Dal G7 un “whatever it takes” per gli aiuti all’Ucraina

Draghi insiste sul price cap e trova dalla sua parte Francia e Stati Uniti. D’accordo anche il Cancelliere tedesco Scholz, mostratosi più collaborativo. Chiuso il G7, il premier italiano è volato a Madrid per partecipare al vertice Nato

di Gerardo Pelosi

Nelle varie sessioni di lavoro tra domenica 26 e martedì 28 a Schloss Elmau, nelle montagne bavaresi, i sei leader del G7, oltre alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, hanno ascoltato con attenzione il premier Mario Draghi che snocciolava tutti i rischi che sta correndo l’economia mondiale a causa della crisi tra Russia e Ucraina.

Una riflessione che non riguarda solo l’Unione europea e i timori sul riaccendersi dell’inflazione trascinata in alto dall’aumento del prezzo degli idrocarburi. Riflessione che ha trovato una sponda fondamentale nel Presidente francese Emmanuel Macron ma soprattutto nel Presidente americano Joe Biden, che già da giorni insisteva per un tetto al prezzo del greggio.

Su price cap anche la Germania cambia idea

Alla fine, anche il Cancelliere tedesco Olaf Scholz (che solo pochi giorni prima a Bruxelles al vertice Ue di Bruxelles era apparso molto cauto sull’introduzione di un tetto al prezzo del gas) è apparso molto più collaborativo, sposando le riflessioni di Draghi sul significato geopolitico della misura. Certo, ora se ne occuperanno i ministri tecnici dell’energia e, come ha riferito Macron, non sarà una decisione semplice ma il comunicato finale del G7 ha messo un punto sulla questione imprimendo una forte accelerazione alle decisioni europee. Il G7, recita il comunicato finale, “accoglie con favore la decisione dell’Unione europea di esplorare con i partner internazionali modi per contenere i prezzi crescenti dell’energia, inclusa la fattibilità di introdurre tetti temporanei ai prezzi, ove appropriato”. E poi ancora: “Mentre riduciamo gradualmente l’afflusso del petrolio russo sui nostri mercati – continuano i leader – cercheremo di sviluppare soluzioni che consentano di raggiungere il nostro obiettivo di ridurre i ricavi della Russia dagli idrocarburi, sostenendo la stabilità nei mercati globali dell’energia, minimizzando nel contempo gli impatti economici negativi, specialmente nei Paesi a basso e medio reddito”.

Cosa fare per il gas e il grano

Secondo Draghi, tuttavia, “è difficile capire che cosa farà la Russia con il gas: andiamo avanti cercando di prepararci. La strada consiste nel diversificare le fonti, nell’aumentare i livelli di stock, nell’incrementare gli investimenti nelle rinnovabili, facendo anche investimenti di lungo periodo nei Paesi in via di sviluppo”. Sull’introduzione di un tetto al prezzo del gas interviene anche il Cremlino, secondo il quale spetta a Gazprom decidere e probabilmente “vorranno rivedere i contratti in essere”. Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Ma il G7 si preoccupa anche della sicurezza alimentare nei Paesi più poveri aggravata dal blocco delle navi ricolme di grano e fertilizzanti bloccate nei porti ucraini. “Ribadiamo – recita il comunicato del G7 – il nostro urgente appello alla Russia affinché metta fine senza condizioni al blocco dei porti ucraini sul Mar Nero e smetta di distruggere infrastrutture portuali di trasporto, terminali e silos per il grano e di appropriarsi in modo illegale di prodotti agricoli e attrezzature ucraine. Sosteniamo fortemente l’Ucraina nel riprendere le sue esportazioni agricole sui mercati mondiali – si legge ancora – nonché gli sforzi delle Nazioni Unite per sbloccare un corridoio marittimo sicuro attraverso il Mar Nero”. Secondo Draghi, “la situazione” del grano “deve essere sbloccata in tempi rapidi; occorre immagazzinare il raccolto nuovo”. “Ma – ha aggiunto il Presidente del Consiglio – il Segretario generale dell’Onu ha detto che siamo ormai vicini al momento della verità per capire se la Russia vorrà sottoscrivere un accordo che permetterà al grano di uscire dai porti”.

Ma il G7 in tempo di guerra ha soprattutto concordato aiuti economici e militari a Kiev “fino a quando saranno necessari”. Una sorta di “Whatever it takes” a favore dell’Ucraina.

Scholz: renderemo la vita difficile a Putin

L’ultimo drammatico attacco missilistico russo a Kremenchuk, città di 200mila abitanti nella regione centro-orientale di Poltava, nelle stesse ore in cui i sette grandi si riunivano nelle Alpi bavaresi, rappresenta l’ennesima provocazione russa. Il Cancelliere tedesco, Presidente di turno del G7, in conferenza stampa a Elmau è stato chiaro: “Continueremo ad aumentare i costi politici ed economici per il Presidente Putin: per questo è importante stare insieme. Anche se è un percorso lungo, dobbiamo reggere. Forniremo armi e molti altri Paesi lo stanno facendo”. Anche per Draghi “non ci sarà pace se l’Ucraina non sarà in grado di difendersi. Senza difese c’è imposizione, sottomissione e oppressione, non c’è pace. Finora il sostegno del G7 è stato sufficiente, la condizione essenziale per la difesa. Questo costituisce una sorpresa, nessuno pensava che l’Ucraina potesse difendersi con efficacia e coraggio, come sta facendo. Le ultime settimane hanno visto un costante progresso delle forze militari russe. Tutti guardiamo quello che succede sul campo, il sostegno all’Ucraina andrà avanti e continuerà in maniera unitaria e adeguata”.

Dal G7 al G20: Occidente più unito contro Putin

Chiuso il G7, Draghi si trasferisce a Madrid per partecipare al vertice della Nato che avrà come tema centrale sempre la crisi ucraina. “Dal vertice Nato – dice – ci aspettiamo la riaffermazione di unità e di fermezza già espresso dal G7 e poi, probabilmente, un ampliamento della Nato alla Svezia e alla Finlandia. Gli effetti di questa guerra sono imprevedibili, ora ci troviamo un’Unione europea più unita, una Nato più unita e più grande. Tutti i Paesi limitrofi alla Russia cercano protezione e riarmamento. Le cose non stanno andando come avrebbe voluto il Presidente Putin”.

Ci si interroga ora sul futuro di una soluzione diplomatica come suggerito dall’ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger, secondo il quale meglio una Russia europea che una Russia asiatica alleata della Cina. E ci si interroga, quindi, sulla possibilità che Putin possa partecipare al prossimo vertice del G20 di Bali. Draghi ha riferito che la presidenza indonesiana avrebbe escluso una partecipazione in presenza del Presidente russo. Pronta la replica del portavoce del Cremlino: “Il Presidente russo Vladimir Putin ha ricevuto l’invito per il vertice del G20 e vi parteciperà, non è il Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi a decidere sulla partecipazione di Putin al vertice”.

Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu

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