Curriculum vitae: Donatella Di Cesare, la dignità e la forza delle dimissioni

di Deborah Baranes *

E’ sempre il momento giusto per fare ciò che è giusto, diceva Martin Luther King. Già. Peccato non tenga conto di come è fatto, l’essere umano. Sempre così capace di inventarsi un alibi, di ripetersi tra sé “Ma in fondo che ne so io di cosa è giusto?” Perché la verità è che è  tanto difficile, fare ciò che è giusto. Perché quell’uomo che ti umilia, che ogni sguardo di disprezzo che ti lancia è una ferita che non sanguina solo agli occhi degli altri, è un pezzo della tua vita.E non ci si sveglia una mattina decidendo di buttare giù un pezzo di vita. Anche se sai che è la cosa giusta. Anche se qualcuno ti ha detto che è sempre il momento giusto per farlo. Tu, semplicemente, non riesci. Lei si.

Lei una mattina si sveglia e lascia la prestigiosa carica di vice presidente della Martin Heidegger Gesellschaft. E capirai. Dirai tu ridacchiando. La Martin Heidegger cosa? Dirà un altro ridacchiando un po’ più forte. Chi  è sto Martin? Dirà la fidanzata di uno dei due. Sai che fatica. Sarei bravo anch’io a fare la cosa giusta, se con fare la cosa giusta si intendesse mollare la vice-presidenza di una società semi-sconosciuta, hai idea di cosa significhi lasciare il mio uomo? Già. Perché la nostra capacità di inventarci alibi è sopraffina. E se l’alibi del “ Non so cosa è giusto” non dovesse reggere, noi ne creiamo un altro: la vita altrui. Nelle vite altrui, mollare il marito è più semplice. Nelle vite altrui, le altre sono più ricche, o più belle o comunque in una posizione più comoda della nostra. E ciò che ci impedisce di fare la cosa giusta è semplicemente che per gli altri, è più facile farlo.

Lei non si è innamorata di un uomo che la umilia. O forse si, chissà. Certamente non gli ha permesso di umiliarla al punto da smettere di credere in sé stessa. Giovanissima, se ne va in Germania a studiare l’unico amore che non potrà mai ferirti: l’amore per la sapienza. In un’intervista, anni dopo, dirà: “Non mi permetto di giudicare l’intelligenza di chi vota per Salvini. Mi permetto di giudicare l’ignoranza. Sempre più persone non leggono i giornali. Hanno informazioni lacunose. E’ ovvio che l’assenza di strumenti culturali porti a reazioni viscerali.” Reazioni viscerali. Ecco cosa ci impedisce di fare la cosa giusta.

Non a Lei. Ultima allieva di Gadamer, uno dei massimi filosofi tedeschi, a sua volta allievo di Heidegger, Lei si mette al riparo da reazioni viscerali affinando i suoi strumenti culturali. Si laurea in filosofia e inizia a pubblicare un numero infinito di libri che vengono tradotti in oltre dodici lingue. Si interroga sulla violenza, e scrive “Tortura”. Indaga sul fenomeno del terrore, e scrive “Terrore e modernità” poi sul tema dei migranti e della sovranità dello Stato in “Stranieri residenti. Una filosofia della migrazione”. Scoppia il Covid e, in meno di un mese Lei pubblica  “Virus Sovrano”:

 “Per la prima volta un essere invisibile e ignoto, quasi immateriale, ha paralizzato l’intera civiltà umana della tecnica. Non era mai avvenuto- e su scala planetaria. Vecchi dogmi sono stati polverizzati, salde certezze profondamente scosse(…) Ma la trasformazione epocale genera ansia perché è un vero e proprio rovesciamento di prospettiva. Fino a ieri potevamo considerarci onnipotenti tra le macerie, i primi e gli unici anche nel primato della distruzione. Questo primato ci è stato tolto da una potenza superiore alla nostra e più distruttiva. Che poi sia un virus, un’infima porzione di materia organizzata, rende l’evento ancora più traumatico.”

