Corno d’Africa: il terrorismo tigrino usa infiltrati per la sua azione propagandistica destabilizzante

di Ennio Bassi

Per ben comprendere quello che sta succedendo in questi ultimi mesi nel Corno d’Africa occorre partire da una verità semplice quanto nascosta. Negli ultimi anni esponenti tigrini, la minoranza che per oltre 20 anni ha tenuto in scacco l’intera area, si sono infiltrati, in modo diretto o indiretto, in molte organizzazioni internazionali. ONG prestigiose come Amnisty International o Human Right Watch, emittenti come BBC, The Guardian, Al Jazeera, CNN o anche varie agenzie dell’ONU tipo l’UNHCR, WFP , OMS hanno subito loro malgrado la disinformazione costante realizzata in modo sistematico e professionale da agenti tigrini infiltrati.

Una propaganda avvenuta ad ogni livello che sta creando non pochi problemi al processo di pace avviato nell’area da Etiopia, Eritrea e Somalia. In Etiopia, tanto per fare un esempio, il personale locale di queste organizzazioni è in larga misura proprio di origine tigrina e risponde con disciplina di tipo militare agli ordini delle loro elité che utilizzano le proprie ingenti risorse per cavalcare l’unica arma a loro oggi disponibile che è quella della propaganda. Questa situazione spiega la campagna mediatica unilaterale a loro favore che è sostenuta anche da rapporti interni a queste agenzie, preparati essenzialmente da persone di origine tigrina e legate al Fronte di Liberazione del Tigrai. L’incredibile numero di tigrini accettati come profughi eritrei in Europa e negli Stati Uniti che oggi usano lo status di rifugiati per sostenere la campagna mediatica di disinformazione nei confronti del governo di Abiy, è frutto di questa strategia di infiltrazione preparata e sostenuta dal comitato centrale del Tplf negli ultimi 20 anni.

Questo in previsione di una guerra per destabilizzare l’Etiopia e sottometterla al dominio dell’ideologia sovranista che puntava alla nascita del Grande Tigray. Le altre etnie etiopiche considerano lo sciovinismo tigrino al pari del nazismo e accusano il Tplf di avere iniziato una guerra al solo fine di sterminare le etnie avversarie, bollate sprezzantemente come etnie inferiori. Una guerra, quella intentata proditoriamente dai tigrini, combattuta con il sostegno inconsapevole dell’occidente ingannato da una campagna mediatica ideata proprio per far passare invece i tigrini come vittime di uno sterminio in atto. Così i massacri perpetrati dalle milizie tigrine vengono fatti passare come crimini Amhara, Oromo o come eccidi perpetrati da truppe dell’esercito etiopico o, come si è cercato di addebitare in passato, dell’esercito eritreo.

In questi giorni giungono testimonianze che le truppe Tigrine raccolgono e trasportano i loro morti caduti in guerra nelle zone del Tigrai sotto il loro controllo per seppelirli in siti scelti con l’obiettivo di farli risultare come vittime di massacri dell’esercito etiope o eritreo. Testimoni indipendenti certificano che vengono pagate le false testimonianze in Tigrai e in Sudan a profughi spesso disperati, pronti a dire qualsiasi cosa pur di sbarcare il lunario. Attualmente si lavorerebbe sul copione di un fantomatico massacro di Humera’. Ma gli eccidi e le violenze commesse dal TPLF e denunciate dal Governo Etiopico nelle regioni Afar e Amhara delle ultime settimane che hanno colpito donne e bambini innocenti dovranno essere severamente punite.

Nessuno capisce la mancata denuncia delle organizzazioni internazionali su questi orrori Tigrini. Le ingenti somme sottratte dal TPLF alle casse dello stato centrale in 20 anni di gestione del potere servono anche a questo purtroppo. La natura terrorista delle azioni portate a termine o gestite in modo diretto o indiretto dal TPLF da quando hanno perduto le elezioni e la guida del governo etiope non si discute. Il loro disegno sovversivo e criminoso di distruzione dell’Etiopia e di destabilizzazione dell’intero Corno d’Africa prosegue purtroppo con il, talvolta tacito talvolta evidente, sostegno dell’occidente e facendo appunto leva sui tigrini che nel corso degli anni si sono infiltrati in Europa e negli Stati Uniti e in seno all’amministrazione federale etiopica. La lista degli infiltrati in mano alle autorità etiopi è lunga e, dice chi l’ha vista, fa impressione.

Oltre il Direttore Generale dell’OMS,  Tedros Adhanom Ghebreyesus, che è il più conosciuto e visibile, ci sono centinaia di tigrini imparentati con funzionari UE, USA, o con ambasciatori di vari paesi occidentali, organizzazioni internazionali, ONG ecc. In realtà chiunque abbia voglia può fare una ricerca per verificare questo dato di fatto. La maggior parte dei legami tra tigrini e le varie organizzazioni internazionali è evidente e in larga parte nota. Di fronte una situazione così perversa, con la realtà della storia e dei fatti costantemente attaccata da narrative propagandistiche evidentemente false, occorreva una mobilitazione pubblica che il Presidente della Repubblica etiope e Premio Nobel per la Pace Abiy Ahmed ha tentato di avere lanciando un appello alla nazione di rara intensità. L’Etiopia – ha detto Abiy – ha una storia millenaria e le etnie che la guidano, gli Oromo e gli Amhara, hanno gli strumenti, i numeri e la forza necessari a resistere e a respingere le azioni destabilizzanti ordite dai tigrini. Abiy ha chiesto alla sua gente di stare unita e coesa, di non cedere alle provocazioni e di reagire a questo ennesimo attacco tigrino con quella forza che in pochi mesi ha portato l’Etiopia a firmare accordi di pace con Eritrea e Somalia e di avviare un processo di pace che porti all’intero Corno d’Africa occasioni di prosperità e sviluppo. Un appello quello di Abiy che sembra non essere caduto nel vuoto. Da Addis Abeba giungono notizie di un moto di ribellione crescente da parte dell’anima più profonda del paese che non accetta più minimamente l’idea di continuare ad essere destabilizzati da una minoranza che per più di 20 anni ha badato soltanto ai propri interessi a danno dell’intero Corno d’Africa. Lo scontro tuttavia è appena all’inizio, c’è da scommettere che la disinformazione continuerà, che i tigrini, ormai sconfitti politicamente, continueranno ad ordire le loro trame.