Crisi Afghanistan / Usa: i repubblicani si muovono per l’impeachmenti di Biden. E’ scontro coi Dem

di Corinna Pindaro

I continui attacchi terroristici a Kabul, che stanno facendo da contrappunto alla fuga occidentale dall’Afghanistan, hanno dato la stura agli attacchi repubblicani contro l’amministrazione in carica fino al punto di chiedere le massa in stato d’accusa del Presidente Joe Biden. Un gruppo di importanti politici repubblicani ha infatti chiesto l’impeachment o le dimissioni del presidente, sostenendo che le sue decisioni hanno creato le condizioni per una crisi umanitaria e politica di drammatiche proporzioni che oggi questa amministrazione non più in grado di guidare.

Naturalmente, siamo solo all’inizio di uno scontro possente tra i due principali partiti americani. Uno scontro che assai difficilmente porterà alla messa in stato d’accusa di Biden, visto che l’accordo con i Talebani a Doha l’ha voluto e sottoscritto Donald Trump, ma che certamente punta i repubblicani a spingere sull’acceleratore per capitalizzare gli errori madornali commessi dall’attuale amministrazione. Ma vediamo ci capire quali siano gli umori attuali della destra americana.

“Joe Biden, Kamala Harris, Antony Blinken, Lloyd Austin e il generale Milley dovrebbero tutti dimettersi o affrontare l’impeachment e la rimozione dalla carica”, ha twittato la senatrice del Tennessee Marsha Blackburn.”Questo è il prodotto del catastrofico fallimento della leadership di Joe Biden. Ora è dolorosamente chiaro che non ha né la volontà né la capacità di condurre il paese. Deve dimettersi”, ha detto il senatore del Missouri Josh Hawley in una dichiarazione.

E con loro vi è un coro di altri repubblicani che chiedono le dimissioni di Biden, l’impeachment o la rimozione tramite il 25° emendamento, così come le dimissioni di altri alti funzionari della sua amministrazione, poiché le forze talebane hanno preso il controllo del paese in mezzo a una caotica uscita degli Stati Uniti. Il rappresentante di New York Claudia Tenney, il rappresentante dell’Arizona Andy Biggs e il rappresentante della Florida Byron Donalds sono stati tra coloro che per primi hanno chiesto le dimissioni. Il senatore della Florida Rick Scott voleva che Biden fosse rimosso attraverso il ricorso al 25° emendamento della Costituzione.

Alcuni, tra cui il rappresentante del Texas Ronny Jackson e Tenney, hanno intensificato le loro richieste di dimissioni in chiamate di impeachment dopo l’attacco. Anche i repubblicani al di fuori del Congresso hanno chiesto le dimissioni di Biden, ma hanno sottolineato la preoccupazione per le conseguenze di una simile evenienza. “Biden dovrebbe dimettersi o essere rimosso per la sua gestione dell’Afghanistan? Sì”, ha twittato Nikki Haley, ex ambasciatore delle Nazioni Unite. “Ma questo ci lascerebbe con Kamala Harris che sarebbe dieci volte peggio. Che Dio ci aiuti”.

Un gruppo di ex veterani dell’Afghanistan, evidentemente vicini alle posizioni repubblicane, in una conferenza stampa hanno sottolineato, che in mano talebana sono rimasti armamenti per 85 miliardi nonché tutte le informazioni personali relative agli afghani che in questi 20 anni di occupazione hanno collaborato con gli Stati Uniti gridando allo scandalo per come Biden ha organizzato l’evacuazione senza preoccuparsi di gestire l’arsenale lasciato in loco.

Insomma, la situazione si fa incandescente anche sul fronte interno americano. A Washington, come a Kabul, gli scontri sono ormai all’ordine del giorno dimostrando ormai chiaramente che per l’amministrazione Biden il quadriennio cominciato lo scorso gennaio sarà caratterizzato da uno scontro continuo fino alle prossime elezioni. Come ha fatto notare un osservatore, siamo dinnanzi alla  campagna elettorale più lunga della storia americana i cui esiti sono tutti ancora da decifrare. Una instabilità che, come sempre accade quando si tratta degli Stati Uniti d’America, avrà un importante impatto in numerose altre parti del mondo.

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