Cop26, Obama: “Cinque anni fa non abbiamo fatto abbastanza e le isole sono minacciate più che mai”

di Corinna Pindaro

L’ultima settimana di lavori della Cop26 si apre con la giornata dedicata ai cambiamenti climatici e ai danni che comportano, l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è a Glasgow per partecipare a vari eventi tra cui una tavola rotonda con giovani e imprenditori privati. “Mentre ero presidente sono stato orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto con i Paesi insulari, i più vulnerabili. Per molti versi le nostre isole sono il campanello d’allarme”, ha detto Obama sottolineando che la questione dei Paesi insulari, messi a rischio di scomparsa a causa dei cambiamenti climatici gli è particolarmente cara in quanto si definisce “un island kid” considerata la sua infanzia trascorsa alle Hawaii. “Penso sinceramente che non avremmo avuto un accordo così ambizioso a Parigi se non fosse stato per la volontà e la capacità dei Paesi insulari. Come cinque anni fa non abbiamo fatto abbastanza e le nostre isole sono minacciate più che mai”, ha sottolineato Obama che ha poi aggiunto “Ci stanno mandando un messaggio adesso, che se non agiamo, e non agiamo in modo audace, sarà troppo tardi. Non è qualcosa distante 10 o 20 o 30 anni, è adesso, e dobbiamo agire adesso”. L’ex presidente Usa si è, comunque, detto orgoglioso e concorde con la politica di Joe Biden e l’attenzione che la sua amministrazione riserva alla tutela dei Paesi insulari e alla salvaguardia dell’ambiente in generale.

Obama ha evidenziato l’importante contributo che ogni persona è chiamata a svolgere nella lotta ai cambiamenti climatici ed, in particolare, ha parlato in nome del popolo statunitense affermando: “Tutti noi  abbiamo un ruolo da svolgere, tutti abbiamo un lavoro da compiere, tutti abbiamo sacrifici da fare. Noi che siamo più ricchi abbiamo contribuito ad aggravare il problema e quindi abbiamo ora un peso in più da sostenere per aiutare e assistere coloro che sono meno responsabili o meno (economicamente) capaci, ma sono nello stesso tempo i più vulnerabili” di fronte agli effetti della crisi climatica.

Barack Obama ha avuto occasione di partecipare e offrire il suo contributo anche alle due ultime Conferenze Onu sul clima,  rispettivamente a Copenaghen e a Parigi, e ha avuto modo di notare come la gran parte degli impegni assunti siano rimasti privi di concreta attuazione. “È importante riconoscere  come in questi 5 anni – trascorsi dalla Conferenza di Parigi –non si sia fatto abbastanza”, ha dichiarato l’ex presidente Usa.

Il ruolo dei giovani è stato valorizzato da Obama in quanto riconosciuto come determinante, come motore propulsore per una vera e propria spinta ai leader mondiali al fine di arginare l’emergenza climatica e garantire il mantenimento dell’impegno a contenere il surriscaldamento della Terra entro il tetto di 1,5 gradi. L’ex presidente Usa, eletto al grido di “Yes we can”, non ha mancato di rivolgere una dura critica ai due grandi assenti a Glasgow, Cina e Russia. “È stato scoraggiante vedere i leader di due dei più grandi emettitori declinare persino di partecipare al programma”, ha detto Obama cogliendo nell’assenza “una pericolosa assenza di urgenza e un desiderio di mantenere lo status quo. Questa è una vergogna”.

Non solo consensi. Nonostante l’opinione espressa in relazione ai giovani e  al ruolo svolto, Obama ha subito una dura critica ad opera dell’attivista Vanessa Nakate che in un post su Twitter ha scritto: “Quando avevo 13 anni, nel 2009, avevi promesso 100 miliardi di dollari per finanziare la lotta al cambiamento climatico. Gli Stati Uniti hanno tradito le loro promesse, questo costerà perdite di vite umane in Africa. Il paese più ricco della Terra non contribuisce abbastanza ai fondi salvavita.Tu vuoi incontrare i giovani della Cop26. Noi vogliamo i fatti”, a corredo del post si trova un video di 12 anni fa in cui l’allora presidente Barack Obama interveniva alla Cop15 assicurando politiche per combattere il cambiamento climatico.

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