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Covid e alimentazione, Berrino: “C’è un nesso tra corretta nutrizione e gravità della malattia”

franco-berrino-covid-alimentazione

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di Emilia Morelli

Siamo quello che mangiamo recita un antico detto, ma secondo l’epidemiologo Franco Berrino l’importanza di una corretta alimentazione si riverbera anche sulla possibilità di ammalarsi più o meno gravemente di Covid.

Franco Berrino, epidemiologo, direttore del dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto tumori di Milano e tra i pochi ricercatori italiani chiamati a collaborare al “Food, nutrition, physical activity and the prevention of cancer” in un’intervista rilasciata alla testata “Il giorno” ha evidenziato  la correlazione tra covid e alimentazione. Un corretto approccio preventivo al virus imporrebbe il non far trovare il sistema immunitario impreparato, il che dipende, secondo Berrino, in gran parte dall’alimentazione.

“Non solo c’è un nesso tra corretta nutrizione e rischio di contrarre l’infezione da Sars-Cov II, ma c’è anche un nesso tra corretta nutrizione e gravità delle forme in cui si manifesta la malattia”, esordisce il Prof. Berrino che continua, “Come documenta un recente studio su 158 Paesi di cui si conosce il sistema alimentare, pubblicato su ‘The Journal of nutrition, health & aging’, il tasso di infezione da Covid 19 si riduce con un maggior consumo di fagioli e legumi. In particolare i ricercatori hanno preso  in esame la correlazione tra mortalità per Covid e consumo medio di una dozzina di alimenti e hanno notato una correlazione più forte dove si consumano bevande zuccherate, questo è molto importante perché da anni si sa che lo zucchero è un veleno per il sistema immunitario. La mortalità si riduce invece con l’aumento del consumo di fagioli, legumi e frutta”.

Lo studio citato, condotto su un range di 150 paesi ha evidenziato inoltre che un’elevata assunzione di calcio e quindi di latte e latticcini aumenterebbe il rischio di contrarre l’infezione ma, in proposito l’epidemiologo specifica che il dato non è statisticamente significativo.

“Le malattie infettive dipendono non solo dal contatto con il microbo o il virus, ma anche dall’organismo che incontrano. Grandi studi epidemiologici hanno dimostrato che chi ha un’alimentazione ricca di fibre vegetali e cereali integrali, muore meno di diabete, di infarto di cancro e anche di malattie infettive, spiega Il Prof. Berrino e prosegue, “Basti pensare che 50 grammi di cereali integrali al giorno riducono significativamente la mortalità per malattie infettive e 90 grammi al giorno  la riducono del 25%. È sufficiente mangiare pane integrale invece di pane bianco, riso integrale invece di riso bianco. Le fibre fanno funzionare bene l’intestino, nutrono i microbi buoni che vivono nell’intestino e lo mantengono in buona salute, e se l’intestino è sano anche il sistema immunitario è sano e ci difende dalle infezioni”. 

Secondo uno studio dell’istituto San Matteo di Pavia vi è una stretta correlazione tra la guarigione dal Covid e  una corretta alimentazione durante i primi 4 giorni di ricovero in terapia intensiva ed evidenzia. Individua, inoltre, un tasso di mortalità elevato in soggetti che avevano carenza di vitamina D. A proposito di quest’ultimo dato l’epidemiologo intervistato precisa:  “Quando c’è un’infezione la vitamina D scende significativamente nell’organismo. Mi domando se nei casi presi in esame dai ricercatori ci fosse davvero una carenza di vitamina D preesistente al virus o piuttosto questa carenza non fosse dovuta all’infezione da Sars-Cov II. Sarebbe un’indagine interessante da condurre”. il Prof Berrino specifica poi che “Per quanto riguarda gli integratori io sono sempre stato molto critico, se abbiamo un’alimentazione sufficientemente varia non abbiamo bisogno di integratori. Tutti gli studi che hanno cercato di prevenire il cancro con integratori sono stati fallimentari ad eccezione di uno studio francese che ha avuto risultati interessanti perché usavano sostanze protettive a basso dosaggio. Per quanto riguarda la vitamina D è meglio assumerla direttamente dal sole ogni volta che possiamo. Durante il lockdown ho scoperto di avere un terrazzino di 4 metri quadrati dove batte il sole e che non avevo mai usato in 40 anni. Ora vi trascorro almeno mezz’ora al giorno quando c’è sole per prendere la mia dose di vitamina D. Gli integratori non vanno banditi ma usati solo quando non possiamo riceverli in natura”.

Lo studio che mette in risalto la correlazione tra Covid e inquinamento atmosferico, invece pare ridimensionato, secondo il Prof Berrinonon basta dire che il livello di Pm10 è rimasto elevato anche durante il lockdown, occorre vedere come mai questo è successo e se non incidano altri fattori climatico-ambientali su cui possiamo agire per allungare l’aspettativa di vita. La ricerca e la medicina hanno fatto enormi progressi negli ultimi anni, oggi sappiamo di cosa ci si ammala e perché, ma non abbiamo messo in campo tutte le strategie per fare delle conoscenze acquisite dei principi per vivere meglio”.

L’analisi dell’epidemiologo si spinge oltre evidenziando che  il covid :“Era un disastro annunciato. Si sapeva che ci sarebbero state pandemie così e ce ne saranno altre. Questa non è una pandemia ma una sindemia, ovvero due pandemie che si sovrappongono: c’era già una pandemia metabolica in tutto l’occidente, dove si riscontrano sempre più casi di obesità addominale, ipertensione, dislipidemia, colesterolo alto, glicemia elevata. Con tre di queste condizioni si dice che c’è sindrome metabolica, e quando c’è ci si ammala di più. Un terzo della popolazione adulta e negli Stati Uniti persino i bambini soffrono di sindrome metabolica. Il Covid non è letale di per sé. Ha causato gravi danni soprattutto nelle persone che si trovavano in queste condizioni, infatti le forme gravi hanno colpito diabetici, cardiopatici, ipertesi, persone con patologie croniche. Per prevenire i decessi legati al Covid e scongiurare un’altra pandemia è bene non ammalarsi di diabete, non diventare ipertesi, avere colesterolo e glicemia nella norma”. 

Un corretto approccio, quindi, a stili di vita sani e un’alimentazione attenta ed equilibrata avrebbe, forse, influito sul numero dei decessi che si sono purtroppo susseguiti nell’ultimo anno tanto che Berrini, in relazione alle politiche governative nota che: “Non è stata spesa una parola sull’importanza della corretta nutrizione come misura per prevenire il contagio e le forme più gravi di Sars Cov II, eppure tutti gli studi recenti concordano su questo”.

E non solo, a fronte dei dati preoccupanti relativi alle aspettative di vita che a seguito del covid si sono ridotte di un anno per le donne e di un anno e mezzo per gli uomini. In proposito un monito è d’obbligo: “Se i governi si decideranno a fare una sana politica contro il tabacco e lo smog sì, altrimenti non solo non recupereremo gli anni persi ma dovremo prepararci alla prossima pandemia. Due studi di correlazione geografica hanno accertato che la mortalità per Covid è maggiore laddove più elevato è l’inquinamento atmosferico da Pm10 e questo aiuta a comprendere la geografia del virus”, conclude il Prof Franco Berrino.