Crisi di governo, Draghi rassegna le dimissioni ma Mattarella le respinge: “Vada alle Camere”

di Emilia Morelli

La crisi di governo era nell’aria da giorni e, senza dubbio, la politica italiana sta vivendo una pagina concitata. Dopo la decisione del Movimento 5 Stelle di astenersi alla votazione in Senato sul Dl Aiuti, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha deciso di rassegnare le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Mattarella, però, non ha accolto le dimissioni del premier invitandolo a rivolgersi al Parlamento. Draghi tornerà, quindi, a chiedere la fiducia alle Camere. A questo punto i 5 stelle potrebbero votare a favore, facendo così rientrare la crisi, oppure il presidente del Consiglio potrebbe ottenere la fiducia, anche senza il voto dei pentastellati, ed il governo proseguirebbe supportato da una nuova maggioranza e conseguente re-impasto.

La votazione sul dl Aiuti

Come annunciato in più occasioni i pentastellati non hanno partecipato al voto di fiducia in Senato posto dal governo sul dl Aiuti. Tra gli assenti anche il Ministro alle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli. Il leader dei 5 stelle, Giuseppe Conte, è tornato a ribadire la pretesa di risposte chiare e concrete, in relazione alle richieste contenute documento sottoposto a Mario Draghi nei giorni scorsi,  che non sono arrivate. Il provvedimento, nonostante l’assenza del M5s, ha comunque ottenuto la fiducia in Senato ed è stato approvato con 172 voti favorevoli, 39 contrari e nessun astenuto. Mario Draghi, nel frattempo, è salito al Colle per incontrare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nel corso del colloquio, durato circa un’ora, il Capo dello Stato si è mostrato comprensivo nei confronti del premier alle prese con una maggioranza traballante ma ha anche sottolineato come, nei fatti e numericamente, la fiducia non sia venuta meno. Dopo l’incontro con il Presidente della Repubblica è iniziato un vero e proprio pressing unanime proveniente da quasi tutti i partiti politici, dai vertici europei, dalle associazioni di categoria e dalle parti sociali: il governo deve andare avanti. Mario Draghi, comunque, si è preso qualche ora per riflettere e nel corso del Consiglio dei ministri, convocato nel  pomeriggio, ha annunciato la sua volontà di dimettersi.

Il discorso di Draghi al Cdm

“Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più”. Ha esordito così Mario Draghi rivolgendosi al Consiglio dei Ministri e ha continuato: “È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani. Grazie”.

La decisione di Sergio Mattarella

Mario Draghi si è recato, quindi, al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni ma il presidente della Repubblica ha deciso di respingerle e lo ha invitato “a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica”, secondo quanto si legge in una nota del Quirinale. Il Colle ha volutamente posto l’accento sul Parlamento, inteso come la sede propria perchè venga assunta una decisione tanto importante per le sorti del Paese e, al contempo, richiamando le forze politiche ad un atto di responsabilità  e coerenza. E’ attesa per mercoledì il 20 luglio la verifica parlamentare che, secondo la prassi, si svolgerà prima in Senato e poi alla Camera.

Le reazioni della comunità politica

“L’esito di mercoledì non è assolutamente scontato, si faccia un atto di maturità ma da domani, non da mercoledì: si dica che c’è la volontà di sostenere il governo Draghi” ha detto il ministro degli Esteri Luigi di Maio, che ha proseguito: “Le elezioni anticipate non sono un problema per i partiti, nessuno si sottrae, ma ci mandano in esercizio provvisorio e non ci danno strumenti per affrontare la fase emergenziale”.

Per quanto riguarda la sinistra il Pd ha apertamente affermato il pieno sostegno al governo Draghi. “Credo che per l’interesse del Paese il governo Draghi debba andare avanti”, ha dichiarato il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, aggiungendo, “credo che sia un interesse di tutti che il governo prosegua. Un interesse che sta maturando anche con fortissime spinte che provengono da ovunque, anche dalle parti sociali, dal mondo del lavoro, dall’Unione europea”.

A destra, invece, Forza Italia ha condannato l’atteggiamento dei pentastellati. “Complimenti al M5S per aver fatto questo guaio mentre c’è una crisi in corso, c’è una guerra ai confini dell’Europa, già la Borsa oggi è crollata, lo Spread sale, c’è un’impennata dei prezzi di tutte le materie prime. E’ da irresponsabili aver provocato questo caso, con un’arroganza e con dei ricatti che sono inaccettabili”, ha commentato il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani

La Lega in maniera più velata e Fdi in maniera più diretta, noncuranti delle contingenze storiche, aprono alla possibilità di elezioni anticipate. “La Lega è stata leale, costruttiva e generosa per un anno e mezzo, ma da settimane il presidente Draghi e l’Italia erano vittime dei troppi No del Movimento 5 Stelle e delle forzature ideologiche del Partito democratico. La Lega, unita e compatta anche dopo le numerose riunioni di oggi, condivide la preoccupazione per le sorti del Paese: è impensabile che l’Italia debba subire settimane di paralisi in un momento drammatico come questo, nessuno deve aver paura di restituire la parola agli italiani”, si legge in una nota del Carroccio. “Nn accettiamo scherzi, per FdI questa legislatura è finita e daremo battaglia perché si restituisca ai cittadini quello che tutte le democrazie hanno e cioè la libertà di scegliere da chi farsi rappresentare per fare cosa”, ha dichiarato la leader di fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Dal M5s, dopo aver sollevato il polverone, si percepisce qualche segnale di retromarcia. “La linea è quella che seguiamo dal non voto in Cdm, e poi alla Camera o oggi al Senato, dove abbiamo scelto il non voto nel merito di un provvedimento. Invece c’è tutta la nostra disponibilità a dare la fiducia al governo” in una eventuale verifica “a meno che Draghi non dica che vuole smantellare il reddito cittadinanza o demolire pezzo per pezzo ogni nostra singola misura, dal decreto dignità al cashback”, ha fatto sapere la capogruppo del M5S al Senato, Maria Domenica Castellone.

La vicenda sulla crisi di governo italiana è stata rilanciata su molti quotidiani internazionali, europei ma anche americani ed è anche finita anche nel sarcastico mirino dell’ex presidente russo Dmitry Medved che, sul suo canale Telegram, ha pubblicato una foto del premier britannico uscente, Boris Johnson accanto a Mario Draghi ed una sagoma con un punto interrogativo. Il quadretto per Medved è simbolo dell’interrogativo su chi sarà il  prossimo leader europeo che ha apertamente contrastato la guerra russa all’Ucraina che sarà spinto alle dimissioni.

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