “fare in fretta” sul dossier energia, agire in maniera immediata per non far deragliare la ripresa e per preservare quella transizione ecologica che ha i suoi tempi e i suoi costi. Il presidente del consiglio ha chiesto a Bruxelles di presentare nel breve periodo una bozza di regolamento per lo stoccaggio del gas. L’obiettivo di Draghi è che tutti i 27 stati adottino azioni coordinate tra loro, secondo un medesimo disegno europeo. Concordemente a Draghi anche Pedro Sachez, premier spagnolo, ha invitato ad un’azione coordinata mediante l’acquisto di gas e metano attraverso una piattaforma unica. Angela Merkel, all’ultimo consiglio Ue in veste di cancelliera tedesca, non si sbilancia e alla proposta di uno stoccaggio comune per calmierare i prezzi risponde “è meglio adottare misure di sostegno sociale, come facciamo ad esempio in Germania”. La posizione della Germania è infatti diversa da quella degli altri paesi europei in quanto si appresta a far entrare in funzione il gasdotto North Stream 2 che percorre dalle coste russe a quelle tedesche. Secondo alcuni osservatori, peraltro, dietro i recenti rincari ci sarebbe anche una manovra di Mosca, smentita dal Cremlino, per velocizzare la messa in opera della nuova condotta.
Per quanto riguarda, invece, la questione della Polonia, “sarà trattata, anche su richiesta di alcuni Stati, ma non ci saranno conclusioni formali. Anche perché non rientra tra le competenze del Consiglio fare proposte. E’ la Commissione la guardiana dei Trattati e abbiamo tutti visto il dibattito al Parlamento europeo in cui la presidente Ursula von der Leyen ha esposto le tre opzioni” ha detto un portavoce ha Ue. Ad ogni modo si tenterà di evitare una rottura che avrebbe enormi conseguenze in quanto diretta ad intaccare il quadro legale su cui si fonda l’Ue. In mancanza di decisioni concrete, per ripristinare lo stato di indipendenza dei giudici in Polonia e porre fine alla disapplicazione dei provvedimenti europei ritenuti incostituzionali dalla Corte di Varsavia, Bruxelles manterrà congelati 36 miliardi destinati alla Polonia dal Recovery. Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, si è detto pronto ad una soluzione di componimento del conflitto ed ha sottolineato: “Non agiremo sotto la pressione del ricatto (ma) siamo pronti al dialogo. Discuteremo ovviamente di come risolvere le attuali controversie”. La cancelliera tedesca Angela Merkel invita apertamente al dialogo nella questione tra Bruxelles e la Polonia. “Una valanga di cause legali alla Corte di giustizia europea non è la soluzione al problema dello stato di diritto. La questione è come i singoli stati membri immaginano che sia l’Unione europea, sempre più integrata oppure fatta da “più stati nazionali”, e questo non è certamente solo un problema tra la Polonia e la Ue”, ha osservato la cancelliera. Con questa riflessione, lungimirante, si chiude l’era di Angela Merkel.
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