Crisi di governo, cinque giorni per evitare il crac: le reazioni dei partiti

di Mario Tosetti

La guerra in Ucraina, le difficoltà sul fronte energetico, la riforma fiscale, gli obiettivi del Pnrr: queste sono solo alcune delle emergenze che i pentastellati hanno volontariamente ignorato quando  hanno deciso deliberatamente di provocare le dimissioni di Draghi. Il partito che, dalle ultime elezioni, è risultato la prima forza politica in Parlamento ha dimostrato, senza remore, di essere accorto soltanto ai propri interessi mentre di fatto il Paese precipita. Si sta rischiando così di perdere la guida di Mario Draghi, che riluttante potrebbe convincersi a restare a Palazzo Chigi solo qualora vi sia il concreto appoggio di tutte le forze politiche.

Del resto la decisione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di non accettare le dimissioni di Draghi e rimettere la questione al Parlamento ha un chiaro sottotesto: o si riesce a far rientrare la crisi o si va al voto. Chi certamente non ha interesse ad andare alle elezioni anticipate è proprio il Movimento 5 Stelle che, in questa maniera, non potrebbe neppure sfruttare il periodo all’opposizione. Un primo dietrofront per i pentastellati lo ha fatto la capogruppo al Senato M5s  Maria Domenica Castellone, che ha detto a gran voce che sono “pronti a votare la fiducia al Premier”.  Intanto, i pentastellati sono riuniti in un Consiglio Nazionale che profuma di “tentativo di salvarsi la faccia”.

Per quanto riguarda le altre forze politiche sia il Partito Democratico che Italia Viva hanno urlato a gran voce la richiesta che il governo di Draghi non si sciolga. Matteo Renzi ha, anche, lanciato una petizione affinchè il Presidente del Consiglio dimissionario non abbandoni Palazzo Chigi. “Ci sarebbero molte cose da dire. Su  Conte, su chi lo ha osannato in questi mesi mentre insultavano noi,  sulla pochezza politica di chi pensa a se stesso mentre il Paese deve  affrontare inflazione, pandemia, crisi energetica, migrazioni,  siccità. Nel bel mezzo di una guerra, si capisce. Ma non è tempo di  parole. Ora bisogna agire”, ha detto Matteo Renzi che ha aggiunto,  “Siamo in mobilitazione permanente da qui a mercoledì – giorno del  dibattito in Aula – per consentire che Draghi possa andare avanti.  Faremo di tutto per avere un Draghi Bis libero dai condizionamenti che affronti le scelte necessarie al Paese. Chi vuole darci una mano può  iniziare firmando questa petizione ‘Draghi resti a Palazzo Chigi’ e  facendola girare tra i propri amici e conoscenti”.

Tuttavia, perchè Draghi decida di restare in carica sarà necessario che ne facciano espressa richiesta anche i partiti di destra. Forza Italia ha in più occasioni annunciato l’appoggio al governo Draghi. Lega e Fdi, stanno invece cavalcando l’onda della crisi di governo per invocare elezioni anticipate. In una nota congiunta dei due partiti si legge: “Lega e Forza Italia prendono atto della grave crisi politica innescata in modo irresponsabile dai Cinquestelle che, come ha sottolineato  il Presidente Mario Draghi, “ha fatto venir meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo”.  Dopo quello che è successo, il centrodestra di governo vuole chiarezza e prende atto che non è più possibile contare sul Movimento 5 Stelle in questa fase così drammatica”. È quanto affermano in una nota congiunta Lega e Forza Italia, al termine di una telefonata tra i rispettivi leader, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Noi siamo alternativi a chi non vota miliardi di aiuti alle famiglie, a chi si oppone a un termovalorizzatore fondamentale per ripulire Roma e tutelare così milioni di cittadini, a chi difende gli abusi e gli sprechi del reddito di cittadinanza, a chi sa dire solo dei No – aggiungono Lega e Fi -. Ascolteremo con rispetto e attenzione le considerazioni del Presidente Mario Draghi, che ha reagito con comprensibile fermezza di fronte a irresponsabilità, ritardi e voti contrari. Il centrodestra di governo continuerà a difendere gli interessi degli italiani con serietà e coerenza, non avendo certamente timore del giudizio degli italiani”.

L’esito della verifica parlamentare è, dunque, incerto. Draghi resterà a Palazzo Chigi solo se ci saranno nuovamente le condizioni e, pertanto, non resta che augurarsi che l’intera platea di partiti politici compia un atto di responsabilità, la smetta di riempirsi la bocca di grandi proclami, curando di fatto esclusivamente il proprio orticello, e pensi alla necessità che il governo di Draghi porti a termine gli importanti percorsi intrapresi.

Intanto il premier sarà ad Algeri del 18 e 19 luglio, per la sottoscrizione di un importante accordo sul gas.

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