I primi e unici nel primato della distruzione. Ma che bello. Pubblica. E quindi prima Scrive. E Riflette. E Insegna filosofia teoretica alla sapienza di Roma. E è Editorialista per numerosi giornali e riviste. E è Visiting Professor presso numerose università: A Hildesheim nel 2003, Friburgo nel 2005, Addirittura Distinguished Visiting Professor alla Pennsylvania University del 2007 e in Canada nel 2016. Chissà dove lo trova lei il tempo per farsi umiliare da un uomo.

Diventa Vice presidente della Martin Heidegger Gesellschaft. Capisci, adesso, tu che ridevi? E’ un pezzo della sua vita. Un gran pezzo della sua vita. Ciò per cui ha studiato e letto e scritto e rinunciato a chissà cosa, ciò per cui ha viaggiato in Germania e in Canada, non stava a Formentera. E’ la sua vita, e lei, un’italiana, una donna, diventa vice presidente di una delle società filosofiche più rinomate al mondo.

E poi. E poi vengono resi pubblici i famosi “Quaderni Neri” di Heidegger nei quali egli esprime una sua teoria ontologicamente antisemita: l’ebreo viene ad assumere i tratti dell’uomo sradicato: senza suolo e senza mondo. Per Heidegger, in sintesi, gli ebrei non hanno posto in quella che lui chiama la “Storia dell’Essere” in quanto incapace di ascoltare l’Essere perché tutto immerso nell’avventura dell’“ente semplicemente presente” che è poi l’universo della modernità, della scienza, della tecnica, del pensiero calcolante.

Ovviamente sarebbe assurdo pensare che Heidegger abbia ispirato Hitler, ma il suo pensiero sugli ebrei impone una riflessione sulla responsabilità del pensatore: Se gli ebrei sono il nulla, allo stato del nulla devono essere riportati. Tant’è che su questa terra non devono rimanere neanche i loro cadaveri. Cosa fai tu, quando la persona a cui hai dedicato un pezzo della tua vita si rivela diverso da quello che credevi? Tu, io, ognuno di noi sente di avere di fronte a sé due strade: Negare, nascondendo la testa sotto la sabbia, fingendo di non sapere ciò che non avremmo mai voluto sapere. Oppure Mollare, tagliare di netto con colui o colei si è rivelato nella sua infinita miseria.

Lei no. Perché lei sa che ne esiste una terza, di strada: quella Giusta. Lei si prende la briga di leggere il Mein Kampf e scrive: “Siccome l’ebreo è mentitore per natura, nei suoi confronti non valgono le regole normali, neanche in caso di guerra. Non è un nemico da combattere a viso aperto. È qualcuno da annientare con l’inganno: gli si dice che va a fare la doccia mentre lo si conduce alla camera a gas. Gli si nega perfino la dignità della morte, la sepoltura, fondamento del nostro vivere da umani, quando lo si trasforma nel fumo dei camini dei crematori”.

Lei li legge tutti, i quaderni neri. Non solo li legge, ci scrive un saggio ““Heidegger e i quaderni neri” : “I nazisti non pensavano solo di governare il mondo, volevano rimodellarlo. Volevano estirpare ciò che ritenevano incompatibile con il loro progetto. Quell’entità incompatibile e di stampo metafisico, erano gli ebrei».

Non solo legge, e scrive, ma auspica una discussione, una discussione “ ampia e democratica” intorno alle questioni sollevate dalla pubblicazione dei Quaderni. Il direttivo della Martin Heidegger  Gesellschaft non la pensa così, preferiscono la chiusura. Testa sotto la sabbia, come vi capisco voi del Direttivo. Lei no. E’ arrivata alla vice presidenza dopo una vita di studio e sacrifici.

Ma dichiara che “Di fronte a questa chiusura provinciale, che non è adeguata né al dibattito né alla rilevanza mondiale della filosofia di Heidegger ho deciso di prendere le distanze.” E si dimette. E’ sempre il momento giusto per fare la cosa giusta, ha detto qualcuno. Lei lo ha fatto. Lei si chiama Donatella Di Cesare.

Deborah Baranes  è di Roma, si laurea in Economia e Commercio. Prova a fare la commercialista e pure l’imprenditrice ma poi capisce che il suo mondo è la scrittura. Ha già pubblicato libri e racconti. Oggi sta lavorando ad un romanzo